



Articolo pubblicato da estense.com
Le opposizioni chiedono un consiglio straordinario
9.11 (nine eleven). Negli States è il numero di emergenza, associato anche, nell’immaginario collettivo, all’11 settembre e al crollo delle Torri Gemelli. A Ferrara indica il 9 novembre e diventa l’sos lanciato per far fronte all’emergenza crisi. Nei giorni scorsi Progetto per Ferrara, Prc-Pdci, Pdl, Lega e Io amo Ferrara hanno inviato al presidente del consiglio comunale Francesco Colaiacovo la richiesta di convocazione urgente del consiglio per il 9 novembre, sul tema della crisi economica ed occupazionale che colpisce Ferrara.
“L’iniziativa politica dei gruppi di opposizione – spiega il promotore, Valentino Tavolazzi – intende affrontare nella sede propria, democraticamente eletta, il tema in questo momento più importante per la città: la grave crisi economica, che minaccia la soppressione di migliaia di posti di lavoro, il taglio degli stipendi per migliaia di ferraresi, l’impossibilità per i giovani di trovare lavoro e di permettersi casa e famiglia, l’aumento del numero di cittadini che vivono sotto la soglia di povertà”.
La richiesta di consiglio straordinario riguarda anche l’audizione in aula di sindacati e categorie economiche (industria, artigianato, commercio, banche..), allo scopo di sentire dalla viva voce dei protagonisti della crisi, l’analisi della situazione e le proposte rivolte all’amministrazione comunale.
La recente missione del sindaco Tagliani e della presidente della provincia Zappaterra presso il petrolchimico, non ha prodotto – secondo le opposizioni – alcun risultato informativo, tanto meno operativo. “Il messaggio al cloroformio passato alla città – aggiunge Tavolazzi – contiene solo tranquillità ed ottimismo. Purtroppo la realtà è più drammatica”.
Le preoccupazioni della minoranza riguardano il petrolchimico, “in stato di grave difficoltà (chiusura di aziende e/o loro ridimensionamento), nell’ambito della crisi globale della chimica, ma non solo. L’accordo di programma di Sateriale è stato un fallimento: la centrale turbogas regalata ad Enipower, non ha prodotto un solo posto di lavoro, non ha attratto una sola nuova azienda, non ha consentito la bonifica del sito industriale. Per contro i ferraresi subiranno per decenni l’aggravamento delle condizioni ambientali”.
C’è poi LyondellBasell, che “per bocca del suo senior vice presidente Massimo Covezzi, ha annunciato tagli dei costi per 700 milioni di dollari, la chiusura di almeno 20 centri produttivi e la dismissione di 3 mila dipendenti diretti, oltre a 2 mila indiretti. L’azienda non esclude che la manovra possa riguardare anche l’Italia (Terni, Brindisi, Ferrara, che dunque sono a rischio), ma al tempo stesso chiede al Comune l’approvazione di un piano particolareggiato per realizzare non si sa quale impianto, con l’unico risultato concreto di valorizzare le proprie aree nel petrolchimico”.
“Grandi difficoltà colpiscono poi anche l’industria manifatturiera, l’artigianato, il commercio – fanno notare Ppf, Prc-Pdci, Pdl, Lega e Iaf -. I fondi per la cassa integrazione si stanno esaurendo. Il credito alle imprese è bloccato. Occorre una reazione unitaria e decisa da parte delle istituzioni e delle parti sociali coinvolte (imprese, sindacato, banche), iniziativa che in questo momento non si avverte. C’è al contrario una tendenza generale (con poche eccezioni), a mettere la polvere sotto il tappeto, a negare alla città la verità sulla crisi, banalizzandone con dichiarazioni politiche anestetizzanti, la dimensione e la gravità, che per Ferrara sono eccezionali e straordinarie”.
“Il consiglio straordinario del 9.11 – si augura Tavolazzi – rimetterà al centro del dibattito politico ed amministrativo la situazione reale e le proposte per superarla”.