



di Valentino Tavolazzi
L’assessore Maisto, come al solito risentito, replica al posto del presidente del Teatro Mangolini, costringendomi a gestire “due pugili nello stesso match”. Il delegato alla cultura non entra nel merito delle considerazioni che ho portato all’attenzione dei cittadini: 1. Compatibilità finanziaria e sociale dello stanziamento comunale (incluso il contributo al Teatro); 2. Equità sociale del piano tariffario (soprattutto negli spettacoli ad elevato costo); 3. Ineludibile scopo di coinvolgere, con le iniziative culturali del Comune, ampi strati della popolazione. Evidentemente questi temi non lo interessano. Che il Comune, ente dotato di risorse limitate e al tempo stesso garante di giustizia sociale nella spesa pubblica, possa o no permettersi le scelte fatte da Maisto, dal Pd e dalla maggioranza, parrebbe del tutto marginale.
Decisamente più importante per lui è invece attribuirmi idee sbagliate sul numero di spettatori, spacciato come l’unico indicatore di qualità e successo, quando, nel mio precedente intervento indirizzato a Mangolini, avevo semplicemente segnalato che un teatro vuoto o pieno a metà, non può essere un buon esempio di efficacia economica e culturale. Maisto peraltro definisce sbagliati i dati indicativi, da me (non da lui) sottoposti all’attenzione dei cittadini (anticipando che erano conti della serva), ma si guarda bene dal fornire quelli giusti. Quanto riempie il Teatro, per esempio, la danza? Si può sapere quant’é il costo per poltrona occupata? Quanti cittadini coinvolgono le rappresentazioni del Teatro nel loro insieme? Quanto incide per ogni cittadino coinvolto almeno una volta (lo spettatore ripetitivo conta 1) l’investimento di 2 milioni di euro l’anno del Comune? Domande semplici, alle quali Maisto, con pervicacia, non risponde.
Egli non spiega nemmeno perché il prezzo del biglietto di spettacoli assai cari, copra una parte esigua del costo dei medesimi, e la differenza venga ingiustamente scaricata, con la fiscalità generale e comunale, sui ceti meno abbienti, che a quegli spettacoli non possono assistere. Del resto lui e la sua maggioranza sono abituati a fare lo sconto ai ricchi anche in altri settori (rette nidi e materne, trasporto scolastico). E con disinvoltura lo scaricano sui cittadini economicamente più svantaggiati.
Maisto non fa altro (per la terza volta) che dedicarsi ad attacchi personali: “E’ manifesta la disinformazione compiuta dal Consigliere Tavolazzi e la sua smania, derivante forse dal suo lavoro precedente, di dare pagelle ai buoni e ai cattivi”; “E’ lo stesso consigliere che fa demagogia ed usa in maniera distorta l’informazione”. Eppure tutti, tranne lui, sanno che nessuno batte il Comune in fatto di disinformazione, politiche culturali comprese. Sarò disposto a cambiare idea solo quando vedrò pubblicati nel sito del Comune tutti i dati richiesti in questo e in precedenti interventi. Fatti, non parole, assessore!
Dulcis un fundo, come in una litania, Maisto, privo di argomenti seri, evoca di nuovo Bondi e Tremonti, tentando di appiccicare a me ed al Movimento 5 stelle, che con altri mi onoro di rappresentare a Ferrara, una cultura che non è la nostra. Lui invece e la sua maggioranza, che da sempre fanno lo sconto ai ricchi sulla pelle dei poveri, si spacciano di sinistra.
