



di Valentino Tavolazzi
Se il Resto del Carlino, testata storica ed autorevole, ha pubblicato ieri, a firma di Stefano Lolli, un corsivo farcito di inesattezze, lacune fattuali ed illazioni, in merito alla proposta Ppf di regolare la comunicazione istituzionale, significa davvero che qualcosa non funziona nell’informazione cittadina. Quando poi, nello scritto del cronista politico il lettore attento avverte il mal celato intento di contrapporre alla citata proposta, l’idea berlusconiana del sindaco Tagliani di regolare la comunicazione al servizio dei cittadini in base ai voti ricevuti dai gruppi consiliari ed ai seggi occupati, mi domando se ci si trovi di fronte ad un esempio di libera informazione o ad altro.
Lungi da me l’evocazione del motto “Per una libera informazione più giornalisti, meno giornalai”, tuttavia l’episodio suggerisce qualche riflessione al riguardo. Partiamo dai fatti. Scrive Lolli, con riferimento ai contenuti della proposta Ppf: “comitato di redazione letteralmente monopolizzato dagli esponenti dei partiti e delle liste civiche”. Poi rafforza il concetto: ”comitato di redazione composto da tutti i presidenti dei gruppi consiliari”. Ebbene il valente cronista, da anni esperto chef di “pasticcio alla ferrarese” caratterizzato dall’indistinzione tra fatti, gossip e suoi commenti, non ha letto il testo che pretende di commentare. Raro esempio di deontologia professionale.
La proposta di Ppf, distribuita a tutti i gruppi consiliari, al presidente del Consiglio comunale ed al sindaco, prevede un Comitato di redazione e garanzia per la comunicazione istituzionale, già istituito in altre città, composto dai rappresentanti dei tre organi istituzionali del Comune: il Consiglio comunale (un consigliere di maggioranza ed uno di opposizione), il Sindaco e la Giunta (il portavoce del sindaco). Oltre ai tre componenti citati, ne fa parte (per presiederlo) anche il responsabile dell’ufficio stampa, servizio del Comune al di sopra delle parti, istituito dalla legge per migliorare l’informazione ai cittadini (la norma richiama trasparenza efficacia, efficienza, pluralità e democraticità), oltre che assolvere la funzione di comunicazione biunivoca tra l’ente e la cittadinanza. Egli è dunque un arbitro legittimo, oltre che portatore di competenze e principi deontologici (è un giornalista).
Dunque è falso che il Comitato proposto da Ppf sia “letteralmente monopolizzato dai partiti e dalle liste civiche” e che “…sia composto da tutti i presidenti dei gruppi consiliari”. Come è falso che il testo Ppf preveda che il Comitato sia “accessoriamente guidato dal responsabile dell’ufficio stampa” come afferma il valente cronista, che a quest’ultima illazione, ne aggiunge altre: “Valentino Tavolazzi di Progetto per Ferrara….preoccupato di non avere abbastanza rilevanza nell’informazione istituzionale”; ” dovranno essere loro (i presidenti dei gruppi consiliari, ndr) a stabilire misure degli articoli e dimensioni delle foto”; “….Piazza Municipale vetrina politica..”.
Affermazioni infondate, gratuite, non basate sui fatti, peraltro sconosciuti all’autore, e che appartengono più al ciarpame giornalistico, che alla nobile mission della professione.
Il valente Lolli scopre infine le carte, quando lascia intendere che i nefasti effetti della proposta Ppf potrebbero essere arginati dall’ “idea lanciata qualche giorno fa dal sindaco Tiziano Tagliani: concedere gli spazi su Piazza Municipale in base ai voti ricevuti ed ai consiglieri comunali insediati”. Buttade non chiarificatrice del fatto che il premio di maggioranza assegna al sindaco, eletto da un terzo degli aventi diritto al voto (39 mila voti), il 60% più uno dei seggi comunali. Ma come!? Prima Lolli teme che il timone dell’informazione passi ai politici (questo è il senso del suo infondato corsivo), poi è disposto a chiudere ambedue gli occhi qualora siano Pd e soci a mantenerne il controllo! Alla faccia della coerenza e della libera informazione!
Valentino Tavolazzi Consigliere comunale Ppf
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