



La cifra dovrà essere sborsata a un imprenditore altoatesino espropriato nel 1982. Marattin: ‘Accenderemo un mutuo e venderemo azioni Hera’
Una causa giudiziaria del 1982 costringe il Comune di Ferrara a dover sborsare ore 1 milione e 700mila euro a uno dei più noti produttori di vino Lagrein dell’Alto Adige, l’imprenditore Alois Lageder. Imprenditore che ha ottenuto dal tribunale il pignoramento dei conti correnti del Comune, nonostante i tentativi dell’Amministrazione di risolvere bonariamente la questione, in attesa della sentenza definitiva della Cassazione prevista per novembre.
Tutto nasce dall’esproprio, nel 1982, di un’area del signorile quartiere di Villa Fulvia per realizzare alcuni immobili di edilizia pubblica. Il Comune di Ferrara all’epoca offrì all’imprenditore altoatesino la somma di 150 milioni di vecchie lire, che Lageder giudicò troppo basso tanto da indurlo a fare ricorso. La sentenza è arrivata dopo 30 anni e la Corte d’Appello ha dato ragione al proprietario del terreno, condannando il nostro Comune a sborsare, appunto, la cifra di 1 milione e 700mila euro che comprende il valore rivalutato dell’area espropriata e gli interessi maturati in tutti questi anni.
Ora l’Amministrazione comunale si trova davanti alla necessità di dover far fronte a tale cifra ricorrendo a “misure drastiche”. Lo riferisce l’assessore al Bilancio, Luigi Marattin, che ha spiegato come l’imprenditore altoatesino abbia sempre risposto con un secco no alle offerte del Comune. “Gli abbiamo offerto alcuni immobili del Comune – dice Marattin – e anche un rateizzo in tre anni. Niente da fare. Adesso, per la parte straordinaria di 700mila euro, sostanzialmente gli interessi, faremo un mutuo, mentre per la parte corrente di 1 milione di euro pensiamo di vendere alcune azioni Hera”.
Marattin giudica un “paradosso” il fatto che il Comune debba accendere un mutuo per tale ragione. “Non ne facciamo da tre anni – spiega seccato – e invece di ricorrere a un mutuo per i problemi delle scuole o per altri servizi ai cittadini, ci troviamo nella situazione quantomeno bizzarra di dover risolvere problemi risalenti a 30 anni fa. E non è nemmeno il primo, dopo il derivato Dexia”.
“L’Amministrazione – conclude l’assessore comunale – in questo modo perde tempo e risorse che dovrebbero invece servire a costruire il futuro”.