Consiglio all’assessore un periodo di riposo estivo ed un bel esame di coscienza, dopo i quali forse potremo riprendere la trasmissione. Restando valido, in ogni caso, l’appello all’onestà intellettuale.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Ppf/M5S
Intevento di Maisto su CornacaComune
Il dibattito sulla cultura e il consigliere Tavolazzi
di Massimo Maisto *
E’ manifesta ancora una volta la disinformazione compiuta dal Consigliere Tavolazzi e la sua smania, derivante forse dal suo lavoro precedente, di dare pagelle ai buoni e ai cattivi. Mi fa molto piacere comunque, a proposito di pagelle, che apprezzi la nomina di Mangolini a Presidente della Fondazione Teatro visto che è stata una scelta forte e convinta dell’attuale amministrazione: Mangolini infatti non è piovuto dal cielo. Quello che fa specie è che Tavolazzi, nella sua totale autoreferenzialità, decida che prima di lui non esistesse in questa città un dibattito culturale, quando vi è da mesi un confronto su tanti temi generali e specifici: dal Meis, al Teatro Verdi, dalle mostre di Ferrara Arte alla necessità di lavorare per una cultura diffusa, fino ad un acceso dibattito sugli archivi storici. Mi dispiace Consigliere ma questa città discute, spesso molto animatamente, di cultura da almeno vent’anni: parlando di costi, di obiettivi, di progetti e di programmi. E’ annunciato da tempo un incontro per il 23 giugno alle 17.00 dove il Sindaco, insieme al sottoscritto, illustrerà gli obiettivi di mandato in ambito culturale: Sono stati numerosi gli incontri pubblici in questi anni: la presentazione del rapporto di Federcultura con la presentazione dello statuto della Fondazione Teatro nel 2008, la sintesi sull’andamento (anche economico) delle attività estive, i due dibattiti recenti sul Meis (sulle dimissioni di Stefani e sul bando di progettazione) e altro ancora. Inutile dire che il Consigliere non si è mai visto. In questa, come nella precedente Consigliatura, sono state inoltre numerosissime le riunione di Commissione Consiliare dove ho potuto illustrare programmi, obiettivi e bilanci. E’ vero o no che proprio il Consigliere Tavolazzi nell’ultima Commissione sui bilanci della cultura si è complimentato per la quantità e qualità di materiale offerto, affermando (più o meno, vado a memoria) che se in futuro sarà fornita questa quantità di informazioni le sue richieste di ridurranno a zero? A proposito di laicità e professionalità: è lo stesso Cconsigliere che invece fuori dalla Commissione, per fare demagogia e usare in maniera distorta l’informazione, conclude una lettera accusandoci di avere “paura della verità”?. Sono questi atteggiamenti, Consigliere, che impediscono spesso di avere con lei un dibattito sereno. E’ a lei che manca la necessaria laicità per un confronto sui contenuti.
Fin dal mio ingresso in Giunta (11 settembre 2007) si è aperta una discussione su cosa la città si poteva permettere e Le ricordo, ad esempio, la mia dichiarazione esplicita (nel 2008) sulla necessità di ridimensionare i costi della lirica. Su questo tema occorre però fare una precisazione: la lirica nella nostra città si ripaga abbondantemente perchè il FUS (Fondo unico dello spettacolo) erogato al Teatro di Ferrara in quanto teatro di tradizione (quindi tenuto a programmare la lirica) finanzia con più di 500.000€ proprio la lirica. Se per provocazione domani decidessimo di non fare più i tre spettacoli di lirica della stagione del Teatro Comunale avremmo quindi una perdita di alcune centinai di migliaia di Euro e non un guadagno, a meno naturalmente di ridurre in modo sostanzioso l’organico del Teatro, tagliando pesantemente i costi di pesonale. Questo è uno dei grandi problemi della cultura in Italia: se decidessimo di investire di più su altro (il teatro ragazzi, il contemporaneo, la danza, altro ancora) perderemmo i contributi ministeriali. Questo è uno dei motivi per il quale tanta parte del mondo culturale italiano (compreso il sottoscritto) considera sbagliata la suddivisione del Fus che porta circa il 50% dei contributi alla lirica, sostenendo un mondo dove ci sono ancora troppi sprechi (vedi polemica di questi giorni sugli Enti Lirici) e impedendo la diverisifiaczione della proposta, dell’offerta e quindi anche del pubblico. Il problema non è quindi quanto i cittadini ferraresi coprono rispetto ai costi artistici di uno spettacolo di lirica, ma perchè il contributo nazionale non può essere finalizzato anche ad altre scelte culturali/teatrali, pur ricordando, come fa giustamente Mangolini, l’importanza in Italia e nel mondo dell’Opera.
