



di Valentino Tavolazzi
La ricerca di Cittadinanzattiva sui nidi in Italia ha fornito l’occasione per un dibattito interessante nella nostra città. Non c’è dubbio che nidi e materne siano servizi fondamentali per le famiglie e per le donne che vogliono o debbono lavorare. Il sostegno alla maternità, alla genitorialità ed all’occupazione femminile è uno tra gli obbiettivi più nobili di una società civile e moderna. Questo servizio, in particolare per i nidi, viene organizzato dai Comuni e dai privati. A Ferrara i nidi Comunali nel 2010 costeranno 7,7 milioni di euro, di cui 6,2 di personale.
La loro copertura è garantita per 1,1 milioni di euro dalle famiglie utenti, 250 mila da stato e regione, 6,4 milioni dal Comune, cioè dalla fiscalità generale.
I costi del servizio sono dunque coperti per il 14,3% dai corrispettivi pagati dagli utenti, il resto lo paga l’intera città. Questo fatto costituisce indubbiamente una conquista di civiltà, quando assicura un servizio fondamentale alle famiglie che non possono pagarlo; scade invece a scambio politico, quando diventa uno sconto, rispetto al 100% del costo del servizio utilizzato, concesso per scopi elettorali a famiglie economicamente molto avvantaggiate. Mi spiego.
I nidi comunali sono frequentati da circa 850 bambini, dunque il costo pro capite annuo è di circa 9000 euro. Una famiglia con reddito Isee tra 36 mila e 70 mila euro (reddito effettivo tra 70 mila e 140 mila euro anno, quindi medio alto) paga una retta di 421 euro al mese, circa 4000 euro anno.
La differenza tra il costo del servizio (9000 euro) e la retta (4000) pagata da quella famiglia, sono a carico della fiscalità generale, quindi anche dei pensionati e delle famiglie a reddito medio basso, che magari non usufruiscono di quel servizio.
E’ giusto tutto ciò? Un conto è garantire il servizio a chi non può pagarlo, altro è assicurare lo sconto a fasce abbienti della società ferrarese (professionisti, imprenditori ecc…), facendolo pagare ai pensionati. Poi è davvero efficiente un servizio nidi che costa 9 mila euro per bambino? Anche questo è nodo va sciolto, con l’analisi dell’organizzazione e dei costi, attraverso confronti con analoghi servizi pubblici e privati di Ferrara ed altre città (non un confronto solo tra rette, politicamente condizionate!), valutando anche modalità diverse di organizzazione del servizio (esempi interessanti non mancano in Francia e nei paesi nordici).
In un momento di crisi economica, che taglia le risorse alle famiglie, e di stretta del bilancio del Comune, che non può più permettersi sprechi, i temi di equità sociale e di efficienza dei servizi si intrecciano inesorabilmente. Il Pd dovrà scegliere in fretta la strada giusta. Noi di Ppf alcune idee le abbiamo.
Valentino Tavolazzi, Consigliere comunale Ppf
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