



Lettera pubblicata dalla Nuova Ferrara
Sono una cittadina comacchiese che fin dalla maggiore età si è politicamente impegnata, anche ricoprendo incarichi istituzionali e di partito, manifestando marcatamente la propria fede politica di sinistra. Nonostante ciò, lunedì pomeriggio ho assistito fiduciosamente al passaggio del testimone dall’ex sindaco Cicognani al neo eletto sindaco Paolo Carli.
Questa mia fiducia, o meglio speranza, riposta nel candidato del centro destra, non è certamente frutto di opportunismo politico, di equilibrismo circense o di trasformismo, ma solo e soltanto di un ormai da anni perdurante e crescente sentimento di esasperazione. Quello che mi ha pervaso l’animo e indotto ad una manifestazione palesemente avversa a chi rappresentava la mia fede politica, è stato ed è un sentimento di netto contrasto rispetto a coloro che negli ultimi anni hanno costruito con impegno il percorso, che ci avrebbe condotti a quello che abbiamo assistito pochi giorni fa: la rovinosa caduta della sinistra e la vittoria schiacciante del centro destra. Onore quindi ai vincitori ai quali però va detto che, il ringraziamento più caloroso, lo devono rivolgere ai vassalli del Pd comacchiese, loro contendenti e allo stesso tempo, migliori alleati. Nonostante l’esito nefasto, sia i feudatari provinciali che i vassalli comunali del centro sinistra, ben lungi dall’assumersi la piena e inconfutabile responsabilità della sconfitta, ne hanno esaminato le cause, individuandole principalmente nella mancata alleanza con la lista civica dell’ex sindaco Pierotti. Alla luce di ciò, i sopra citati signorotti e vassalli dell’era feudale della politica, hanno mostrato di essere lontani anni luce dall’avere quel sano e costruttivo rigurgito di dignità e umiltà, che avrebbe permesso loro una più sincera e produttiva critica sul mal governo e sulle errate scelte politico-programmatiche degli ultimi dieci anni. Quindi, ritornando alle origini di queste mie personali considerazioni, lunedì pomeriggio a scrutinio elettorale terminato, si è maggiormente rimarcato quel sentimento di rabbia, sia per la cecità politica e la sudditanza con cui si è amministrato il Comune di Comacchio, noncuranti del crescente disagio che anno dopo anno ha sempre più attanagliato la comunità comacchiese, sia per non aver profondamente e sinceramente creduto e conseguentemente attuato, una politica di rilancio socio-economico e non ultimo culturale del nostro territorio. Per ben amministrare non basta solo impegnarsi e mettercela tutta, occorrono doti intellettive, decisionali, di programmazione del lungo periodo, di sintesi e di lungimiranza nelle scelte strategiche destinate ad influenzare le vite di intere generazioni di comacchiesi. Ma di più, occorre serbare nel profondo dell’animo l’orgoglio di appartenenza ad una comunità dalle antiche origini e dai lontani fasti, che merita di essere riscoperta, riconosciuta e rispettata come tale. Concludo con l’augurio che questa cocente sconfitta segni per la sinistra comacchiese l’inizio di un nuovo corso, che rivaluti e attui quegli indispensabile meccanismi di partecipazione democratica e di autonomia decisionale indispensabile per arrestare la caduta verticale.
Stefania Luciani