23 Feb, 2009
Asilo di via del Salice, un film già visto
Inserito da: PpF In: Ambiente e salute|Politica




L’asilo del Salice è stato costruito in un’area notoriamente inquinata ed il Comune, invece di spiegarne le ragioni, sbatte la porta in faccia alla commissione regionale deputata all’accertamento del rischio per la salute di bambini e residenti.
Un colpo di teatro teso, nelle intenzioni del sindaco, a spostare l’attenzione dal quesito principale (perché l’asilo è stato costruito proprio là?), alla presunta scarsa collaborazione tra enti pubblici, tema di scarso interesse per i cittadini.
Certo, se l’Ausl avesse dichiarato che in quell’area non esiste alcun rischio per la salute, il sindaco avrebbe potuto inaugurare l’asilo promesso, lasciando ad altri l’accertamento dei rischi per la salute (che solo ora reputa necessario!) e la bonifica del sito. Sateriale, del resto, aveva avuto reazioni simili anche in analoghe vicende (Cona, turbogas e triplicazione dell’inceneritore), nel corso delle quali, di volta in volta, aveva accusato Inail, Ministero dell’Ambiente e Hera di non rispettare presunti accordi. Ma a differenza di quei casi, nei quali tutto proseguiva nelle more del contenzioso, l’asilo ora non potrà essere aperto e forse non aprirà mai più.
Peggio di così non poteva finire questo secondo mandato: tre milioni di euro gettati al vento ed una lista di attesa di centinaia di bambini, da anni senza risposta. Un fallimento della politica, ma anche della struttura tecnica del Comune. L’ennesima dimostrazione che occorre mettere mano sul serio alla macchina comunale, riaffermando la distinzione dei ruoli tra politica e dirigenti, e riapplicando il principio della responsabilità personale, quando non vengano garantite la salvaguardia della salute e la tutela dei cittadini.
Data la gravità dell’accaduto, appare quantomeno fastidioso il rimpallo di responsabilità tra settori del Comune (Lavori Pubblici e Ambiente) o tra Comune e Ausl. Fin dal 2003 il servizio ambiente del Comune aveva segnalato alla Procura, ai Carabinieri, all’Ausl e alla Provincia (che ancora tace!), la presenza della discarica di rifiuti urbani e industriali, nonchè la “rilevante entità dell’inquinamento” riscontrato nei pozzi P1 e P9. Come può ora il Comune affermare che la scelta di costruire l’asilo in quel sito fosse al riparo da rischi ambientali tanto vasti quanto noti?
Cosa è stato fatto da allora? Il PD ed i Verdi, che oggi propongono di finanziare la bonifica del sito con gli inesistenti otto milioni di euro del Palasport, dove sono stati finora? E cosa hanno fatto Provincia ed Assessore verde Sergio Golinelli, deputati per legge alla mappatura ed al risanamento dei siti inquinati? Chi è responsabile dell’inquinamento e chi pagherà la bonifica? Forse i cittadini inconsapevoli?
Ricordo che nel 2004 il Comune pensò di assoggettare l’area inquinata ad un onere reale e di iscrivere un privilegio immobiliare a garanzia. Se ne occuparono anche l’ex assessore all’ambiente Alessandro Bratti (poi direttore generale di Arpa Emilia Romagna ed ora silente deputato PD, responsabile nazionale delle politiche ambientali), e le ditte costruttrici (Borgo Punta, Par.co, Edil Program, legate alla Lega delle Cooperative e Cogef di Roberto Mascellani). Fu pure presentato un piano di bonifica. Possibile che ora nessuno ricordi più nulla in questa città del silenzio? Basta tacere per farla franca?
Valentino Tavolazzi
20 febbraio