



di Valentino Tavolazzi
Durante la conferenza di venerdì non ho usato l’espressione “stato confusionale” riguardo al 118. Confermo tuttavia le considerazioni ed i quesiti posti in quella sede, ai quali la consigliera del Pd Adelina Ricciardelli si ostina a non rispondere. Forse non ne ha il tempo, data la difficoltà a conciliare responsabilità istituzionali con il ruolo di direzione del servizio emergenza. Apprendiamo comunque con soddisfazione, dopo il pressing degli ultimi mesi, che ci saranno incontri con i cittadini per fornire le risposte mai date ai dubbi sulla chiusura del pronto soccorso in Giovecca. Sia chiaro tuttavia che le critiche non vengono solo da Ppf, ma da molti cittadini e dagli altri gruppi di opposizione, oltre che dal sindaco di Occhiobello. Purtroppo sono i fatti ad essere privi di risposte, non i deliri di onnipotenza che la Ricciardelli ci attribuisce.
1. L’ambulanza con base presso la caserma dei vigili del fuoco, è equipaggiata con due autisti (personale tecnico non paramedico) e non con autista più infermiere, come accade invece nell’auto Cidas stazionante presso l’ospedale.
2. Le attrezzature presenti nell’ambulanza con due autisti non sono le medesime presenti in quella Cidas (manca supporto sanitario come il set intubazione, quello per l’aerosol e molti farmaci).
3. L’ambulanza con due autisti viene inviata in soccorso anche di “codici rossi base”, e compete ad essi (autisti) valutare la necessità del medico e richiedere il suo intervento. L’auto medica, se disponibile, parte solo in quel momento. Nell’attesa, sul posto non è presente alcun infermiere.
4. Fuori Ferrara (in provincia) le ambulanze sono equipaggiate con coppia di autista più infermiere. Perché a Ferrara no?
5. Non sono noti i dati che dimostrino il rispetto, da parte delle ambulanze, dei tempi stabiliti per raggiungere il luogo di soccorso. Né sono disponibili informazioni su situazioni di soccorso, eventualmente gestite con difficoltà, che abbiano comportato provvedimenti organizzativi e/o disciplinari, da parte della direzione del servizio. Non sono noti report pubblici di ritorno (feed back), che consentano ai cittadini (gli utenti) di valutare l’efficacia e l’efficienza del servizio, affidato anche a terzi (Cidas, Croce Rossa).
Riguardo ai maggiori rischi sanitari introdotti dal decentramento del pronto soccorso rispetto alla città, bacino d’utenza preponderante, ci si domanda con preoccupazione:
1. Quali sono i tempi di percorrenza previsti dai quartieri del Comune di Ferrara al nuovo ospedale di Cona, nello scenario a viabilità attuale ed in quello a viabilità futura (quando?)? Quali le modalità organizzative del servizio, le procedure, il numero di ambulanze, di auto mediche e la specializzazione degli equipaggi?
2. Come sarà evitato il peggioramento del servizio, a seguito della chiusura del pronto soccorso attuale, per i quartieri più decentrati della città (Ponte, Barco, Francolino, Cassana, Porotto, via Virgiliana, Ravalle, Casaglia, Porporana, con decine di migliaia di abitanti), nonché il rischio di aumento di decessi, a causa di tempi eccessivi nelle attività di soccorso, stabilizzazione ed intervento medico/chirurgico d’emergenza?
3. Per quali motivi si vuole chiudere il pronto soccorso a Ferrara, sostenendo che il servizio migliorerà, mentre è attivo quello di Comacchio, a 10 Km dal nuovo ospedale del Delta?
Le domande sono molte. La dirigente del servizio emergenza, dott.ssa Ricciardelli, farebbe bene a fornire le risposte nel prossimo consiglio straordinario del 28.6, richiesto dai gruppi di opposizione, invece di sottrarsi al confronto di merito, tentando di screditare l’interlocutore. Gli elettori osservano, giudicano, poi votano.
Valentino Tavolazzi, consigliere comunale Ppf/M5*
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