17 Giu, 2010
Il Pd lancia l’offensiva politica per «indorare» la pillola di Cona
Inserito da: PpF In: Sanità




Da Il Resto del Carlino di Stefano Lolli
Nella saletta, una trentina di persone. Quasi tutti esponenti del Pd, a iniziare dal segretario cittadino Simone Merli all’ex segretario dei Ds Mauro Cavallini; c’è anche l’assessore alla Sanità Chiara Sapigni, e vari consiglieri comunali. Un paio di ‘osservatori’ (Pdl e lista civica), persone comuni non più di due o tre. MA IN FONDO non conta; l’obiettivo della prima iniziativa pubblica promossa dal Partito Democratico sull’ospedale di Cona, ha il valore della sperimentazione politica. Cresce infatti la preoccupazione non solo della gente, ma anche nel maggior partito di governo locale per le possibili ricadute della vicenda ospedale.
Ecco allora affidato a due esperti (i consiglieri comunali, nonchè medici al S. Anna, Francesco Portaluppi e Maria Adelina Ricciardelli) il compito di ‘informare’ la gente. PECCATO che la gente non ci sia. «Purtroppo stasera gioca il Brasile…», si giustifica Simone Mori, segretario del Circolo Pd di Pontelagoscuro, dove va in scena il primo atto della serie d’iniziative. Che a Portaluppi del mondiale non interessi nulla, si capisce presto; più che di un incontro col pubblico (che non c’è), la sua è una conferenza. Il responsabile del centro ipertensione del S. Anna – forse scelto perchè anche nel Pd serpeggia il nervosismo – sciorina diapositive, informazioni, considerazioni. E qualche bacchettata all’opposizione: «Il S. Anna non si poteva ristrutturare nè allargare, in fondo Ceausescu è stato fortunato, poteva abbattere le case circostanti per edificare il suo palazzo», prova a scherzare. POI LA MOSSA ad effetto: mostra le foto del S. Anna d’inizio Novecento, con le camerate da venti letti e le suore pietose fra i malati in quarantena; la situazione in fondo è cambiata di poco, dice Portaluppi, «nessuno oggi può avere il coraggio di chiamare il S. Anna un ‘ospedale civile’: climatizzazione inadeguata, un bagno per 15 malati, sale operatorie sparse per il complesso, l’anello non ristrutturabile anche per i vincoli della Soprintendenza. La diagnostica è frammentata – incalza -, le attrezzature sono incomplete». Vien da chiedersi perchè, stando così le cose, Portaluppi e la Ricciardelli lavorino al Sant’Anna ormai da vent’anni senza aver mai presentato un esposto ai Nas o un’interrogazione al sindaco; ma il loro compito, ora, è di… formare il consenso. DI SPIEGARE, con tanto di logo verde e freccia bianca su cui spiccano le parole ‘efficienza’, ‘sicurezza’ e ‘qualità’, che ospedale migliore significa solo ed esclusivamente Cona. Anzi, «S. Anna a Cona». Nella strategia di comunicazione politica del Pd bisogna iniziare a chiamare S. Anna il nuovo ospedale, Cona evoca già il rischio elettorale prima ancora di quello sanitario. Ed allora, malgrado qualche bisticcio lessicale che confonde i pochi cittadini – che infatti prendono la porta -, per tutta la serata i ‘consiglieri-sanitari’ ripetono la formula. Infarcita di termini inglesi: non si parla più di ospedale vecchio o nuovo, ma di hub & spoke. Cona sarà più confortevole per i degenti? Merito dell’evidence-based design. PORTALUPPI si impegna anche a smantellare le fondamenta delle critiche: «Ampliare il S. Anna recuperando l’ex caserma Pozzuolo del Friuli era impossibile per una ragione di spazi, in Cisterna del Follo ci sono 25 mila mq, meno di un terzo rispetto alle esigenze di espansione». E per il futuro, perchè contestare la realizzazione di case o negozi? «E’ successo anche all’Umberto I di Mestre tanto lodato – dice il medico-consigliere -: per favorire la realizzazione del nuovo ospedale in piena campagna, a 5 km dal centro, si stanno costruendo 429 appartamenti e 6 mila mq di aree commerciali». POI UN’ALTRA raffica di numeri, funzionali a spiegare che quella di Cona è la miglior ubicazione possibile (ma tra i grandi tabù della serata, resta la scelta originaria della localizzazione su cui ora ai consiglieri Pd è vietato esprimere giudizi): «Almeno 25 mila abitanti sono più vicini a Cona che al S. Anna, almeno il doppio degli incidenti avviene in una posizione più vicina o più facilmente raggiungibile da Cona che non all’attuale ospedale», dice Portaluppi. Che dopo un’ora e mezza cede, cavallerescamente, la parola alla Ricciardelli. La responsabile del 118 va dritta al punto: «E’ solo l’urgenza il problema della sanità ferrarese?». Non c’è la minima idea di quanto impiegheranno, le ambulanze, a raggiungere Cona; ma per la Ricciardelli «il concetto di velocità è relativo». Sono infatti «cruciali i tempi di arrivo delle ambulanze, non quelli del ritorno in ospedale». Si punta sulla qualificazione tecnologica e del personale, sull’evoluzione della sanità. IN TUTTA la serata, non si parlerà mai dei disagi dei pazienti e dei familiari (nè dell’esigenza, invocata dallo stesso sindaco Tagliani, di attuare una riorganizzazione anche ‘culturale’ dell’apparato medico dell’ospedale); nè una parola sul ritardo dei collegamenti, l’aumento dei costi, personali e per la collettività. Si procede per dogmi e visioni idilliache: «I portoni del Sant’Anna non chiuderanno…», dice la Ricciardelli parlando della ‘Casa della Salute’, ovvero la ristrutturazione che prevede in corso Giovecca ambulatori, medici di medicina generale presenti 12 ore al giorno e la guardia medica di notte. Proibito parlare di pronto soccorso: «Separare le strutture dell’emergenza dalle degenze – chiude la Ricciardelli – è inefficiente e pericoloso».