



di Valentino Tavolazzi
Il Pd (o la componente franceschiniana pro Hera?) chiede chiarezza sulla vicenda Area. In verità credevo che il partitone, al governo nella stragrande maggioranza dei Comuni soci di Area, decidesse i componenti dell’assemblea dei soci della spa privata a capitale pubblico, gli amministratori, il presidente e, tramite loro, anche i dirigenti, direttore generale compreso.
Pensavo inoltre che i piani e i budget della società fossero decisi dal consiglio di amministrazione e deliberati dall’assemblea dei soci, cioè dai Comuni, ancora una volta in stretto contatto con il partitone. Ritenevo infine che fosse compito degli organi della società (amministratori, assemblea dei soci, dirigenti, sindaci revisori, indicati o scelti dal Pd) controllare l’operato dell’azienda in Italia ed all’estero.
Ma forse mi sbagliavo, anzi sicuramente, visto che è il Pd a chiedere chiarezza. E’ tuttavia incomprensibile che stormi di dirigenti ed amministratori volassero, un mese si e l’altro pure, nei quattro angoli del globo, per promuovere business fallimentari e fare accordi capestro con principesse locali, mentre nessuno (Calvano, Bertelli, Montanari, Tagliani, Franceschini, ecc..) ne sapesse nulla!
Mi chiedo anche perché, proprio nel momento in cui i soci di Area devono vendere, per legge, una parte consistente delle azioni, ed Hera non vede l’ora di comprarle, spuntano buchi di bilancio, sprechi di denaro pubblico ogni dove, ma soprattutto l’assenza di prospettive per la società a causa dell’esaurimento della discarica, fonte principale di reddito. Se fossi un compratore interessato alle azioni di Area, mi fregherei le mani dalla gioia. Più notizie negative e scandali emergono, meno quattrini devo sborsare per le azioni, con la prospettiva, oltretutto di passare per il salvatore della patria, dopo aver messo due ceci e quattro fagioli sul tavolo.
Mi domando anche come si possa spacciare per “sorpresa” la difficoltà economica dell’azienda, se da anni la politica, attraverso le istituzioni locali, Provincia in testa, non le consente di ampliare la discarica esaurita, dunque la possibilità di gestire al meglio il proprio core business, costringendo Area a conferire all’inceneritore del competitor Hera (a che prezzo? stabilito da chi?) i rifiuti raccolti nel proprio territorio. Una specie di salasso programmato. Come non poteva aspettarsi il collasso dell’azienda proprio chi le stava stringendo il “collo”?
E’ noto da anni che c’è un pezzo del Pd che non ha voluto, e ancora non vuole, finire sotto il cappello di Hera, perché rivendica la propria autonomia nella gestione dei servizi, dei relativi introiti, delle poltrone, oltre che nella politica delle tariffe e nel rapporto con gli elettori di riferimento. Per questa ragione Area (con i suoi soci) ha resistito all’incorporazione da parte della holding bolognese, finché ha potuto, così come ha fatto il Cadf. Né è un mistero che Hera spinga da sempre affinché si chiuda la discarica di Jolanda ed i rifiuti raccolti da Area vengano bruciati nel mega inceneritore di Cassana. Lo sancisce perfino il Piano Rifiuti di Golinelli!
Dunque il destino di Area era ed è segnato. Allora perché ci si meraviglia se i conti di Area non tornano? Perché si è lasciato che la società ricercasse ricavi alternativi all’estero? Perché Tagliani rinfaccia a Nardini l’assenza di un progetto di riorganizzazione dei servizi pubblici locali da parte del Pd? Intende forse dire che non c’è accordo riguardo all’incorporazione da parte di Hera di tutte le aziende della provincia? Un’ultima domanda: della discarica in Costa d’Avorio che cosa si sa?
Valentino Tavolazzi, Consigliere comunale Ppf
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