04 Lug, 2012
Cona: un bizzarro ufficio stampa
Inserito da: PpF In: Ambiente e salute|Rete e informazione|Sanità




Pubblichiamo due lettere inviate da Paolo Giardini ai giornali locali.
Gentile Direttore,
il capo ufficio stampa dell’azienda ospedale di Ferrara, Malossi, non si rende conto d’aver rozzamente contestato non solo Lei, ma anche tutti i lettori che pretendono di essere informati su ciò che succede di strano a Cona, cioè tutto quello che il fantomatico ufficio stampa (sarebbe più corretto chiamarlo ufficio pubblicità) da lui gestito continua a non divulgare per consolidata abitudine. Bisogna informare il Malossi che nessuno l’ha autorizzato a decidere al posto dei lettori cosa è strano e cosa è normale.
Pur trattandosi probabilmente solo della punta dell’iceberg, le notizie pubblicate dai media su quella debacle d’ospedale, nessuna delle quali a cura dell’ufficio stampa, potrebbero riempire un libro.
Se il direttore di un giornale provasse ad uscire con alcune pagine vuote, il giorno dopo dovrebbe cercarsi un altro lavoro. L’ufficio stampa del S. Anna si permette di non dare notizie su quella chiacchieratissima realizzazione anche quando ce ne sono di significative, senza ricevere il minimo biasimo dai piani alti, anzi. E forse è proprio per questo che il dipendente pubblico Malossi, dallo stipendio sicuro pagato dalla collettività a prescindere dalla resa produttiva del suo ufficio, resta infastidito insieme alla direzione aziendale se un giornale non nasconde l’evidenza (anche fotografica) di quanto succede fra i prati di Palmirano! Il Pudore è ormai estinto in certi ambienti.
Un’amica di mia moglie, stressata dagli impegni della progressiva grave invalidità del marito, raccontava ieri l’esperienza vissuta all’ospedale di Cona in occasione del ricovero urgente del marito. Uscita dall’ospedale che già era calata la notte, la frastornatissima signora, non ricordando più l’ubicazione dell’auto l’ha cercata per ore e ore, aggirandosi come uno spettro solitario nel parcheggio privo di indicazioni di riferimento. Colpa sua, poveretta. Come si fa al giorno d’oggi a non rilevare le coordinate GPS del punto di sosta, così da potervi tornare guidati dal navigatore portatile? E’ ovvio che l’andare a Cona (“ospedale d’eccellenza di qualità europea”, bisogna essere mentalmente attrezzati per tanta modernità), richieda la dotazione di un buon kit per trekking. Se venisse un acquazzone tropicale quando si è a centinaia di metri da un ingresso, non staremo mica a sguazzare nell’acqua alta come a Venezia? Anche all’interno dell’ospedale il contenuto del kit è molto utile. Provare per credere.
Solidarizzo con Lei, Direttore. La Sua replica a Malossi è stata fin troppo garbata.
Paolo Giardini
Gentile Direttore,
quando stamani le ho inviato la mia letterina di solidarietà (“un bizzarro ufficio stampa”) non avevo ancora letto la Nuova di oggi riportante il pietoso tentativo di controreplica di Malossi. Pietoso perché invece di addurre ragioni di bottega riporta un compitino fatto comporre all’impresa incaricata della manutenzione impianti. Dimenticando che le imprese di manutenzione son fatte per intervenire su defaillance da usura, non a redigere ossimori in apologie d’impianti di cui hanno cura. E infatti l’impresa, asserendo ingenuamente che in due mesi di esercizio del grande impianto mediamente ci sono state solo 10 chiamate al giorno, dichiara implicitamente che la forza lavoro di 30 addetti in servizio permanente si gratta prevalentemente la pancia (tutti pagati in economia, naturalmente, nessuna impresa paga gli stipendi a vuoto). Poi, altra buccia di banana, cita una fantomatica “fase di collaudo”.
Ma quale fase di collaudo d’Egitto?!
Il Collaudo fa parte del Capitolato d’Appalto, profumatamente pagato, eseguito a fine lavori, il cui esito favorevole ha consentito di chiedere l’agibilità comunale (ottenuta, come è noto, nonostante ci fossero carenze impiantistiche rilevate dalla Commissione Medica così eclatanti da richiedere sei mesi di lavori d’adeguamento!). Non si spacci per fase di collaudo ciò che collaudo non può essere! Crede, il Malossi, che siamo così stupidi da non capire che un incredibile ritardo costruttivo non si è ancora concluso nelle finiture?
Ogni impianto, piccolo o grande che sia, una volta finito e collaudato ha bisogno di una fase di “avviamento” o, in italiano moderno, “commissioning” e “start up”. Questa fase precede la messa in servizio effettiva. E’ follia, o criminale malafede, dare ad intendere che un ospedale in servizio con pazienti ricoverati sia in fase di commissioning e start up.
Manutenzionare gli impianti significa sostituire, preventivamente o a seguito di guasti, ciò che si è usurato per il lungo uso. Quanto avviene a Cona, se è conseguenza di impianti che presentano danni un po’ troppo a ridosso della messa in servizio operativo dell’Ospedale per essere considerati da normale consunzione per il lungo uso, è doverosamente meritevole dell’attenzione dei media.
Ringrazio la Nuova Ferrara per il suo encomiabile (e solitario) livello di attenzione alle nefandezze di Cona, e auspico che non arretri dal suo compito informativo cedendo alle pressioni dei politicanti e dei loro servili sottoposti.
Paolo Giardini