30 Lug, 2011
Chimica, il caso-energia Due turbogas a rischio
Inserito da: PpF In: Economia, sviluppo, lavoro




Fonte La Nuova Ferrara del 30/07/2011
La piccola centrale Cef con 24 dipendenti potrebbe chiudere già a fine anno
Troppe fermate per la sorella maggiore Sef, che soffre i capricci del mercato
Dovevano diventare la pietra miliare del nuovo petrolchimico, una polizza pluridecennale sul futuro dei colossi Eni, Basell e Yara sul nostro territorio, e pure l’esca per attrarre nuovi investimenti. Le due centrali turbogas costruite in piazzale Donegani, per una potenza complessiva di oltre 900 Mw, fino a oggi sono servite solo a chi le ha costruite e le gestisce, mentre la loro fiammella sembra consumarsi fin troppo velocemente.
Colpa del prezzo del metano e delle non sempre trasparenti dinamiche di quel mercato, che rischiano di rendere questa tecnologia troppo costosa in questa fase di bassa richiesta di energia. Il pericolo è già molto concreto per quanto riguarda la centrale più piccola, da 140 Mw, inaugurata nel 1999 per volere del gruppo Merloni e poi ceduta ai tedeschidi Eon, sempre in società con la Forster Wheeler (58 e 42%, rispettivamente, le quote nella Cef).
I segnali di disimpegno dei tedeschi, che in Italia hanno già chiuso un impianto simile a Teverola, in Campania, sono arrivati forte e chiari, tanto che la questione è già stata inserita nell’agenda del sindaco Tiziano Tagliani in vista di un autunno che si preannuncia caldo. La chiusura a fine anno è una prospettiva concreta,con 24 dipendenti in ansia per il loro posto di lavoro, a meno di un subentro in corsa.
Eni non sembra interessata, si è parlato di un’ipotesi consortile con l’attivazione delle società del petrolchimico.
Lo scenario avrebbe un senso industriale, perchè l’attuale fabbisogno di elettricità dell’intero complesso, 70-80 Mw, sarebbe ampiamento coperto dalla sola Cef, che tra l’altro può fornire anche il vapore. Bisogna vedere, però, cosa ne pensa l’azionista di Polimeri Europa, cioè la solita Eni, che è proprietaria attraverso Enipower al 51% della seconda turbogas e sta investendo fior di milioni per potenziare la rete elettrica interna, in modo da veicolare sugli impianti l’energia prodotta dalla sua Sef.
Anche le sorti della sorella maggiore, la turbogas Enipower, stanno cominciando a creare qualche preoccupazione in stabilimento. In questi due anni di funzionamento, infatti, i due gruppi da quasi 400Mw l’uno non hanno bruciato metano praticamente mai a pieno regime.
Il mercato alterna picchi di richiesta a momento di stallo, ed Enipower si adegua: gli spegnimenti e le riaccensioni sono stati in numero molto più elevato di quanto in genere capita a un impianto che ha bisogno di lavorare a pieno ritmo, e sono arrivate ormai a percentuali rilevanti del totale previsto nel ciclo di vita della turbogas, che si misura in decine di anni. Anche questo dossier finirà, in autunno, sul tavolo dell’aggiornamento dell’accordo di programma.
Stefano Ciervo