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31 Ott, 2009

Hera, nessuna svendita

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Pubblicata da Estens.com

Giovanni Lenzerini

collabora_iocistoIntervengo – credo per la prima volta in vita mia – in una polemica a mezzo stampa solo perché il sindaco di Ferrara, allarmato da alcune delle affermazioni fatte da Roberto Baldisserotto nella lettera intitolata “Hera, ora siamo tagliati fuori”, mi ha chiesto un ulteriore supplemento di indagine sui presupposti giuridici ed economici del conferimento di Agea Reti. ercherò quindi di essere sintetico e ancor più di essere chiaro:

 

a) Sulla questione del valore patrimoniale di Agea Reti: è il codice civile (art. 2343) e non la discrezionalità delle parti interessate, a stabilire che il valore dei conferimenti debba (si badi bene, non possa, ma debba) essere stimato da un perito nominato dal Presidente del Tribunale competente.

Questo a tutela di tutti gli interessati, cioè la società, i soci ed i terzi. E il medesimo articolo prescrive che il perito risponda dei danni eventualmente arrecati, con la propria stima, a tutti soggetti appena citati, terzi compresi, naturalmente.

Ora, anche attraverso il parere formale dei nostri consulenti che abbiamo comunque attivato, perché si esprimessero sulla metodologia di stima utilizzata (e motivata) dal perito, non sono emersi elementi su cui fondare un’eventuale contestazione.

Tuttavia, la strada di un’eventuale citazione per danni al perito – per chi ritenesse di essere in possesso di concreti elementi – rimane. Ma dovrebbero essere, appunto, molto concreti.

In caso contrario, non rimarrei meravigliato se invece fosse il perito ad

intraprendere un’azione a tutela della propria onorabilità professionale, ritenendola lesa dal fatto che la sua stima giurata viene ripetutamente e pubblicamente messa in discussione.

b) Sulla questione del valore delle azioni Hera: una cosa è il valore nominale delle azioni (non a caso, credo, si chiama nominale); una cosa è il valore di mercato, che – trattandosi di società quotata – viene rideterminato in modo pressoché continuo dal susseguirsi delle contrattazioni; altra cosa ancora è il valore di concambio, quello cioè che – nel caso in questione – individua l’equo scambio tra azioni e beni conferiti (cioè, quante azioni è equo emettere e consegnare in cambio della nostra parte di Agea Reti).

Per scrupolo, ho riesaminato (e più volte) con attenzione lo statuto di Hera. Non ho trovato traccia delle disposizioni citate da Baldisserotto, o per meglio dire non sono riuscito a capire quali di queste disposizioni vengano (mal)interpretate. Chiederò aiuto.

Nel frattempo, cerco di immaginarmi le reazioni degli altri soci (quelli che non conferiscono, e che quindi vedono diminuire il loro peso relativo sul capitale sociale di Hera) se si fosse proposto il metodo di indicare quale valore di concambio il valore nominale dell’azione. Avrebbero gridato alla fregatura, e con ragione!

Per non parlare della reazione del mercato, e dell’Autorità che su questo vigila. “Perché mai, si sarebbero chiesti, Hera da di se stessa una valutazione così bassa? C’è forse sotto qualcosa?”.

Sperando che la Consob mi perdoni, chiudo la parentesi scherzosa: è legittimo discettare se il valore di concambio pari ad 1,75 euro ad azione sia tanto o sia poco, ma facendo attenzione a non propugnare criteri che offendono la norma, la logica e anche il buon senso.

Chiudo con una riflessione: l’iter valutativo che ha condotto all’approvazione del conferimento da parte del Consiglio Comunale di

Ferrara è stato laborioso, ed il suo esito non scontato dall’inizio.

Lo stesso sindaco, pur avendolo posto tra i temi del suo programma, ha pubblicamente dichiarato che l’operazione trae origine dalla necessità, non dall’entusiasmo.

Il Consiglio Comunale non ha dovuto scegliere tra il Bene e il Male, ma tra due alternative, entrambe con pregi e difetti.

Se ne è dibattuto per alcune settimane, nelle sedi istituzionali, sui mezzi di informazione e forse – come è normale e giusto – in famiglia e al bar. Adesso però il Consiglio ha deliberato.

Non intendo certo affermare – ci mancherebbe – che si debba interrompere il dibattito, pubblico o privato che sia. Ci si deve però rammaricare se chi è in possesso di informazioni o valutazioni che ritiene preziose, o comunque molti utili alla ponderata decisione del Consiglio, le avanzi solo dopo che il Consiglio, dopo alcune settimane di approfondimento, si è già espresso.

 Giovanni Lenzerini

Direttore Generale Holding Ferrara Servizi

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  • vittorio savini: ,,,aggiungo inoltre che vi è stata un' ORDINANZA del tribunale di Ferrara (artt. 676 C.P.P.) n. 250/2016 del 2 novembre 2016 a firma del giudice Pier

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