



di Valentino Tavolazzi*
Pagare altri 5 milioni di euro a Dexia o rinnegare le scelte politiche ed amministrative fatte da consiglio, giunta e dirigenti a partire dal 2002. E’ questo il cul de sac nel quale si sono cacciati il Pd ed alleati in anni di allegra gestione del derivato, che ha fatto spendere al Comune ed ai cittadini quasi 2,5 milioni di euro dal 2009. Il sindaco Tiziano Tagliani non ci ha pensato due volte a scaricare le responsabilità sulle amministrazioni precedenti, delle quali egli stesso ha fatto parte come vicesindaco. Ed ecco arrivare in consiglio comunale un atto di annullamento delle delibere di consiglio, di giunta e delle determine, nelle quali si innestano le tre operazioni swap (2002, 2003, 2005), che il Pd ha sempre difeso, sostenendone validità e convenienza economica per le casse comunali.
L’annullamento degli atti amministrativi, chiesto ora ai consiglieri comunali in carica, è una decisione grave e suona come un pesante giudizio politico su scelte, comportamenti e percorsi che hanno generato l’operazione di finanza derivata, dimostratasi un disastro per i ferraresi. Un volta faccia, quello di Tagliani e dell’attuale maggioranza, che dimostra la fondatezza di quanto più volte segnalato da Progetto per Ferrara, con una battaglia politica iniziata nel 2008, per chiudere immediatamente il derivato, attraverso emendamenti e risoluzioni sempre bocciati dal Pd fino a tutto il 2011 ( 2009 – 2012 ) . Iniziativa politica che è sfociata quest’anno nel coinvolgimento della Procura della Corte dei Conti, con un esposto firmato anche dalla Lega, teso ad accertare eventuali illegittimità e/o responsabilità del Comune e di singoli amministratori/dirigenti, nell’impostazione e gestione delle tre operazioni finanziarie. Iniziativa giudiziaria che da un lato ha smosso un Marattin più incline a confezionare patetiche slide professorali che ad agire, dall’altro ha dimostrato che nessuno in Ppf, tanto meno l’ex direttore generale del Comune, ha alcunché da temere da una accurata indagine della Procura contabile.
Per cancellare con un colpo di spugna delibere e determine oggi il Comune deve dichiarare e dimostrare che: i contratti di swap Dexia furono stipulati senza gara; alla data della stipula il mark to market (valore del derivato) era negativo per il Comune; quest’ultimo non è mai stato operatore qualificato (secondo Consob) e non ha mai ricevuto adeguata informazione da Dexia; a seguito di un formale impegno preso dal Comune, esiste un conflitto di interessi tra Dexia advisor (consulente) da un lato e banca (sempre Dexia), venditrice del prodotto finanziario dall’altro; l’operazione nasconde costi impliciti che la banca non ha mai dichiarato. Per puntellare l’annullamento degli atti, in autotutela, a Tagliani serve dunque una delibera di consiglio che certifichi l’incoerenza del derivato con l’interesse pubblico e la sua incompatibilità con l’equilibrio finanziario del Comune. In altri termini l’attuale amministrazione deve dichiarare che le scelte compiute in passato sono illegittime, in danno ai cittadini ed in contrasto con le risorse disponibili.
La banca reagirà. Si prevedono conteziosi amministrativi e forse privatistici, in tal caso con sede a Londra. Costi di assistenza legale alle stelle (se a Londra, si parla di milioni di euro) e possibili risarcimenti di danni richiesti dalla banca al Comune e magari ad amministratori e dirigenti responsabili, nell’ipotesi di soccombenza dell’ente. Costi che se si aggiungono a quelli già sostenuti per consulenze attivate nella definizione di una proposta transattiva, bocciata dal collegio dei sindaci revisori e dell’istruttoria per la delibera di annullamento. Le responsabilità amministrative e tecniche, se esistono, le accerterà la Corte dei Conti, attivata dal nostro esposto. Quelle politiche sono implicite nella delibera di annullamento. Se Tagliani avesse estinto il derivato all’inizio del suo mandato, come chiesto ripetutamente da Ppf, avrebbe speso gli stessi soldi (2-3 milioni di euro) che ha inutilmente sprecato nelle perdite successive al suo insediamento. Ed oggi non saremmo in lite tardiva con una banca internazionale.
*Consigliere comunale Progetto per Ferrara