



di Valentino Tavolazzi
La Morghen pare in grado di riuscire in un’impresa difficile: perdere una parte consistente dell’elettorato di riferimento di Grillo, con uscite infelici, scarsa incisività e deludenti vuoti di conoscenza/competenza (l’ultima occasione l’ha bruciata ieri sera a San Cristoforo). Quella che sulla carta doveva essere l’alternativa di Tagliani al ballottaggio, rischia di piazzarsi al terzo posto o, in ogni caso, di non riscuotere il consenso necessario per portare l’avvocato democristiano sotto al 50% e garantire il secondo turno. Considerato che la rielezione di Tagliani è, dal nostro punto di vista, una condanna per la città, per le motivazioni più volte esposte da Ppf ai ferraresi, in cinque anni di battaglie all’opposizione, il potenziale flop del M5S locale, sentenzierebbe la grave responsabilità di chi (?), tra i Grilli Estensi e nel M5S, ha compiuto le scelte elettorali a Ferrara, senza interpellare attivisti e cittadini e vanificando così una storica occasione.
La prima decisione riguarda la candidata sindaco Ilaria Morghen. Ancora oggi non è dato sapere con quali metodi (democratici e trasparenti?) e per quali requisiti (formazione civica e politica, competenza, progetti per la città), sia stata scelta. La seconda decisione attiene alla irresponsabile indisponibilità dei Grilli Estensi a costruire una coalizione tra civiche ferraresi, atta a combattere con maggior forza e consenso l’egemonia pluridecennale del Pd. Tali errori, oltre ovviamente ai numerosi punti oscuri riguardanti la politica nazionale del M5S e nello specifico il duo Grillo-Casaleggio, proprietari di un partito non democratico, populista e privo di un serio progetto per il paese, costituiscono le cause principali di un possibile flop elettorale del M5S a Ferrara e di una ipotetica letale conferma di Tagliani al primo turno.
Alla stampa locale (esclusa Estense.com, cui va riconosciuto il merito di aver dato ampio spazio a tutte le voci), competono altre responsabilità. L’informazione spesso criptata e sbilanciata, per spazi e contenuti, a favore del potere politico dominante (Pd), ha raggiunto il massimo della par condicio (esempio La Nuova) copiando una iniziativa Ppf di confronto dei programmi dei candidati (dopo la sua pubblicazione da parte di Estense.com), salvo addomesticarne talvolta i contenuti, attenuando le debolezze “elettorali” di Tagliani (esempio la puntata sull’inceneritore, dove non si dà conto dell’intenzione dichiarata di Tagliani di volerlo mantenere acceso ad libitum). L’inadeguata e conformista informazione politica a Ferrara, spesso deficitaria di inchieste e censurante voci critiche fuori dal coro, costituisce una delle cause principali dello stato di democrazia immatura e di arretratezza culturale ed economica in cui versa la città. L’insufficienza di stimoli alla critica consapevole ed informata, messi a disposizione della cittadinanza (con l’esclusione citata), non favorisce l’emancipazione elettorale dei ferraresi, che rimangono in maggioranza disinformati, conformisti, sensibili più all’appartenenza (sinistra-destra) che alle qualità delle scelte amministrative (contenuti) e dei rappresentanti politici (onestà intellettuale, autonomia, competenza).
