



di Valentino Tavolazzi
Assemblea pubblica, il 25.05.09 ore 20.30, centro anziani il Melo: Scenari Legali Quadrante Est.
Progetto per Ferrara, a seguito dell’impegno assunto con i cittadini nel corso dell’assemblea pubblica del 14.4.09 presso il Melo, dopo aver approfondito le possibili azioni legali con un team di avvocati specialisti di diritto ambientale e penale (Claudio Maruzzi e Carmelo Marcello dello studio MGTM ed Associati, Matteo Ceruti di Rovigo), con la preventiva disponibilità a collaborare da parte di Medicina Democratica Ferrara (che farà un direttivo ad hoc), organizza una assemblea pubblica dei residenti e dei proprietari degli immobili per lunedì 25.5.09 ore 20,30 centro sociale il Melo.
L’assemblea ha lo scopo di informare i cittadini in merito ai possibili percorsi legali affinché vengano assunti provvedimenti urgenti a tutela della salute e dell’ambiente, ed eventualmente tesi a richiedere il risarcimento dei danni sanitari, dei danni derivanti dalla svalutazione dei beni immobili e dalle attività di bonifica dell’area.
Diaframmino di contenimento
Non può essere considerato un’opera di antipropagazione dell’inquinamento e neanche una misura di messa in sicurezza d’emergenza. L’inquinamento si è già ampiamente diffuso oltre tale opera, che oltretutto non risulta sia dotata dei necessari pareri di Arpa, Ausl.
Il flusso inquinante può essere solo deviato, con probabile aumento dell’inquinamento, sia verso l’alto e lateralmente verso le abitazioni di Via dei Gerani ed il lato Nord Ovest dei campi sportivi, sia verso la falda semiconfinata e profonda.
Nella falda superficiale (8-10 metri), nel punto GP6 vicinissimo alla zona di installazione del diaframma, la concentrazione di Cvm è molto elevata (200 volte oltre il valore di legge).
Il diaframma non potrà intercettare il flusso della falda semiconfinata (18-20 metri) e della falda profonda (34-52 metri), la prima già ampiamente compromessa, la seconda moderatamente inquinata da sostanze cancerogene.
Allo stato attuale delle conoscenze la falda defluisce verso NW.
L’inquinamento, grave come nei punti Gp23 (area dell’asilo Cvm 6.198 microgrammi/litro) e Gp 22 (area verde su via del Salice Cvm 8.289 microgrammi/litro) analizzati nel 2007, è presente nella falda profonda semiconfinata a circa 20 metri, quindi al di sotto del previsto diaframma.
Anche le analisi effettuate nel 2008 sulle acque captate dalla falda semiconfinata nel piezometro PZ1 nell’area dell’asilo di via del Salice, hanno mostrato inquinamento da CVM (86,1 microgrammi/litro).
La costruzione del diaframmino è delicata anche perché si sospetta l’esistenza in discarica di rifiuti industriali pericolosi, contenenti anche “peci clorurate”, secondo l’ipotesi formulata nella relazione tecnica dell’aprile 2005 dal Prof. Gargini.
Gli stessi lavoratori dell’impresa che si è aggiudicata i lavori corrono rischi per la loro salute, derivanti dall’operare in un’area fortemente inquinata da numerose sostanze tossiche e cancerogene.
Lo stesso dicasi per i cittadini residenti nell’area adiacente e i giovani frequentatori dei vicini campi sportivi. Anche loro corrono rischi per la salute, derivanti dall’esecuzione di lavori pericolosi.
Il progetto del diaframmino non risulta inoltre inserito in un piano di bonifica dell’intera area del Quadrante Est, nè risulta definita la delimitazione delle aree di discarica; non è terminata la caratterizzazione idrogeologica dell’area; è stato rilevato un inquinamento in falda a valle della presunta direzione di deflusso della falda stessa.
Dunque l’opera di fatto potrebbe risultare inutile e/o anche controproducente.
Infine il 7.4.09, in Commissione consigliare, il sindaco Gaetano Sateriale aveva dichiarato di aver fermato il diaframmino in osservanza del principio di precauzione.
Obblighi del Comune in materia di messa in sicurezza e bonifica. Analisi del periodo 4.01-2.03
Il responsabile dell’inquinamento e/o il proprietario dell’area devono per legge attuare le necessarie misure di messa in sicurezza di emergenza e di prevenzione d’urgenza. Se non provvedono, deve intervenire il Comune e/o la Regione.
Il 9.10.92 è stato adottato il Piano Particolareggiato di iniziativa pubblica, poi approvato dal Consiglio Comunale il 29.7.94, che a pagina 2 recita: “l’edificazione termina in prossimità del limite di escavazione dell’ex cava della fornace, che è stata riempita nel tempo, con detriti e rifiuti solidi urbani. Su detta area, che ha costituito un vincolo progettuale per i problemi connessi alla portanza del terreno, viene ricavato un parco pubblico di quartiere attrezzato per il gioco e per il tempo libero”.
A pagina 2 dell’indagine geognostica del 30.1.1986 si legge: “L’area individuata nel retino della planimetria catastale è stata oggetto di cava sino al 1950, poi adibita a discarica pubblica e colmata con rifiuti solidi urbani e in superficie, ultimi uno o due metri, con detriti di varia natura.” A pagina 10 della relazione si parla di: “rifiuti solidi urbani immessi in falda”.
Rifiuti urbani sono segnalati dai sondaggi n° 3 e n° 5.
Una nota del 8.3.95 a firma del geologo Castaldi consiglia: “una disposizione diversa delle zone di fabbricazione, mantenendo tutti gli interventi edificatori ad Ovest della fascia di passaggio alla zona di ex cava, utilizzata negli anni ’60 quale discarica di rifiuti solidi urbani”.
