



Fallimento in economia e lavoro, sprechi, subalternità a Hera
La città è in caduta libera. Economia e lavoro regrediscono da anni. Decine di aziende hanno chiuso e migliaia di lavoratori sono in cassa integrazione o hanno perso il lavoro. I giovani non hanno futuro, a Ferrara più che altrove. La scadente amministrazione Pd, guidata da Tagliani, non ha saputo concepire, né attuare, un piano per la ripresa economica del territorio, facendo leva sui punti di forza esistenti. Privo di “vision” e di progettualità, e perciò incapace di reperire fondi nazionali ed europei, il primo sindaco democristiano di Ferrara ha lavorato prevalentemente per Hera, suo sponsor politico e società per azioni quotata in borsa, consentendole da un lato di impossessarsi dei beni comuni a prezzi stracciati (Agea, TLR, reti gas) e dall’altro di imporre tariffe salate, in regime di monopolio, per i servizi acqua, rifiuti e teleriscaldamento. In altri termini, nel ruolo di sindaco, Tagliani ha garantito che i soci privati di Hera intascassero dividendi prodotti dalle super bollette, pagate da pensionati e cassaintegrati.
Egli inoltre ha scaricato sui ferraresi, e se ne vanta, decine di milioni di euro sprecati in debiti comunali, che lui stesso aveva contribuito a creare per opere inutili. E al tempo stesso ha bloccato investimenti ed incentivi alle imprese. Ha bruciato decine di milioni con il derivato Dexia (trascinando il Comune innanzi alla Corte di Londra), con la svendita delle azioni Hera e nella causa Lageder, scaricandoli tutti sui ferraresi. Tagliani ha mantenuto clientele e garantito contributi ad associazioni politicamente amiche. Ha assunto e premiato dirigenti. Ha scaricato sui poveri la parte di retta scolastica non pagata dai ricchi ed i costi del Teatro non coperti dai biglietti. In cinque anni ci è costato non meno di 50 milioni di euro, che avremmo potuto risparmiare. Anche nei rapporti con il petrolchimico, è riuscito a fare peggio di Sateriale. Tagliani non ha preteso le bonifiche, mentre ha consentito l’ampliamento di impianti tecnologicamente superati, a forte impatto ambientale e a bassa intensità di lavoro. Al tempo stesso non ha ostacolato la fuga di attività di ricerca, strategiche ed innovative, nate e cresciute a Ferrara. Nulla ha fatto per lanciare la città nel mercato turistico, né ha favorito nuove attività manifatturiere, nella green economy e in settori tecnologicamente avanzati. Ha ignorato le coltivazioni di qualità e la tradizione gastronomica. Una gestione fallimentare, alla quale, con un voto prevalente a Tagliani, la città verrebbe condannata per altri cinque anni.
Menzogne ed arroganza, poco rispetto di avversari e cittadini
Tagliani ha mentito più volte ai ferraresi. Lo ha fatto quando ha negato di essere uno degli autori del raddoppio di Cona e della sciagurata scelta di chiudere il Sant’Anna. Un accordo del 2000, quando era vice di Sateriale, lo inchioda. Ha sostenuto quella decisione tombale per il Sant’Anna, condivisa e firmata dal Comune, scippando ai ferraresi ospedale e pronto soccorso. Tagliani ha mentito nel 2009, quando promise la Cittadella della Salute aperta H24; nel 2013, quando in chiesa a Malborghetto promise la consultazione dei cittadini sulla finta geotermia, declassata poi a sondaggino telefonico; nel 2011, quando in pompa magna garantì la salvezza della Spal con gli introiti dell’impianto fotovoltaico, che procurerà profitti solo a Butelli, Turra e Hera. Se dal punto di vista della “vision” Tagliani è un esempio di nanismo politico, nello stile si distingue per arroganza e pochezza umana. Ne è esempio il tentativo di neutralizzare una forza politica di opposizione incontrollabile (Ppf), attivando una macchina del fango pagata dai cittadini (gli uffici comunali a ciò impiegati) per screditarne sul piano personale l’eletto in consiglio. Tagliani ottenne solo la penosa (per lui) archiviazione del suo esposto, sancita dai giudici che aveva attivato. Analogo triste epilogo fu riservato alla querela sporta dal suo assessore allo sbilancio Marattin. Medesima protervia egli ora dimostra quando tenta di delegittimare gli altri candidati per evitare il confronto; quando spaccia Cona per l’oggetto dei desideri dei ferraresi (che invece vorrebbero l’ospedale in città); quando dichiara di non voler spegnere il cancrovalorizzatore di Hera, perché non saprebbe che farne dei rifiuti. Se Ferrara non merita tanta inadeguatezza ed incapacità politica (spesso accompagnate da mala fede), Tagliani non merita il voto dei suoi concittadini.
Valentino Tavolazzi
Progetto per Ferrara