



Articolo pubblicato dal Carlino Ferrara
Sono stati i dirigenti dell’azienda a comunicare la decisione ai sindacati durante un incontro svoltosi ieri mattina a Bologna. E sono subito fioccate le prime reazioni da parte di sindacalisti, forze politiche, istituzioni. Un tema che divide e che ha già messo l’uno contro l’altro il sindaco Tagliani, che non si oppone al progetto di Hera ma chiede garanzie sulla qualità dell’acqua, e il consigliere comunale del Progetto per Ferrara, Valentino Tavolazzi.
E’ stato Pier Giorgio Baroni, della Filcem-Cgil, a confermare nel pomeriggio la novità annunciata dalla multiutility.
L’obiettivo di Hera è di riorganizzare l’intera rete dei laboratori analisi, trasferendo il servizio finora svolto a Ferrara nel Bolognese, a Sasso Marconi. La chiusura definitiva è stata fissata per il 7 settembre.
Nel frattempo si compirà una dismissione progressiva dei servizi, spiega Baroni: dall’8 agosto chiusura del laboratorio nel week end e poi stop alle analisi batteriologiche, dal 24 cessazione del servizio per le acque reflue e dal 31 per le acque potabili. Non sono previsti licenziamenti. «Di esuberi personale non s’è mai parlato», assicura Baroni.
A Pontelagoscuro rimarranno solamente due persone, che invece che di analisi dell’acqua si dovranno occupare di logistica e campionamenti. Il resto del personale «potrà scegliere tra il proseguire lo stesso tipo di attività ma fuori Ferrara o essere ricollocato con altre mansioni sul territorio ferrarese». Prima però Hera chiederà agli addetti la disponibilità a trasferirsi nel Bolognese. «Se ci saranno resistenze si procederà con le ricollocazioni in provincia », prosegue Baroni. Che ricorda: «Noi, come Filcem-Cgil, ci siamo detti sempre contrari a questo progetto e le cose ad oggi non sono cambiate ». La notizia ha avuto un immediato riflesso politico.
«Il sindaco Tagliani – è l’attacco mosso dal consigliere comunale del Ppf Valentino Tavolazzi – Aveva dichiarato in campagna elettorale che era meglio un controllo in più, lontano dalla centrale di potabilizzazione, che uno in meno vicino.
Noi diciamo che è meglio un controllo in più vicino!». «Chi comanda a Ferrara, Hera o il Comune? – chiede Tavolazzi – Occorre prendere atto che non siamo in grado di incidere sulle scelte strategiche di Hera. Del resto i numeri parlano da soli. Fatto 100 il capitale sociale di Hera, Bologna ha il 20,3%, Modena il 15%, la Romagna il 21%, i privati il 41%, Ferrara il 2,7%. Se contiamo i consiglieri di amministrazione, su 18 Bologna ne ha 6, la Romagna 4, Modena 3, i privati 4, Ferrara 1». Tavolazzi insiste: il Comune deve vendere le azioni Hera e tenersi le quote di Agea Reti.
Il sindaco Tagliani affida la risposta a un comunicato: «Tavolazzi è ancora in campagna elettorale – scrive – e per quanto riguarda la decisione di riorganizzare la rete di laboratori Hera e di chiudere quello cittadino il consigliere Tavolazzi sa bene che l’assemblea dei soci Hera, nella quale il Comune di Ferrara partecipa con la quota del 2,4%, ha solo funzioni di indirizzo e non può ingerirsi nelle decisioni organizzative interne». Il sindaco ha verificato «con Ato 6 (l’agenzia d’ambito, ndr) se la decisione violi il contratto di servizio tra la stessa Ato ed Hera, il che è risultato negativo.
Quello che farà è di verificare, insieme all’Asl, che la qualità dell’acqua potabile bevuta dai cittadini ferraresi e non solo, sia ottima, pronti a sanzionare ogni inversione su questo piano con decise azioni sanzionatorie».