



di Valentino Tavolazzi
Si ferma un impianto storico del petrolchimico, l’ex Polimeri Europa oggi Versalis, per indisponibilità di materia prima (etilene), eppure tutto tace. Un invisibile trafiletto in basso a destra di un quotidiano locale, il silenzio tombale di altri, accompagnano la prossima tragedia a Ferrara in materia di economia ed occupazione. I sindacati, con il solito metodo talpa che tanti danni ha prodotto, lavorano sottotraccia per limitare il disastro, cercando accordi con le aziende in stanze chiuse e limitando la protesta alle iniziative nazionali. Nessuna presa di posizione pubblica per informare la città dell’imminente tzunami, che si sta abbattendo sul fabbricone, ampiamente previsto da chi scrive e non solo. Nessun coinvolgimento dei cittadini e delle famiglie che saranno colpite da nuova disoccupazione. Massima attenzione a non perdere voti.
Tutto parte da Marghera e dall’impianto Eni/Versalis, il cracking che produce l’etilene per Ferrara ed i petrolchimici di Mantova e Ravenna, 490 addetti, parte dei quali (cracking) già in cassa integrazione da mesi. L’allarme a Venezia è alto, si teme l’abbandono della chimica di base da parte dell’Eni. L’accordo sindacale che prevedeva la riapertura dell’impianto in agosto non sarà rispettato. La proroga chiesta da Versalis all’uso di vecchie caldaie, è stata respinta dal Ministero dell’Ambiente, che ne pretende la manutenzione o la sostituzione. Il cracking dunque non riaprirà a breve, continuando a lasciare a secco Ferrara e gli altri petrolchimici. Ma le vere cause dello stop sono la bassa domanda di etilene, il surplus di offerta a prezzi stracciati da parte di produttori asiatici, che fanno perdere a Eni mediamente 200 euro a tonnellata. Problemi noti da anni, che né il Pd, né i sindacati, né le istituzioni hanno mai voluto affrontare.
Intanto il sindaco Tagliani tace. Meglio distrarre la città con l’omofobia. I ponti d’oro da decenni offerti a Eni (il regalo più grande lo fece Tagliani da vice sindaco con l’inutile ed inquinante centrale turbogas) non sono serviti a fermare il progressivo “smantellamento” di pezzi di petrolchimico e la perdita di migliaia di posti di lavoro in due/tre lustri. Al tempo stesso le bonifiche del sito rimanevano un miraggio, come il promesso insediamento di nuove attività produttive in un brown field (le arre del petrolchimico dismesse), pur servito da importanti utilities (acqua, gas, vapore, energia, aria, ferrovia, canale, servizi vari). La nuova occupazione ed il risanamento del sito, che dovevano compensare il pesante impatto ambientale di turbogas e triplicazione dell’inceneritore di Hera, si sono dimostrate menzogne che in tanti avevamo denunciato nel 2007, anche con un referendum popolare cui parteciparono 11500 ferraresi.
Nessuna sana politica incentivante nuovi investimenti da parte di chi governa Ferrara, disastrose scelte fatte dal Pd nelle persone di Bratti, Tagliani, Montanari, Sateriale e assecondate da sindacati subalterni, ci hanno lasciato in eredità solo inquinamento (emissioni da Turbogas e mega inceneritore di Hera) e disoccupazione, pur in presenza di enorme disponibilità di energia, solo promessa a basso prezzo. Ricordo Bratti silente in Comune mesi fa, quando Eni (Versalis) venne in una commissione chiesta da Ppf a raccontare il nuovo investimento green a Ferrara. Forse il deputato Pd sapeva che Descalzi, il nuovo amministratore di Eni, doveva e dovrà mettere a posto i conti lasciati da Scaroni con inevitabili svolte strategiche, dismissioni e tagli. Le bioraffinerie e gli impianti green a Ferrara rimangono nel libro dei sogni (o delle balle per mantenere consenso elettorale), mentre ai ferraresi al momento vengono serviti bocconi amari quali smantellamento, disoccupazione e inquinamento.
Valentino Tavolazzi
Progetto per Ferrara