



Al giro di boa i nodi dell’amministrazione Tagliani sono arrivati al pettine e difficilmente essa, nella seconda metà del mandato, sarà in grado di fare scelte diverse da quelle fin qui attuate. Il debito nel 2011 supera il valore di soglia del 120% delle entrate correnti, limite determinato dal risultato di gestione negativo (-3,7 milioni a fronte di +3,4 milioni nel 2010). Il parametro dell’indebitamento è tra i dieci utilizzati per valutare se l’ente sia in deficit strutturale. Il Comune di Ferrara ha un altro parametro negativo, quello del personale. Ma non è in deficit strutturale, decretato da almeno cinque parametri negativi. Il peso del debito, a 136,5 milioni di euro, è stato affrontato tagliando gli investimenti, che per questo, nel triennio 2009-11, hanno toccato il minimo storico degli ultimi dieci anni, con pesanti ripercussioni sull’economia locale. Al tempo stesso la politica di smobilizzo del patrimonio comunale, che doveva finanziare nuovi investimenti, si è dimostrata fallimentare. L’unica operazione significativa andata parzialmente in porto, è stata la vendita di Foro Boario nel 2010. Ma una parte del ricavato, sotto forma di avanzo 2010, è stata utilizzata per finanziare le spese correnti 2011. Anche gli oneri di urbanizzazione sono stati sottratti per tre quarti (3,7 milioni) agli investimenti ed utilizzati per finanziare le spese correnti.
La svendita delle reti del gas, in cambio di azioni Hera, ha prodotto l’impoverimento del patrimonio comunale, soprattutto dopo il crollo del titolo (1,1 euro, contro 1,7 nel 2009). L’immobilismo dell’amministrazione ha prodotto milioni di perdita. Proprio come per il derivato Dexia, che nel 2011 ha perso un altro milione di euro, mentre nessuna azione concreta è stata avviata per fermare l’emorragia. Tagliani ed il Pd hanno dormito ed oggi non sanno che pesci pigliare. Non hanno chiuso l’operazione tra il 2009 e il 2010, quando costava la metà di oggi, né hanno avviato azioni legali per tutelare l’ente.
La spesa per il personale nel 2011 si attesta al 44,28% delle entrate correnti, a fronte di un valore soglia per il deficit strutturale del 38%. I dipendenti a tempo indeterminato sono 1338, inclusi 30 dirigenti e 6 incarichi di staff. Erano aumentati tra il 2007 (1322) ed il 2010 (1378), anche a seguito delle infornate di Tagliani, attuate nei primi due anni del suo mandato in contrasto con l’obbiettivo di ridurre i costi strutturali.
Anche sul versante delle aziende le preoccupazioni aumentano. Le Farmacie nel 2011 hanno perso vendite e ricavi (18,5 milioni contro 19,1 previsti e 18,7 nel 2010). Il valore medio della ricetta è crollato. Il taglio delle risorse nella sanità e la liberalizzazione della vendita dei farmaci impongono scelte di fondo che Tagliani tarda a fare. L’azienda ha raschiato il barile ed ora servono idee ed investimenti. Manca un piano industriale contro il rischio di perdite, di svalutazione dell’azienda e che al contrario ne delinei la crescita. Ieri Tagliani ed il Pd hanno respinto la richiesta di Ppf ( leggi ) , di portare in consiglio il piano industriale e di sostituire il consiglio di amministrazione di 5 membri con un amministratore unico. Afm invece verrà sottratta al controllo degli eletti, dopo la sua trasformazione in Srl e la cessione delle quote alla Holding.
L’Istituzione scolastica nel 2011 haavuto ricavi da vendita dei servizi (tariffe a carico degli utenti) pari a 3,9 milioni, su un totale di 22,6 milioni di costi di gestione. Il contributo complessivo del Comune nel 2011, sostenuto dalla collettività e quindi anche dai ceti meno abbienti, ammonta a 17,6 milioni. Le famiglie con valore ISEE in fascia massima (oltre 45 mila euro), per nidi e materne pagano rette che coprono i due terzi del costo effettivo del servizio. Nelle liste di attesa ci sono centinaia di richieste inevase. In una situazione di offerta incapace di soddisfare la domanda, il Comune rinuncia a chiedere, a chi può pagarlo, il costo del servizio a domanda individuale. Al tempo stesso posti occupati da famiglie ad alto reddito, che oltretutto non pagano il 100% del costo, sono indisponibili per le famiglie bisognose, a causa della saturazione delle strutture comunali. In un momento di grande difficoltà dei conti pubblici, l’Amministrazione dovrebbe mettere in atto tutte le azioni tese al riequilibrio strutturale del bilancio, agendo anche sulla capacità contributiva dei ceti più abbienti. Ebbene ieri in consiglio Tagliani ed il Pd hanno nuovamente respinto la proposta Ppf ( leggi ) di ridefinire il piano delle rette 2012-2013, relative a nidi e materne, tesa ad attribuire ai valori ISEE superiori a 50 mila euro, rette pari al 100% del costo sostenuto dall’Istituzione, e a valori ISEE compresi tra 40 e 50 mila euro, rette pari al 75% del costo. La proposta chiedeva inoltre di ricalibrare le rette per i valori ISEE inferiori a 40 mila euro, mantenendo, per quelli sotto ai 20 mila euro, gli importi attualmente in vigore, senza alcun aumento.
Nel frattempo si è abbattuta sui ferraresi la tempesta di nuove tasse (Imu ed addizionale Irpef) pari 33,9 milioni di euro aggiuntivi rispetto all’anno precedente. Le famiglie se ne accorgeranno nelle prossime settimane con la dichiarazione dei redditi. La città è in condizioni economiche, ambientali e sociali mai viste prima, mentre i cittadini restano esclusi dalle scelte fondamentali che li riguardano. Esattamente come è accaduto con la decisione di chiudere l’ospedale Sant’Anna e di mandarci tutti a Cona. La casta difende il fortino mettendo la testa sotto la sabbia. Tenta di blandire i gruppi di minoranza (Fli e Pdl arriveranno a votare i bilanci del Pd?), ma i nodi e le contraddizioni esploderanno, anche perché noi, si spera non da soli, continueremo a fare opposizione.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Ppf/M5S