



di Valentino Tavolazzi
Durante le conferenza dei capigruppo, Ppf ha ritirato il proprio ordine del giorno su Cona e Sant’Anna, che sarebbe stato discusso e votato nel prossimo consiglio di lunedì. Tutti i gruppi di opposizione infatti hanno firmato la richiesta di consiglio ai sensi dell’art.39 del D.Lgs 267/2000. Il presidente è tenuto a riunire il consiglio, in un termine non superiore ai 20 giorni, quando lo richiedano un quinto dei consiglieri. Dunque entro giugno maggioranza ed opposizione si confronteranno sui servizi sanitari che resteranno al Sant’Anna dopo l’apertura di Cona (quando?) e sulla destinazione dell’area Sant’Anna, che Pd e maggioranza intendono “valorizzare” dal punto di vista immobiliare, per finanziare Cona.
In verità su quest’ultimo argomento l’amministrazione tiene da anni un profilo comunicativo basso, con il coperchio ben chiuso sulla pentola. Nei giorni scorsi Ppf aveva reso noto lo stato dell’arte sul progetto immobiliare Sant’Anna, ma non sono giunte smentite, né conferme. L’operazione, mai portata all’attenzione del consiglio e della città, è stimata in 157 milioni di euro (con un utile pari a 34,6 milioni). Si tratta di 64 milioni in appartamenti, 27 in negozi, 16 in uffici-terziario, 30 nella clinica privata, 15 nell’albergo e 5 nei parcheggi. Il sindaco ed i rappresentanti della giunta in varie occasioni (Consiglio, Commissioni, Circoscrizioni) avevano negato che l’uso dell’area Sant’Anna fosse stato deciso e tanto meno che l’amministrazione intendesse autorizzare la costruzione di nuove case e villette, di negozi, alberghi, cliniche private e centri benessere, come invece risulta dagli atti.
Ma non è solo il timore di speculazione edilizia, in un’area pregiata del centro storico, a preoccupare i gruppi di opposizione. Ciò che si teme è anche la limitazione dei servizi sanitari destinati alla città, a causa della presunta spinta speculativa. In altri termini non vorremmo che il Sant’Anna chiudesse come ospedale (scelta che fa concludere al Pd ed alla maggioranza che deve chiudere anche il pronto soccorso, l’assistenza notturna, il day hospital, la chemioterapia e la radioterapia, unitamente alla riduzione dei posti dialisi e di altri servizi primari), solo perché qualcuno vuole fare altre cose, più utili alle proprie tasche che ai cittadini.
Preoccupa inoltre l’efficacia di tutto il sistema “emergenza” pensato con la concentrazione a Cona di ogni attività ad essa connessa (pronto soccorso, rianimazione, terapia intensiva, diagnostica d’urgenza, ecc..). Non sono note infatti le modalità organizzative del servizio e le procedure, il numero di ambulanze e la specializzazione dei rispettivi equipaggi, i tempi di percorrenza previsti in una matrice origine/destinazione (considerata oltretutto l’assenza di nuova viabilità). Come si pensa realisticamente di evitare il peggioramento del servizio ai quartieri più decentrati della città (Ponte, Barco, Francolino, Cassana, Porotto, via Virgiliana, Ravalle, Casaglia, Quartesana, ecc… con decine di migliaia di abitanti) e dunque il rischio di aumento di decessi a causa di tempi eccessivi nelle attività di soccorso, stabilizzazione ed intervento medico/chirurgico d’emergenza?
L’operazione Cona/Sant’Anna non è materia esclusiva delle due aziende sanitarie. E non è solo un problema di fondi, tenuto conto del fatto che questa maggioranza, non l’opposizione, ha deciso l’abbandono del Sant’Anna a favore del mega ospedale di Cona, nella valle della morte. Chi definisce gli obiettivi di assistenza sanitaria nel territorio sono le assemblee degli eletti (quella dei sindaci e dei singoli consigli comunali). Quello di Ferrara, tra l’altro, è anche la sede propria per decidere qualsiasi progetto di valorizzazione immobiliare del Sant’Anna. Non l’ha mai fatto prima, lo farà ora grazie ai gruppi di opposizione.
Valentino Tavolazzi, Consigliere comunale Ppf/M5S
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