Pur con tali premesse, agli elettori che aspirano al cambiamento, all’alternava democratica, al rinnovo della classe dirigente in città, rimane la possibilità di gestire il proprio voto in due fasi. Al primo turno favorire il ballottaggio e dunque chi si propone alternativo al sindaco di Hera, votando per uno dei concorrenti di Tagliani. Le schede bianche e nulle infatti portano acqua al suo mulino, poiché la percentuale 50% che egli deve superare per ottenere la conferma al primo turno, viene calcolata solo sui voti validi (dunque escluse bianche e nulle, che a parità di voti a Tagliani, ne aumentano la percentuale). Al secondo turno, in funzione di chi si piazzerà dopo Tagliani, si potrà decidere se turarsi il naso votando un candidato lontano dalle proprie aspettative pur di attuare l’agognato cambiamento, oppure andare al mare qualora lo stomaco non reggesse, lasciando agli altri l’onere della scelta.alentino
La Morghen pare in grado di riuscire in un’impresa difficile: perdere una parte consistente dell’elettorato di riferimento di Grillo, con uscite infelici, scarsa incisività e deludenti vuoti di conoscenza/competenza (l’ultima occasione l’ha bruciata ieri sera a San Cristoforo). Quella che sulla carta doveva essere l’alternativa di Tagliani al ballottaggio, rischia di piazzarsi al terzo posto o, in ogni caso, di non riscuotere il consenso necessario per portare l’avvocato democristiano sotto al 50% e garantire il secondo turno. Considerato che la rielezione di Tagliani è, dal nostro punto di vista, una condanna per la città, per le motivazioni più volte esposte da Ppf ai ferraresi, in cinque anni di battaglie all’opposizione, il potenziale flop del M5S locale, sentenzierebbe la grave responsabilità di chi (?), tra i Grilli Estensi e nel M5S, ha compiuto le scelte elettorali a Ferrara, senza interpellare attivisti e cittadini e vanificando così una storica occasione.
La prima decisione riguarda la candidata sindaco Ilaria Morghen. Ancora oggi non è dato sapere con quali metodi (democratici e trasparenti?) e per quali requisiti (formazione civica e politica, competenza, progetti per la città), sia stata scelta. La seconda decisione attiene alla irresponsabile indisponibilità dei Grilli Estensi a costruire una coalizione tra civiche ferraresi, atta a combattere con maggior forza e consenso l’egemonia pluridecennale del Pd. Tali errori, oltre ovviamente ai numerosi punti oscuri riguardanti la politica nazionale del M5S e nello specifico il duo Grillo-Casaleggio, proprietari di un partito non democratico, populista e privo di un serio progetto per il paese, costituiscono le cause principali di un possibile flop elettorale del M5S a Ferrara e di una ipotetica letale conferma di Tagliani al primo turno.
Alla stampa locale (esclusa Estense.com, cui va riconosciuto il merito di aver dato ampio spazio a tutte le voci), competono altre responsabilità. L’informazione spesso criptata e sbilanciata, per spazi e contenuti, a favore del potere politico dominante (Pd), ha raggiunto il massimo della par condicio (esempio La Nuova) copiando una iniziativa Ppf di confronto dei programmi dei candidati (dopo la sua pubblicazione da parte di Estense.com), salvo addomesticarne talvolta i contenuti, attenuando le debolezze “elettorali” di Tagliani (esempio la puntata sull’inceneritore, dove non si dà conto dell’intenzione dichiarata di Tagliani di volerlo mantenere acceso ad libitum). L’inadeguata e conformista informazione politica a Ferrara, spesso deficitaria di inchieste e censurante voci critiche fuori dal coro, costituisce una delle cause principali dello stato di democrazia immatura e di arretratezza culturale ed economica in cui versa la città. L’insufficienza di stimoli alla critica consapevole ed informata, messi a disposizione della cittadinanza (con l’esclusione citata), non favorisce l’emancipazione elettorale dei ferraresi, che rimangono in maggioranza disinformati, conformisti, sensibili più all’appartenenza (sinistra-destra) che alle qualità delle scelte amministrative (contenuti) e dei rappresentanti politici (onestà intellettuale, autonomia, competenza).
Pur con tali premesse, agli elettori che aspirano al cambiamento, all’alternava democratica, al rinnovo della classe dirigente in città, rimane la possibilità di gestire il proprio voto in due fasi. Al primo turno favorire il ballottaggio e dunque chi si propone alternativo al sindaco di Hera, votando per uno dei concorrenti di Tagliani. Le schede bianche e nulle infatti portano acqua al suo mulino, poiché la percentuale 50% che egli deve superare per ottenere la conferma al primo turno, viene calcolata solo sui voti validi (dunque escluse bianche e nulle, che a parità di voti a Tagliani, ne aumentano la percentuale). Al secondo turno, in funzione di chi si piazzerà dopo Tagliani, si potrà decidere se turarsi il naso votando un candidato lontano dalle proprie aspettative pur di attuare l’agognato cambiamento, oppure andare al mare qualora lo stomaco non reggesse, lasciando agli altri l’onere della scelta.