



di Pietro Zappaterra
Si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera. A mio avviso non è il caso dell’ospedale di “Cona “ iniziato nel 1988 , oltre 23 anni fa, con un spesa oltre 550 milioni di euro mentre si legge sui giornali che ci sono ben 13 imputati tra i quali spiccano nomi eccellenti della sanità ferrarese e dove esiste una lettera del Dipartimento di Sanità Pubblica che esprimeva un parere pesantissimo sulla situazione del nosocomio entrato in funzione parziale solo nel maggio 2012.
L’ubicazione logistica dell’ospedale di “Ferrara” , si fa per dire, a Cona sui prati di “palmirano” dove esistono acque sorgive ( su un terreno che da agricolo passò ad area edificabile in breve tempo) si scontra a mio avviso con gli interessi dei cittadini Ferraresi e della utenza in generale e soprattutto penalizza le fasce più deboli ed indifese ( anziani, malati, indigenti, bambini, etc. ) messi in difficoltà logistica per usufruire della assistenza che viene resa difficoltosa causa i gravi disagi logistici per recarsi all’Ospedale. Per arrivarci con mezzi privati ( auto, taxi , etc ) dalla città zona Barco ci vogliono 35 minuti circa, con disagi e costi economici onerosi per non parlare se si utilizza il taxi, scelta quasi obbligata.
I trasporti pubblici sono inadeguati alle esigenze nel senso che tra andare e tornare per chi sta a Ponte deve andare in Stazione e ci voglio come minimo dalle 2 ,3 ore solo per l’autobus e trovarli non è facile. La linea ferroviaria, ( una fermata solitaria in disuso ora abbandonata e piena di erbacce) o metropolitana c’è solo sulla carta ed è come l’araba fenice , la funzionalità stradale di Via Comacchio è una via crucis nonostante i decennali lavori ancora in corso con un cantiere dove non si vede mai nessuno in via Comacchio … Non parliamo poi di chi abita a Nord Est della città ossia Porotto, Mirabello, S. Agostino, S. Carlo etc, o a Ponte , Casaglia, Ravalle etc. e sono costretti a ricorrere ad altro o alla assistenza privata che si sta sviluppando progressivamente .
Il pronto soccorso per ragioni logistiche d’accesso potrebbe chiamarsi, per ora, un tardivo soccorso in relazione alle scelte fatte per l’ubicazione . Se ci arrivi in auto non riesci, come mi è successo il 16.6.2012 , ad arrivare davanti all’entrata in quanto la strada interna dell’ospedale, in prossimità del pronto soccorso, è bloccata e devi invadere la corsia delle ambulanze altrimenti devi posteggiare distante, scendere, entrare, avvisare,lasciare da solo il malato che accompagni …una tragedia per chi sta male. L’interno del pronto soccorso mi ha fatto pensare ad un posteggio, quasi un magazzino … Vacilli tra la rabbia e la paura estenuato da una burocrazia stoica, tra malati in barella che si guardano sconcertati e sperano solo nel cielo
Osservandolo a distanza la architettura di questo “ Arcispedale”, mi fa pensare più ad un supercondominio o nella peggiore ipotesi ad superpenitenziario con i suoi tre bracci o settori , le sue sbarre per l’entrata ed uscita, la sua ubicazione isolata, le numerazioni dei posteggi a pagamento, etc. Un ipermercato con tanto di punto d’ascolto dove se chiedi una planimetria o un organigramma ti danno gentilmente una mini fotocopia dei settori con caratteri microscopici che puoi leggere solo se hai una lente potente di ingrandimento ( poveri anziani ). Il CUP o centro servizi , dove si fanno impegnative e prenotano visite, etc., si trova dalla parte opposta della portineria centrale così sei costretto a percorrere lunghi fantascientifici corridoi claustro catacombali , senza finestre, pieni di porte ignifughe ed antipanico, contrassegnati da codici alfanumerici confusionali ed una freccia che dice “tu sei qui” ( ma dove ti chiedi? ) , dove