Aggiungo inoltre (ma il Teatro può sicuramente dare dati più precisi) che i conti del Consigliere sono sbagliati anche sugli spettatori di media: non tutti gli spettacoli di musica, danza e prosa sono stati realizzati al Comunale, quindi non sempre vi è una capienza di 900 perosne. Su questo inoltre, a costo di far arrabbiare Tavolazzi, ribadisco che ripercorre i temi cari a Bondi-Tremonti: il numero di spettatori non è l’unico indicatore di qualità e successo, se si ragiona con questa logica non si può investire sui giovani e sul contemporaneo perchè hanno bisogo di esperienza, promozione, tempo, ecc… Paolini prima di avere successo sui palchi e in tv veniva ospitato nei Percorsi del Teatro alla Sala Estense, con poche centinaia di spettatori. Credo che aver ospitato Paolini prima del grande successo nazionale sia uno dei fiori all’occhiello del nostro Teatro, così come aver fatto dirigere grande orchestre ad un giovanissmo Harding, prima che diventasse una star plalnetaria o continuare ad ospitare giovani di danza contemporanea (su cui in precedenti lettera il consigliere non ha risparmiato il’ironia tipica di chi non apprezza e non conosce). Un conto è controllare i costi, evitare gli sprechi, ridurre il costo a carico del Comune, cercando nuovi finanziatori e una maggiore copertura da parte degli spettatori, e lo stiamo facendo. Altra cosa è giudicare la cultura solo dal numero di biglietti staccati. Se la logica fosse questa non si tratterebbe di un teatro di tradizione pubblico, che ha nei propri scopi anche quello di fare sperimentazione, ricerca, di supportare il contemporaneo, nella convinzione, di sinistra, che la cultura sia uno degli elemnti fondamentali dell’identità e della crescita di una comunità, non un capriccio di un élite, come pensano Tremonti, Bondi e Tavolazzi.
Infine continuo a non capire i riferimenti del Consigliere a far pagare chi può peremetterselo: ho già risposto con un po’ di ironia (che credevo che Tavolazzi apprezzasse e invece ho scoperto che non è così, peccato: il dibattito poteva diventare più vivace) che non possiamo chiedere il redditto Isee a chi viene a teatro. Possiamo invece, e ho spiegato che lo stiamo facendo per il Teatro e per i Musei, aumentare gli interi e non toccare i ridotti, sostenere la possibilità di accesso per i giovani e gli studenti, dare occasioni gratuite o quasi di assistere alle prove generali, rafforzare il Teatro sociale. Questa è per me equità sociale.
p.s.: premesso, gentile Consigliere, che credo che lei sia stato iscritto ad un partito più anni del sottoscritto, in un periodo in cui i partiti erano ben più invasivi di adesso nelle carriere pubbliche e private, e ricordando che adesso lei è un leader di un altro partito (o solo perchè si chiama movimento pensa davvero che sia un altra cosa?), Le ribadisco che il mondo culturale di questa città, sia che mi apprezzi sia che mi contesti, mi conosce abbastanza bene da sapere che è nel mondo culturale stesso che sono nato e cresciuto, non altrove. E questo lo sa anche lei, ma le fa comodo, nella sua continua opera di disinformazione, sparare nel mucchio. Solo che a me l’argomento cultura appassiona perchè è la mia vita, la mia passione, il mio interesse, da ben prima di fare l’amministratore. Quindi non si preoccupi: non mi stancherò di spiegare e di fornire dati ed elementi di valutazione, ma non mi stancherò neanche di ribattere alle sue manipolazioni.
