



Pubblicata da estense.com
Intervento di Legambiente Ferrara
“Ecco l’idrovia!”, esordisce la presidente della Provincia nell’annunciare il primo bando di gara d’appalto per 32 milioni di euro su 145 stanziati per la creazione di un’opera ventennale che costerà almeno dieci volte di più a volerla realizzare davvero tutta. Ecco l’idrovia, mentre la darsena cittadina langue e un attracco inutilizzato giace da ormai anni in totale sprezzo dei natanti e in stato di semiabbandono, dentro la faraonica conca di Pontelagoscuro.
Ma entriamo nel merito della “strada d’acqua che collegherà Ferrara al mare” , per la quale già un ex presidente della Provincia, dal nome molto più evocativo, aveva tentato di essere ricordato.
Con delibera del 9 dicembre 2008, la Giunta regionale licenzia la “procedura di Via relativa al progetto di adeguamento dell’idrovia ferrarese al traffico idroviario di classe V europea”, “tramite interventi consistenti sostanzialmente in scavi di risezionamento del canale e adeguamento dei manufatti di attraversamento”, praticamente tutti i ponti! Ora la vicenda del ponte di San Pietro a Comacchio dovrebbe già da sola far desistere dal malcostume di strombazzare opere innovative, quando non si riesce nemmeno a garantire la manutenzione dell’esistente! Malcostume italianamente diffuso, per cui si progettano ponti sullo stretto di Messina e non si riesce a proteggere un paese dalla sua montagna!.
Che il finanziamento dell’idrovia sia in realtà un sistema per fare le piste ciclabili è già stato tacitamente ammesso sia da Dall’Acqua che da Zappaterra, che in mezzo ci venga anche qualche piazzola d’approdo di piccoli natanti, sparsi lungo il corso del Volano può anche essere, ma ciò che preoccupa è l’avvio di un programma di costruzione del nuovo ponte Valle Lepri, e l’allargamento del tratto terminale del porto canale di Portogaribaldi. Bandi sui quali è facile aspettarsi lo scatenamento di interessi “cementiferi” locali e non solo.
Se le opere sono fatte non nell’intento per il quale nascono (navigazione di V categoria) ma per altri scopi (navigazione da diporto e “riqualificazione” Porto Garibaldi), è evidente che si apre lo spazio per ogni genere di intervento speculatorio al limite della legalità. In effetti tornando alla delibera di Via, chi voglia appassionarsi alla lettura coglierà immediatamente l’inadeguatezza dei finanziamenti stanziati rispetto alla mole di prescrizioni redatte per realizzare, anche a volerla, la famosa strada d’acqua. Citiamone una di carattere generale:1C, prescrizioni in merito al quadro di riferimento programmatico: punto 6: “In considerazione della valenza archeologica diffusa su gran parte delle aree interessate (..) con particolare concentrazione nel tratto Ostellato/Comacchio, l’esecuzione di tali manufatti (vasche di contenimento della terra di risulta delle attività di scavo incluse) e tutti gli interventi (comprese le risagomature delle sponde) da intraprendere in concomitanza con le aree ritenute a rischio archeologico, dovranno essere preceduti da saggi di scavo di accertamento preventivo, anche di tipo subacqueo.” Al punto 7 (..) “qualora fossero accertate situazioni archeologiche di particolare interesse (valutate dalla Soprintendenza e non dal capocantiere. ndr), potrà verificarsi la necessità di predisporre varianti al progetto o prevedere diverse ubicazioni degli interventi proposti”.
Vogliamo aggiungere a titolo di esempio, che il ponte di San Giorgio e quello di Final di Rero, per motivi di valenza storica, dovranno rispettare “il mantenimento delle attuali prospettive visuali senza innalzamenti delle quote di impalcato del ponte”, così come dovrà “essere mantenuto l’asse visivo diretto da via Bologna su Porta Paola (..)” nella cui curva le navi di V categoria si incagliano perfino nella simulazione al computer! “Grazie alla Provincia per essere i primi”, dice la sindaca di Comacchio, luogo sommerso da vertenze giudiziarie per case costruite sulla spiaggia e per pinete che i cittadini non vogliono abbattere.
Ma vediamo cosa succede in riferimento al quadro ambientale rispetto al quale la delibera prescrive, che “dovranno essere eseguiti monitoraggi pre e post intervento attraverso il posizionamento di piezometri in corrispondenza di Porto Garibaldi, dell’abitato di Comacchio e di Valle Lepri, lungo il percorso dell’Idrovia e su entrambi i lati” e al punto 2: “ in sede di progetto esecutivo dovrà essere applicata idonea modellistica inerente gli interscambi tra acqua dolce e marina per effetto dei movimenti di marea nell’area del porto canale e nelle retrostanti valli Fattibello, Spatola e Capre ecc.” Inoltre al punto 5: “dovrà essere rispettato il programma di campionamento delle terre da scavo e dei fanghi di dragaggio presentato e aggiornato dalla documentazione integrativa datata giugno 2008, comunicando con congruo anticipo il calendario degli interventi e dei campionamenti agli enti titolati in materia e/o preposti al controllo”.
A pag. 96 della delibera, circa il lotto in questione, si legge ancora che in fase di progettazione esecutiva saranno elaborati un approfondimento sull’interazione fra idrologia superficiale e sotterranea, in base al quale verrà definito un piano di monitoraggio in accordo col Parco del Delta e uno studio per determinare il range di accettabilità della variazione del tenore salino delle Valli. Invece delle roboanti dichiarazioni e dei modellini computerizzati, ci renda noto la Provincia lo stato dell’arte in merito alla predisposizione di queste misure di prescrizione.
E se perfino l’assessore regionale ai trasporti è costretto a dire che “intanto si parte”, anche se i soldi non ci sono per fare tutto – nell’Italia delle opere incompiute o inutilizzate – si spieghi alla cittadinanza quali saranno gli “indubbi vantaggi” che ne potranno conseguire dal punto di vista commerciale, quando nonostante le ripetute richieste, non si è ancora visto una piano di fattibilità economica dell’opera.
Legambiente Ferrara