Il 13.4.01 Cogef informa la conferenza dei servizi in merito all’utilizzo della ex cava quale discarica pubblica negli anni ’60. Il 9.5.01 la conferenza dei servizi decide di affrontare con urgenza la probabile contaminazione da parte dei rifiuti sepolti, di cui è riscontrabile l’estensione ed è noto lo spessore in vari punti. Il Comune incarica Arpa di verificare lo stato di mineralizzazione dei rifiuti. Il servizio ambiente del Comune invia tutta al documentazione al Nucleo Ambientale dei Carabinieri di Bologna.
Il 21.6.01 la conferenza dei servizi boccia il piano di caratterizzazione presentato da Cogef e Arpa dichiara che i rifiuti non risultano mineralizzati.
Documento inedito
Il 16.7.01 Il dirigente ingegner Leonardo Malatesta e la dottoressa Lorenza Dall’Olio, del Servizio ambiente del Comune, scrivono al direttore generale Valentino Tavolazzi, al capo settore territorio Claudio Fedozzi, al servizio legale del Comune una nota riepilogativa degli eventi, in cui si legge: “..è possibile fin da ora ipotizzare che almeno una parte dell’area Cogef interessata al piano particolareggiato ed in particolare alla realizzazione di prossimi insediamenti residenziali e sportivi, possa risultare contaminata da rilasci di sostanze derivanti dalla discarica dismessa”.
La nota medesima ricorda che era stato interpellato l’ing. Facchini Ugo ex direttore Amiu (allora ottantenne) che confermava l’esistenza della discarica pubblica dismessa negli anni settanta.
Il decreto Ronchi del ’97 prevedeva che il responsabile dell’inquinamento dovesse procedere a proprie spese agli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale delle aree inquinate. Qualora non avessse provveduto, era compito del Comune farlo. Ove questo non avesse provveduto, doveva farlo la Regione.
Il decreto Ronchi stabiliva inoltre che gli interventi suddetti costituivano onere reale sulle aree inquinate, che doveva essere indicato nel certificato di destinazione urbanistica. Le spese per la messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale, dovevano essere assistite da previlegio speciale immobiliare sulle aree medesime e generale mobiliare.
Infine il decreto prevede la sanzione a carico del responsable dell’inquinamento che non provveda alla bonifica. Si tratta di una sanzione penale, di carattere personale.
Leonardo Malatesta con la medesima nota segnala inoltre che all’atto dell’acquisto dell’area in questione, la Cogef non poteva non essere informata dell’esistenza di una discarica dismessa, e chiede al direttore generale e al caposettore Fedozzi “eventuali osservazioni e contributi alle considerazioni esposte”.
Il direttore generale risponde, di suo pugno ai margini della suddetta nota, a Malatesta, a Dall’olio e all’assessore all’ambiente Alessandro Bratti, che non era stato coinvolto dalla nota in esame, quanto segue.
“Preso atto di quanto comunicato, ritengo necessario definire quanto prima, con approfondimenti e conclusioni sul piano legale, quali siano oggi gli obblighi del Comune relativamente a:
1. Interventi di risanamento eventualmente urgenti.
2. Azioni eventuali di rivalsa sulla proprietà (ndr Cogef)
3. Eventuale esposto contro ignoti alla magistratura.
A parere legale acquisito, ritengo opportuno procedere alla predisposizione degli atti amministrativi per individuare le fonti finanziarie necessarie per attivare gli interventi ritenuti obbligatori. Ritengo inoltre opportuno dare, al più presto, informazione alla Giunta di quanto comunicato.
9.01 Campioni Arpa. Superamento in falda pozzi 1,2,3 discarica Cogef, per Cvm, tricloroetilene, arsenico, piombo. La giunta approva Piano di Caratterizzazione degli idrocarburi, presenti Bratti, Ronchi, Atti. Stabilisce di separare le vicende idrocarburi e discarica.
3.02 Provvedimento Servizio Ambiente “Bonifica discarica Cogef, intervento sostitutivo del Comune”. Cogef deve bonificare a sue spese, oppure interviene il Comune e Cogef paga.
2.03 L’avvocato Dina Occhiali, a nome Cogef attribuisce al Comune la responsabilità dell’inquinamento e giustifica il ritardo nell’esecuzione delle opere di urbanizzazione (impossibile utilizzare collettore fognario di Cogef?).
Chiede il collaudo delle opere prima della cessione delle medesime e chi paga la bonifica!
Propone di bonificare scomputando il costo dagli oneri.
Ppf chiede
1. L’immediata sospensione dei lavori relativi al diaframmino.
2. L’immediata rimozione dei rifiuti delle due discariche abusive.
3. L’immediata azione legale da parte del Comune nei confronti dei responsabili dell’inquinamento.
4. Il risarcimento ai residenti degli eventuali danni sanitari e di quelli derivanti dalla svalutazione degli immobili e dalle attività di bonifica.
5. L’immediata indagine epidemiologica sulla popolazione residente finalizzata ad accertare incidenze anomale di patologie cancerogene, riconducibili agli inquinanti prsenti nell’acqua, nell’aria e nel suolo.
6. Poichè l’incertezza scientifica obbliga gli enti preposti alla salvaguardia della salute e dell’ambiente e ad attuare provvedimenti urgenti, PpF chiede l’immediata analisi di tutti i pozzi artesiani e freatici esistenti nell’area e la precauzionale temporanea sospensione del loro utilizzo, in particolare di quelli al servizio degli orti anziani e dei campi sportivi, fino all’accertamento della idonea qualità dell’acqua emunta.
Valentino Tavolazzi
Progetto per Ferrara