* – assessore alla Cultura del Comune di Ferrara
E’ manifesta ancora una volta la disinformazione compiuta dal Consigliere Tavolazzi e la sua smania, derivante forse dal suo lavoro precedente, di dare pagelle ai buoni e ai cattivi. Mi fa molto piacere comunque, a proposito di pagelle, che apprezzi la nomina di Mangolini a Presidente della Fondazione Teatro visto che è stata una scelta forte e convinta dell’attuale amministrazione: Mangolini infatti non è piovuto dal cielo. Quello che fa specie è che Tavolazzi, nella sua totale autoreferenzialità, decida che prima di lui non esistesse in questa città un dibattito culturale, quando vi è da mesi un confronto su tanti temi generali e specifici: dal Meis, al Teatro Verdi, dalle mostre di Ferrara Arte alla necessità di lavorare per una cultura diffusa, fino ad un acceso dibattito sugli archivi storici. Mi dispiace Consigliere ma questa città discute, spesso molto animatamente, di cultura da almeno vent’anni: parlando di costi, di obiettivi, di progetti e di programmi. E’ annunciato da tempo un incontro per il 23 giugno alle 17.00 dove il Sindaco, insieme al sottoscritto, illustrerà gli obiettivi di mandato in ambito culturale: Sono stati numerosi gli incontri pubblici in questi anni: la presentazione del rapporto di Federcultura con la presentazione dello statuto della Fondazione Teatro nel 2008, la sintesi sull’andamento (anche economico) delle attività estive, i due dibattiti recenti sul Meis (sulle dimissioni di Stefani e sul bando di progettazione) e altro ancora. Inutile dire che il Consigliere non si è mai visto. In questa, come nella precedente Consigliatura, sono state inoltre numerosissime le riunione di Commissione Consiliare dove ho potuto illustrare programmi, obiettivi e bilanci. E’ vero o no che proprio il Consigliere Tavolazzi nell’ultima Commissione sui bilanci della cultura si è complimentato per la quantità e qualità di materiale offerto, affermando (più o meno, vado a memoria) che se in futuro sarà fornita questa quantità di informazioni le sue richieste di ridurranno a zero? A proposito di laicità e professionalità: è lo stesso Cconsigliere che invece fuori dalla Commissione, per fare demagogia e usare in maniera distorta l’informazione, conclude una lettera accusandoci di avere “paura della verità”?. Sono questi atteggiamenti, Consigliere, che impediscono spesso di avere con lei un dibattito sereno. E’ a lei che manca la necessaria laicità per un confronto sui contenuti.
Fin dal mio ingresso in Giunta (11 settembre 2007) si è aperta una discussione su cosa la città si poteva permettere e Le ricordo, ad esempio, la mia dichiarazione esplicita (nel 2008) sulla necessità di ridimensionare i costi della lirica. Su questo tema occorre però fare una precisazione: la lirica nella nostra città si ripaga abbondantemente perchè il FUS (Fondo unico dello spettacolo) erogato al Teatro di Ferrara in quanto teatro di tradizione (quindi tenuto a programmare la lirica) finanzia con più di 500.000€ proprio la lirica. Se per provocazione domani decidessimo di non fare più i tre spettacoli di lirica della stagione del Teatro Comunale avremmo quindi una perdita di alcune centinai di migliaia di Euro e non un guadagno, a meno naturalmente di ridurre in modo sostanzioso l’organico del Teatro, tagliando pesantemente i costi di pesonale. Questo è uno dei grandi problemi della cultura in Italia: se decidessimo di investire di più su altro (il teatro ragazzi, il contemporaneo, la danza, altro ancora) perderemmo i contributi ministeriali. Questo è uno dei motivi per il quale tanta parte del mondo culturale italiano (compreso il sottoscritto) considera sbagliata la suddivisione del Fus che porta circa il 50% dei contributi alla lirica, sostenendo un mondo dove ci sono ancora troppi sprechi (vedi polemica di questi giorni sugli Enti Lirici) e impedendo la diverisifiaczione della proposta, dell’offerta e quindi anche del pubblico. Il problema non è quindi quanto i cittadini ferraresi coprono rispetto ai costi artistici di uno spettacolo di lirica, ma perchè il contributo nazionale non può essere finalizzato anche ad altre scelte culturali/teatrali, pur ricordando, come fa giustamente Mangolini, l’importanza in Italia e nel mondo dell’Opera.