vedi tanto personale frusciare sorridente in bianche divise , ascensori a partenza ritardata e a volte fuori uso, etc. . Poiché la costruzione è iniziata nel 1988 circa diventa evidente all’occhio attento che è vetusta e costruita in economia anche se ripulita, ricoperta da vernici , riprese di intonaci, etc., etc ; tapparelle vetuste e un po’ storte e sporcate dal tempo, manufatti scollati alla base, pareti di cemento prefabbricato ormai sporche o sgretolate, sedie del pronto soccorso che assomigliano a quelle della sala d’attesa delle stazioni di 30 anni fa, pavimenti in linoleum, ascensori con partenze rallentate, tombini o travi arrugginite, davanzali sconnessi, da alcuni controsoffitti si vedono macchie dovute a presumibili infiltrazioni, la sala parto operatoria della Ginecologia è stata trasferita al terzo piano per chissà quali motivi, le tubature dell’acqua sono state posate tanti anni e sono state inattive per molto tempo con possibili conseguenze igieniche , dal sottosuolo in alcuni punti proviene acqua sorgiva e le fognature o altro ne risentono, il tutto contornato da pareti prefabbricate di cemento , con porte automatiche riservate solo agli addetti e che ti rimandano ad altra entrata che poi è chiusa, come mi è successo …….
Ti senti un naufrago in balia della casualità organizzata e pensi se c’è una alternativa. Attorno prati verdi , giallastri, dall’erba rinsecchita su cui si ergono alberelli intubati posati da poco un po’ storti ed a volte rinsecchiti che fa tanto deserto dei tartari alla Dino Buzzati . Il contesto è quello del miglior decadentismo per espressività, impressione, tonalità dai colori stemperati da un fluorescente sole texano alla Sergio Leone. Migrando da un girone all’altro ti siedi esausto senza capire dove sei e cosa fai , sei ipoteso, ipotonico, assopito al punto che hai allucinazioni e vedo bare a vela salpare con pallidi defunti in attesa che Caronte mi transiti oltre l’Acheronte verso lo Stige. … Torni a casa sfiduciato ed ancora più malato e ti chiedi come mai dopo così tanto tempo e dopo così tanti soldi pubblici spesi ,ossia di tutti noi , si abbiano risultati spropositati come questo: una spiegazione ci sarà pure ? Ti rincuori perché speri che questo è l’inizio poi si vedrà il meglio. Ma di acqua sotto i ponti ne è passata tanta ed il meglio quando si vedrà ? Esiste anche il peggio che è un pozzo senza fondo.
Per terminare mi chiedo: ma perché nel 1985-1988 circa non hanno pensato di ubicare l’ospedale nella zona perimetrale di via Gramicia, Via Canapa, Argine Po’ , Francolino, dove ora ci sono spaziosi verdi prati con buche e banderuole, laghetto, lepri, aironi, fagiani, su un terreno per buona parte di proprietà dello Stato o della Università ossia di tutti , riservati ad una ristretta categoria di sportivi che possono versare quote elevate per un uso esclusivo di questa superficie a verde ben mantenuta. Come è bello il Golf ed ancor più bello il Polo per non parlare della caccia alla volpe. Ma non era la ubicazione più adatta per l’Ospedale ossia in città alla portata di tutti e di facile accessibilità invece che andare nei prati di Palmirano ? Le aree si possono espropriare quando l’interesse pubblico prevale su quello privato . Un Arcispedale S. Anna che sino agli anni 1970/75 era un fiore all’occhiello di Ferrara , esempio di funzionalità e professionalità medico-sanitaria e che spero lo divenga ancora in futuro.
Non credo ci sia molto da aggiungere, se non il rammarico che dovrebbero provare tutti i cittadini che da oltre vent’anni pagano di tasca propria le spese di questo ospedale per il quale si poteva fare meglio e prima. “ Diamogli tempo . Vigileremo, segnaleremo,giudicheremo.. Nel bene o nel male”
Pietro Zappaterra