03 Mag, 2012
2012: Odissea a Cona
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Considerazioni dall’open day dell’ospedale S. Anna a Cona (Coordinamento UIL-fpl AUSL e AOSP)
CONA … MUOVE (mob). Se lo scopo dell’ospedale di Cona sarà quello di favorire “L’ATTIVITÀ MOTORIA” di tutta la popolazione provinciale ferrarese, l’obiettivo potrebbe dirsi senza dubbio raggiunto; anzi, in questo campo
abbiamo a disposizione una struttura di “eccellenza” del tutto coerente con l’analogo autentico Progetto promosso dall’Azienda USL di Ferrara in partnership con Regione e Azienda Ospedaliero-Universitaria con gli slogan «Il movimento come strumento di prevenzione e cura», «L’attività fisica come farmaco». Prescrivendo una trasferta al nuovo ospedale S. Anna i medici di base garantiranno beneficio terapeutico ai loro assistiti e, in caso di crisi cardiaca o respiratoria, una tempestiva assistenza.
CONA… GRANDE E PIATTO (big&flat). Possiamo confermare che il S. Anna di Cona è un ospedale “grande” e “nuovo”; dove grande equivale a esteso e “nuovo “ non significa “attuale”.
Il nuovo e grande ospedale S. Anna a Cona, integra caratteristiche progettuali vecchie di vent’anni e sviluppa strutture prevalentemente in orizzontale; oggi nessun progettista disegnerebbe in questo modo una realtà nosocomiale da 850 posti letto, 2000 dipendenti oltre al personale delle Ditte esterne, più migliaia di accessi al giorno per svariate categorie di visitatori; utilizzerebbe metà area di appoggio e senza costruire grattacieli realizzerebbe 6 – 7 piani fuori-terra con ascensori baricentrici dedicati per personale sanitario e visitatori (9 livelli di cui 3 interrati nel nuovo ospedale dell’Angelo di Mestre, realizzato in 4 anni, volumi per 618.610 metri cubi). Per altro indipendente motivo, avere a disposizione “il territorio” non è una buona ragione per utilizzarlo male.
ENTRANDO. Nel nuovo ospedale, superata la prima fase emotiva del tipo: “Ospedale-nuovo-pulito-grande-positivo, oohhh!”, alcuni visitatori hanno la sensazione che qualcosa non va. Infatti, le persone sono destinate a PERDERSI all’interno della struttura. Ma i cittadini che si smarriranno non dovranno pensare di possedere scarso orientamento; è l’ospedale ad essere costruito in modo dispersivo. La segnaletica esistente è sicuramente inadeguata. Sconta, va detto, tutti i problemi derivanti dal suo “vizio d’origine”. Cona era nato negli anni ’90 per essere un mezzo ospedale, in aggiunta al S. Anna (Cona 1); e questo era già un errore, poi, siccome si può sempre peggiorare le cose, anziché fermare tutto, le nostre istituzioni, locali e regionali, hanno deciso di perseverare, raddoppiandolo e aggiungendo Cona 2. Ma, da due errori difficilmente può nascere una cosa giusta. Per non farci mancare nulla, a questo va aggiunto il terzo errore, preliminare, relativo alla localizzazione sbagliata, geologica prima ancora che geografica. Vecchia storia, ma, attuale, imminente problema a partire dall’8 maggio.
LO SPAZIO… DEI PASSI … PERDUTI. Un ospedale non dovrebbe troppo dilatare in orizzontale i propri spazi, oltre, per esemplificare, quelli esistenti al Delta, che è già molto ampio. Purtroppo, costruendo in verticale sul “Fondo morte”, avremmo forse ottenuto il primo ospedale pendente al mondo, turisticamente interessante ma,… Ora ci ritroviamo un mastodonte che farà letteralmente smarrire l’utenza, alla quale dovrebbe essere dato un premio se, a trasloco terminato, dopo aver raggiunto l’ospedale, riuscirà anche ad uscire dall’ingresso principale/reception da cui è entrata. Tutti dovranno percorrere diversi chilometri al giorno a piedi all’interno della struttura (sono circa3 Km solo a girarci attorno in auto). Parliamo di famiglie e popolazione spesso anziana (in una condizione psicologica diversa dall’open day…), ma anche di tutto il personale sanitario e di quello applicato ai trasporti e spostamenti interni che vedranno inevitabilmente gravato il proprio lavoro a causa dell’abnorme dilatazione degli spazi (che raddoppiano). Si passa, infatti, dagli attuali 95.000 mq. del S. Anna ai 190.000 mq. di Cona con una cubatura minima di600.000 metri cubi (Fonte: Rinaldi). Suggeriamo di dotare visitatori e personale di “contapassi” (quelli del progetto per 11.000 pazienti!!) da restituire, però, all’uscita.
TEMPI. In una struttura come questa MOLTO TEMPO sarà dedicato a camminare tra e nei reparti. Le opzioni saranno solo due: o si potenzieranno gli organici del personale sanitario e tecnico o si sottrarrà tempo all’assistenza dei pazienti. Le revisioni dei “modelli organizzativi”, pur utili, non saranno sufficienti. Il miglior comfort alberghiero non compenserà i disagi nell’erogazione delle prestazioni sanitarie. L’ospedale raddoppia gli spazi, gli organici non possono restare uguali o diminuire. (Ciò che manca, sarà compravenduto con i sevizi no-core?)