Aggiungo inoltre (ma il Teatro può sicuramente dare dati più precisi) che i conti del Consigliere sono sbagliati anche sugli spettatori di media: non tutti gli spettacoli di musica, danza e prosa sono stati realizzati al Comunale, quindi non sempre vi è una capienza di 900 perosne. Su questo inoltre, a costo di far arrabbiare Tavolazzi, ribadisco che ripercorre i temi cari a Bondi-Tremonti: il numero di spettatori non è l’unico indicatore di qualità e successo, se si ragiona con questa logica non si può investire sui giovani e sul contemporaneo perchè hanno bisogo di esperienza, promozione, tempo, ecc… Paolini prima di avere successo sui palchi e in tv veniva ospitato nei Percorsi del Teatro alla Sala Estense, con poche centinaia di spettatori. Credo che aver ospitato Paolini prima del grande successo nazionale sia uno dei fiori all’occhiello del nostro Teatro, così come aver fatto dirigere grande orchestre ad un giovanissmo Harding, prima che diventasse una star plalnetaria o continuare ad ospitare giovani di danza contemporanea (su cui in precedenti lettera il consigliere non ha risparmiato il’ironia tipica di chi non apprezza e non conosce). Un conto è controllare i costi, evitare gli sprechi, ridurre il costo a carico del Comune, cercando nuovi finanziatori e una maggiore copertura da parte degli spettatori, e lo stiamo facendo. Altra cosa è giudicare la cultura solo dal numero di biglietti staccati. Se la logica fosse questa non si tratterebbe di un teatro di tradizione pubblico, che ha nei propri scopi anche quello di fare sperimentazione, ricerca, di supportare il contemporaneo, nella convinzione, di sinistra, che la cultura sia uno degli elemnti fondamentali dell’identità e della crescita di una comunità, non un capriccio di un élite, come pensano Tremonti, Bondi e Tavolazzi.
Infine continuo a non capire i riferimenti del Consigliere a far pagare chi può peremetterselo: ho già risposto con un po’ di ironia (che credevo che Tavolazzi apprezzasse e invece ho scoperto che non è così, peccato: il dibattito poteva diventare più vivace) che non possiamo chiedere il redditto Isee a chi viene a teatro. Possiamo invece, e ho spiegato che lo stiamo facendo per il Teatro e per i Musei, aumentare gli interi e non toccare i ridotti, sostenere la possibilità di accesso per i giovani e gli studenti, dare occasioni gratuite o quasi di assistere alle prove generali, rafforzare il Teatro sociale. Questa è per me equità sociale.
p.s.: premesso, gentile Consigliere, che credo che lei sia stato iscritto ad un partito più anni del sottoscritto, in un periodo in cui i partiti erano ben più invasivi di adesso nelle carriere pubbliche e private, e ricordando che adesso lei è un leader di un altro partito (o solo perchè si chiama movimento pensa davvero che sia un altra cosa?), Le ribadisco che il mondo culturale di questa città, sia che mi apprezzi sia che mi contesti, mi conosce abbastanza bene da sapere che è nel mondo culturale stesso che sono nato e cresciuto, non altrove. E questo lo sa anche lei, ma le fa comodo, nella sua continua opera di disinformazione, sparare nel mucchio. Solo che a me l’argomento cultura appassiona perchè è la mia vita, la mia passione, il mio interesse, da ben prima di fare l’amministratore. Quindi non si preoccupi: non mi stancherò di spiegare e di fornire dati ed elementi di valutazione, ma non mi stancherò neanche di ribattere alle sue manipolazioni.
* – assessore alla Cultura del Comune di Ferrara