



di Athos Tromboni
Fra i temi emersi in questa campagna elettorale uno dei più bistrattati è quello della cultura. Tutti i candidati si sono accodati a quello che scrisse nel settembre scorso PpF nel programma: basta coi grandi eventi calati dal Palazzo e scelta di una programmazione pensata per la città e i suoi abitanti, più che per la promozione verso l’esterno. Ferrara, oggi, può essere promossa nel mondo con ben altro che un concerto di Abbado o una regia di Ronconi, Ferrara è bella, è ricca di tradizioni storiche e culturali (detto meglio: sarebbe più bella se il degrado urbano favorito dall’insipienza degli amministratori ex ulivo, ex centro-sinistra, ex chissà Dio, non l’avesse fatta in molte parti inghiottire dalle erbacce e dalle buche), ma è povera strutturalmente di un tessuto culturale organizzato che possa esprimere le enormi potenzialità della produzione locale.
Questo perché le amministrazioni hanno preferito concentrare le risorse sui grandi eventi riservando le briciole a tutto il resto.
Se Ferrara vuole essere una città d’arte e cultura, patrimonio dell’umanità, bisogna far crescere e far conoscere la cultura locale viva (sì, i teatranti, i poeti, i menestrelli della musica d’ogni genere, i letterati, gli scienziati, i pittori); la cultura non può chiamarsi né Abbado, né Ronconi e neanche Buskers Festival o Arci Sotto le Stelle.
Questi ultimi, semmai, sono operatori nati qui e cresciuti grazie agli aiuti del Comune e sono proprio loro gli esempi lampanti dell’uso del denaro pubblico ai fini dell’acquisizione del consenso: Buskers Festival e Arci Sotto le Stelle si sono schierati perché hanno l’incombente paura che, perdessero i vecchi ex chissà Dio, potrebbero esserci problemi per le loro iniziative.
Il valore “culturale” non sta dunque in quello che producono, ma in quanto sono utili all’organizzazione del consenso. Invece no, occorre che il valore culturale di un’iniziativa sia intrinseco, indipendente dai legittimi orientamenti politici dei dirigenti delle organizzazioni. Noi di PpF ci batteremo perché ogni contributo pubblico sia destinato a ciò che manca a Ferrara: il sostegno ai progetti validi e non alle organizzazioni cortigiane.
Solo così l’intervento promuove il consolidamento di un tessuto culturale che abbia duplice funzione: quella di servizio alla gente e quella della spendibilità turistica di una Ferrara culturalmente effervescente come nel Rinascimento.
Athos Tromboni
Progetto per Ferrara