



Ho partecipato al new deal verde “La cultura e la crisi” promosso in Castello Estense dalla Federazione dei Verdi di Ferrara, mercoledì 4 marzo. Devo dire che l’attenzione curiosa che mi aveva motivato si è trasformata presto in attenzione annoiata, perché pensavo che – viste la situazione unita alle imminenti consultazioni elettorali – l’occasione potesse costituire un momento di dibattito sulle tematiche annunciate, una sorta di approfondimento programmatico, invece né l’uno né l’altro.
Il new deal verde si è limitato a rimasticare quanto già noto a chi opera nella cultura e per la cultura in questa città.
La colpa è sempre del governo, la cultura è il motore di una economia che è pulita e avvantaggia il turismo e gli operatori locali, i tagli sono sempre troppi rispetto alle volontà del fare, eccetera.
Riassumo così il significato delle parole dette dagli amministratori pubblici intervenuti (l’assessore regionale Alberto Ronchi, l’assessore comunale Massimo Maisto) e tralascio gli interventi di circostanza di altri relatori che, anche quando ben argomentati, non hanno centrato il tema.
Con New Deal (nuova era) si intende il piano di riforme economiche e sociali promosso dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1937, allo scopo di risollevare quel Paese dalla grande depressione che aveva travolto gli Stati Uniti d’America a partire dal 1929. Per estensione, oggi, dovrebbe significare una concreta proposta di rilancio, concentrando le risorse disponibili per partire intanto da lì; invece quella proposta è rimasta confinata nei pensieri dei principali relatori, non è uscita nelle parole; oh, sì, di parole ne sono state dette tante, ma nessuna proposta, solo rivendicazioni e recriminazioni contro Bondi, Berlusconi e… Baricco. Troppo facile e troppo scontato.
Fra i relatori, il più concreto mi è sembrato Roberto Formignani (Scuola di Musica Moderna) che ha posto il problema di come salvaguardare una realtà che riunisce oltre cinquecento allievi, prevalentemente giovani, che studiano musica in orario extrascolastico, in latitanza della scuola pubblica; Formignani ha chiesto se sia possibile avere un ufficio pubblico, una consulenza, un pool di esperti che possano gratuitamente esaminare progetti, da far finanziare non dall’ente locale ma dall’Unione europea, perché le opportunità ci sono però bisogna farle conoscerle e farle cogliere. Risposte a Formignani? Nessuna. I nostri amministratori hanno risolto il loro intervento dichiarando i mali degli altri e tacendo ciò che non funziona o non funzionerà a Ferrara da oggi in poi. Un po’ come vivere alla giornata. Qualcosa sarebbe uscito se ci fosse stato un minimo di dibattito (forse previsto, non era specificato nel volantino d’invito) ma intanto erano giunte le 20 e il Castello doveva chiudere i battenti. Così tutti fuori, con gli stessi interrogativi di quando si era entrati. New Deal? Dove?
Athos Tromboni
Progetto per Ferrara