1 ORA. Possiamo calcolare mediamente in circa 1 ora il tempo utile dalla partenza da una privata abitazione interna alle mura cittadine, includendo il raggiungimento dell’area del parcheggio ospedaliero di Cona, fino all’arrivo nei reparti, per iniziare, effettivamente, a lavorare. Molti dipendenti che lavorano al S. Anna dimorano oggi in città (Ferrara). Essendo attualmente oltre 530 gli abbonamenti cui parrebbe interessato il personale per recarsi al lavoro in autobus (Fonte: Rinaldi), riteniamo opportuno riconsiderare, almeno, i tempi d’intervento del personale reperibile.
LABIRINTO. Rinaldi aveva ragione a parlare della necessità di percorsi di visita predefiniti o «strutturati» per l’occasione dell’odierno open day. Non sbagliava neppure quando paventava il rischio di «sfiancamento» per i curiosi che intraprendessero pionieristici percorsi non guidati di libera scelta. Il Direttore Generale per gli errori del passato non ha alcuna responsabilità (falliti traslochi e Legionella, sono recenti) ma, considerato il suo incarico, suscita, come minimo perplessità, che ci rida sopra e faccia battute ironiche sui «timori» per possibili «ricoveri anticipati» causati dal fatto che «l’ospedale è enorme» (Carlino Fe del 22 aprile 2012). Stiamo, infatti, parlando di uno dei principali “limiti”, ma sarebbe meglio dire “eccessi”, dell’ospedale che sta per aprire e che impatterà pesantemente sul personale dipendente sui ricoverati e i loro parenti pendolari: fino a quando esisterà la struttura.
NUOVE PROFESSIONI. A Cona nascerà, formalmente o di fatto, una nuova figura professionale: L’ACCOMPAGNATORE NOSOCOMIALE. Ai giovani extracomunitari che ora “scroccano” soldi nei parcheggi senza offrire alcun servizio, suggeriamo di trasferirsi nell’area del nuovo ospedale dove accompagnando la gente a destinazione al prezzo di 1€ si garantiranno, per almeno 50 anni, un lavoro sicuro e un dignitoso stipendio, esentasse. Per gli italiani disoccupati nell’epoca del Governo Monti, ecco un formidabile lavoro molto flessibile e poco monotono (forse anche avventuroso).
IL FUTURO. Piaccia oppure no, la “vocazione” del nuovo S. Anna a Cona è quella di annichilire tutta la rete ospedaliera provinciale trasformando gli attuali ospedali in quelle che chiamano “Case della Salute”. Sopravvivranno, oltre Cona, solo 2 ospedali. Prevediamo che accadrà, partendo da subito, in 4-5 anni al massimo. Si chiamano razionalizzazioni, riorganizzazioni, valorizzazioni, ecc… Il problema della sanità pubblica non è solo migliorare il “comfort alberghiero”, ma continuare a garantire capacità di cura. Un nuovo “dramma” della sanità ferrarese, -e che a breve si manifesterà in tutta la sua “ampiezza”- è che, in questi mesi -complici anche i blocchi nazionali sui pensionamenti- si è “assistito” -in ossequio a una miope logica di “risparmio”- alla “fuga” di validi primari e professionisti dalle due aziende sanitarie in assenza di una percepibile filosofia di “campagna acquisti” con analoghe eccellenze professionali per attrarre pazienti (mobilità attiva).
Un dato positivo sarà, comunque, immediato (oltre all’attività motoria…): caleranno i codici bianchi del pronto soccorso e il suo utilizzo improprio, perché per andare a curarsi a Cona, quale che sia il mezzo di trasporto utilizzato, bisognerà stare davvero male.
PARLAR CHIARO. Molti ferraresi hanno sempre percepito l’idea di un nuovo ospedale lontano da Ferrara e la riconversione del S. Anna presente in città come una colossale operazione nata da motivazioni di affari, edili-immobiliari-sanitari, in questo ordine di importanza, concepito in anni in cui la corretta ed efficiente gestione del denaro pubblico era una mera astrazione filosofica, fondata sul presupposto che i cittadini, non andavano consultati, perché incapaci di decidere sul “bene comune”. La restante parte dei cittadini in buona fede, si è sforzata di credere che ciò non fosse vero.
Nonostante tutto Cona dovrà aprire, essendo state create le condizioni per l’assenza di alternative, ma l’evento dovrebbe essere preceduto da un momento di pubblica verità, che non è ancora giunto, per consentire poi di girare pagina ed affrontare, insieme, i molti problemi. Invece le istituzioni responsabili continuano a fingere che in questi decenni sia andato tutto bene e non sia successo nulla; non è accettabile! Dalla politica ci possiamo ancora attendere la verità?
Negli ultimi vent’anni abbiamo conosciuto i fallimenti e la cattiva gestione del denaro pubblico connessi all’edificazione del nuovo ospedale; tra pochi giorni i ferraresi inizieranno a conoscere le difficoltà umane e gli enormi costi per mantenerlo aperto…
Ferrara, 29 aprile 2012.
Coordinamento UIL-fpl AUSL e AOSP