



di Valentino Tavolazzi
Reputiamo gravi e poco responsabili le affermazioni lette sui quotidiani nei giorni scorsi, attribuite ai vertici delle due aziende sanitarie ferraresi: «La riorganizzazione del 118 non dipenderà dal trasferimento dell’ospedale a Cona. Questo perché la cosa più importante è garantire che l’ambulanza arrivi sul posto del soccorso nel minore tempo possibile, non quanto c’impiega poi per raggiungere l’ospedale». Dichiarazione immediatamente contraddetta da: «L’ambulanza tra il Sant’Anna e Cisterna del Follo verrà spostata tra Barco e Pontelagoscuro». Domanda. Se lo spostamento dell’ospedale a Cona è indifferente per l’organizzazione del 118, perché mai verrebbero spostate le ambulanze da corso Giovecca a Pontelagoscuro? Se i tempi di arrivo a Pontelagoscuro sono andati bene fino ad ora, perché portando l’ospedale a Cona si debbono spostare anche le ambulanze oggi nei pressi del Sant’Anna?
La verità è che per molte emergenze (infarto, ictus, emorragia) il tempo di arrivo all’ospedale è vitale. Lo ha pubblicamente dichiarato il direttore dell’azienda sanitaria locale Paolo Saltari: «Per le urgenze servono certezze: massimo venti minuti dopo l’infarto per raggiungere la sala emodinamica, non oltre perché altrimenti c’è perdita di tessuto cardiaco e la mortalità aumenta del 10%». E’ evidente che se la sala emodinamica verrà trasferita a Cona, si allungherà il tempo necessario per raggiungerla da Pontelagoscuro, Barco, Francolino, Porotto, Cassana e tutto il centro storico, anche posizionando un’ambulanza in ogni località. Saltari, a scanso di equivoci, aveva anche aggiunto: «Per cuore, cervello e grandi traumi il minuto fa la differenza». E’ assai curioso che oggi il direttore del Sant’Anna Gabriele Rinaldi dichiari «Per infarti e ictus la sala operatoria può arrivare dopo un’ora e mezza, per le emorragie celebrali entro due ore». Delle due l’una: o la scienza medica è soggettiva, oppure i due direttori farebbero bene a mettersi d’accordo prima di parlare.
Anche sul tipo di ambulanze e sugli equipaggi si fa molta confusione. Due soli soccorritori autisti, equipaggio assai frequente a Ferrara, non possono garantire un servizio assistenziale d’emergenza all’altezza della situazione. Le norme sul fabbisogno del personale medico, infermieristico e tecnico del servizio di emergenza sanitaria territoriale, sono del tutto carenti. Per pianificare una adeguata qualificazione del soccorso di base (emergency life support) occorre colmare al più presto tale carenza.
Indicazioni ufficiali sul sistema emergenza le ha date nel 2007 il Ministero della salute con gli studi, prodotti in collaborazione con regioni italiane, denominati “I 15 Mattoni del Servizio Sanitario Nazionale”. Il Mattone 11- Pronto Soccorso e Sistema 118 – definisce strumenti e metodologie, condivisi dai sistemi sanitari regionali, per dimensionare le strutture, valutare i costi dell’emergenza e quant’altro. Per progettare correttamente il sistema di emergenza il Ministero ha individuato i criteri. Vediamone alcuni.
1. L’area servita, se urbana o extraurbana, stabilendo che per i codici più urgenti i tempi di arrivo dei mezzi di soccorso siano ≤ 8 minuti in area urbana e ≤ 20 minuti in area extraurbana.
2. La densità demografica, una maggiore densità di popolazione comporta un maggiore fabbisogno assistenziale.
3. La presenza di aree ad alto rischio, agglomerati industriali, raffinerie o di qualunque altra area identificabile come “a rischio”, che può condizionare sensibilmente il fabbisogno assistenziale del territorio. Particolare valenza assume in tal senso il potenziale rischio chimico, nell’eventualità del verificarsi di vere e proprie maxiemergenze.
4. La distribuzione per età della popolazione: sappiamo che in città quasi un abitante su tre ha più di 65 anni.
5. L’esistenza o meno di un ospedale o un pronto soccorso nel territorio interessato.
Come si fa a sostenere che chiudere il Sant’Anna non influisca sul modello di emergenza?
Anche le caratteristiche dei quattro livelli in cui si articola la risposta all’emergenza – urgenza, sono individuati dalle linee guida ministeriali (n. 1/1996), ossia: Punti di Primo Intervento, Pronto Soccorso Ospedaliero, Dipartimento di Emergenza, Urgenza ed Accettazione di primo livello, Dipartimento di Emergenza, Urgenza ed Accettazione di secondo livello. Non sta scritto da nessuna parte che il pronto soccorso di Cona debba costituire l’unica offerta per l’emergenza in città.
Lasciare il centro storico ed i quartieri limitrofi senza ospedale e pronto soccorso è per noi una scelta irresponsabile, mai compiuta prima d’ora in altri capoluoghi emiliani. Lo è altrettanto giustificarla, minimizzando il disastro incombente, con argomentazioni pseudo tecniche, che appaiono più propaganda subalterna alla politica, che effettiva competenza professionale messa a disposizione dei cittadini.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Progetto per ferrara
Movimento 5 Stelle