



di Valentino Tavolazzi
E’ in arrivo lo tsunami della chimica italiana, con ricadute pesantissime per l’occupazione nel petrolchimico ferrarese, ed i sindacati e le istituzioni lanciano messaggi sos in codice, incomprensibili ai cittadini ed ai dipendenti, che per questo non sono in grado di capire la verità. Il baratro, nel quale rischia di cadere l’industria più importante della nostra città, non è stato evitato dalle inesistenti capacità taumaturgiche della centrale turbogas da 800 Mwe. Lo avevamo previsto e spiegato negli anni scorsi. Quel regalo, fatto da Comune e sindacati ad Enipower, non ha impedito (perché non poteva) la crisi annunciata della chimica nazionale, che nulla aveva a che fare con il finto fabbisogno di energia e vapore, già ampiamente disponibili nel petrolchimico. Ma veniamo ai fatti.
Da tempo si registra nella chimica un calo di produzione. Il disavanzo commerciale, pari a 10,6 miliardi di euro registrato nel 2007, è in crescita. Le cause sono l’alto prezzo del petrolio, la scarsa competitività italiana rispetto ad Asia e Medio Oriente, alti prezzi dell’energia. La chimica in Italia vale 57 miliardi di euro (81 con la farmaceutica), oltre il 5% del PIL. Occupa 125 mila addetti (194 con la farmaceutica), di cui 18% laureati (media nazionale 7%). Si registrano crolli degli utili (meno 48% per Solvay, meno 83% nell’ultimo trimestre). Basf, colosso mondiale, ha fermato 80 impianti. Polimeri Europa registra perdite per 380 milioni di euro. Dow Chemical e DSM-Sabic non se la passano meglio. Lyondell-Basell versa in disperate condizioni finanziarie (chapter eleven), Montefibre in Russia ha fallito gli obiettivi e gli impianti Snia Caffaro sono sotto sequestro per motivi ambientali. Ora veniamo a Ferrara.
Nei giorni scorsi Vinyls Italia, l’ex Ineos acquisita dall’imprenditore trevigiano Fiorenzo Sartor, ha chiesto al tribunale di Venezia l’accesso all’amministrazione straordinaria. La decisione arriverà il 24.6, o prima se verrà accolta l’anticipazione richiesta dalla società. Vinyls gestisce gli impianti di cvm e pvc a Marghera, prodotti finali del “ciclo del cloro”, di cui fanno parte anche gli impianti Sindyal/Eni di cloro/dicloroetano (materie prime per la Vinyls), a loro volta alimentati dall’etilene prodotto dal cracking di Polimeri Europa (Eni). La pesante crisi di mercato del pvc (domanda in calo del 30%) è destinata a durare a lungo e si aggiunge alle perdite accumulate da Ineos negli ultimi anni, per gli alti costi di produzione di cloro, cvm e pvc. Inoltre, da tempo, è cessata a Marghera la produzione di poliuretani (tdi), che costituiva il traino per il ciclo del cloro. Infine l’impianto clorosoda (Syndial) è obsoleto (tecnologie inquinanti al mercurio con spreco di energia, mai sostituite da celle a membrana). Se cala la domanda di pvc e cvm, cala quella del cloro e dell’etilene, a sua volta messa in crisi dal crollo di altri prodotti derivati dal cracking del petrolio.
Dunque dal destino della Vinyls dipende il futuro dell’intero petrolchimico di Marghera, degli stabilimenti di Sardegna, Ferrara, Mantova e Ravenna (alimentati dall’etilene), oltre che il futuro di decine di migliaia di posti di lavoro.
Tutto questo è noto da anni! Che cosa abbia a che fare con la turbogas, dovrebbero spiegarcelo il Pd, i sindacati, Sateriale, il sindaco entrante e Franceschini, tutti molto sensibili ai voti del petrolchimico e al business di Enipower. Nessuno di loro si è mai occupato di capacità delle imprese di ristrutturare la propria filiera, di nuovi investimenti nella chimica, di green economy, di chimica vegetale, di biotecnologie e nanotecnologie, di nuovi prodotti per l’auto e l’edilizia, di chimica ad alto valore aggiunto, di vantaggio intellettuale italiano, ancora esistente. Il disastro annunciato è arrivato tra menzogne sulla Turbogas ed illusioni dispensate a piene mani ai lavoratori.
L’incapacità al potere crea danni enormi, che prima o poi paghiamo tutti noi.
Valentino Tavolazzi
Progetto per Ferrara