



da Comitati Difesa Ambiente Provincia di Rovigo
Dichiarava a inizio settembre Antonio Costato, polesano doc,vicepresidente della Confindustria per l’energia e il mercato,parlando del caro bolletta dell’energia, che «oggi il prezzo del gas è ai minimi da 7 anni e molte centrali lavorano poco per mancanza di domanda elettrica. Prezzi così alti sono dovuti ad un cattivo funzionamento del mercato».
In Italia l’energia costa troppo, dunque, non soltanto rispetto alla “nucleare” Francia i cui costi di un sistema energetico rigido sono comunque spalmati, prima che sulle bollette degli utenti, sulla
fiscalità generale, ma anche rispetto a Paesi come Austria o Norvegia che il nucleare non ce l’hanno. Un divario con questi ultimi che va dal 20 al 50 % in più.
Fatto salvo ogni ragionamento sul mix dei combustibili che viene comunque superato nel momento in cui, dice Costato, il gas è ai minimi come prezzo, quali sono le ragioni reali per un costo tanto elevato rispetto ad altri Paesi europei?
Ce lo spiega bene l’Ocse: poca concorrenza e tasse elevate.
Il problema si è presentato sopratutto dopo la privatizzazione degli enti pubblici energetici e la liberalizzazione dei mercati.
Alla radice del cattivo funzionamento dei mercati c’è una liberalizzazione malfatta, tutta orientata a massimizzare gli introiti delle privatizzazioni per il Ministero del Tesoro che non tiene sufficientemente sotto controllo il livello dei profitti delle maggiori imprese.
Ma lo Stato detiene direttamente circa il 30% di ENEL e poco più del 20 % di ENI (più un altro 10 % attraverso la Cassa depositi e prestiti) e percepisce lauti dividendi che dipendono dai prezzi
dell’energia sui quali impone pure una pesantissima tassazione.
Visto che sia ENI che, soprattutto, ENEL realizzano la maggior parte dei loro profitti in Italia quei dividendi e quelle imposte li pagano i cittadini italiani.
Analizzando la struttura dei prezzi finali la componente fiscale risulta mediamente più alta rispetto agli altri Paesi europei.
Lo Stato esprime, come sempre,la voracità impositiva sulle entrate garantite, visto che l’evasione fiscale nessuno si è mai sognato di combatterla seriamente ( Scudo Fiscale docet).
Ecco come stanno le cose, dunque: è lo Stato che frega Costato.
L’opacità con la quale si sono trattate e si trattano le liberalizzazioni dando vita ad un concorrenza “all’italiana” che, di fatto, istituisce un monopolio privato (in cui lo Stato si giova del
doppio ruolo pubblico – privato) in luogo di quello pubblico danneggia imprese e cittadini.
Sarebbe stato meglio far rimanere pubbliche le imprese energetiche e sfruttarne la funzione regolatrice e calmieratrice dei mercati, ma, visto che tornare indietro non è più possibile, almeno si vada nel senso di una concorrenza autentica dove il confronto tra imprese su un mercato reale crei quegli effetti virtuosi sui prezzi che altrove si traducono in vantaggi collettivi.
E si inauguri finalmente quella politica di risparmio ed efficienza energetica che è la sola che consentirebbe davvero meno dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e una bolletta più leggera.
Abbiamo (fonte Terna) il doppio di energia utilizzabile rispetto a quella richiesta: non servono nuove centrali o rigassificatori in Italia, ma soltanto meno furbizia vessatoria, maggior trasparenza e una pianificazione seria e lungimirante rispetto all’esistente.
Comitati Difesa Ambiente Provincia di Rovigo