



Pubblicato da Estense.com
Continuiamo ad essere preoccupati per il funzionamento dell’inceneritore di Cassana, e gli articoli di recente comparsi aumentano i nostri timori. Ci sembra difficile infatti sostenere che le polveri fini e gli altri inquinanti siano abbondantemente al di sotto dei livelli di guardia. Ci sentiremmo più tranquilli se tali affermazioni scaturissero dall’Arpa e fossero basate su analisi in continuo controllate dall’ente pubblico. Con l’opportunità di rilevare oltre ad una generica media i picchi di emissione, ai quali sono notoriamente collegate le punte di mortalità e morbidità per l’apparato cardiocircolatorio e respiratorio.
Saremmo ancora più fiduciosi nelle istituzioni sapendo che i tecnici operano controlli improvvisi per valutare la quantità e soprattutto la qualità dei “materiali post utilizzo” che vengono infornati. Non è infatti rassicurante sapere che nei primi otto mesi dell’anno sono state bruciate 23 mila tonnellate di rifiuti speciali, vale a dire già il 18% delle 130 mila tonnellate di rifiuti totali che dovrebbero essere “smaltiti” in un anno.
Oltre le rassicurazioni di Hera, quali controlli sono stati eseguiti sino ad oggi per impedire, salvo poi tardivamente denunciare, che si bruciassero rifiuti speciali? E cosa si intende esattamente per speciali? Qual’ è la loro provenienza? E’ rispettato il vincolo di bruciare solo rifiuti prodotti nella provincia? Non abbiamo mai prestato alcuna fiducia alle millantate opere di compensazione ambientale rappresentate dalla piantumazione di pochi ettari di giovanissime piante e dalla sempre progettata costruzione di una bretella stradale, visto se non altro l’immediato impatto ambientale che comporta. Riponiamo più fiducia in altre ed opposte idee circa la sostenibilità del traffico e la riduzione dell’inquinamento da trasporto su gomma, piuttosto che l’ulteriore sbancamento e cementificazione del territorio.
Tra l’altro i nuovi assessori all’ambiente ed alla salute pubblica dovrebbero informarci a che punto sia la realizzazione dello studio regionale Moniter a cui, pur non interrompendo la costruzione degli inceneritori, ci si affidava per valutare l’emissione di sostanze inquinanti ed i danni alla salute umana ed all’ambiente. Da ultimo suggeriremmo di chiedere a quei manager del c.d.a. di HERA, che altrettanto disinvoltamente occupavano posizioni di spicco all’interno dei partiti di sinistra, cosa ne pensano del programma di ricerca europeo “ExternE”.
Si tratta di un corposo studio elaborato già dal 1991 per monetizzare i danni di un qualsiasi impianto che produce energia. Bene, rapportandoci ad una stima attuale sull’inceneritore di Trento da 103 mila tonnellate, si può valutare che il costo per la nostra città si aggiri sui tre milioni di euro all’anno. Sempre che i rifiuti altamente tossico nocivi rappresentati dalle ceneri post combustione, che in peso sono il 30% del materiale trattato, siano correttamente convogliate in speciali discariche.
C’è qualcuno che controlla piuttosto che avallare un’autocertificazione da parte di chi conduce l’impianto? Siamo pertanto sempre più convinti che la soluzione sia quella di potenziare la raccolta porta a porta per il recupero totale dei materiali post utilizzo, come avviene già da tempo nella vicina Vedelago (Tv). Tra l’altro con ingente guadagno da parte del gestore e favorendo l’occupazione. Ed il nostro territorio non è certo più arduo dell’altipiano di Asiago, dove da alcuni mesi si è avviato un progetto di raccolta differenziata spinto al massimo.
Comunque già ora che siamo tutt’altro che al massimo della raccolta ci rimane sempre il dubbio di sapere realmente cosa accidenti si bruci in via Diana, visto che se togliamo la carta e la plastica, come dovrebbe già accadere con l’attuale raccolta differenziata, si abbatte del 90% il potere calorifico dell’inceneritore.
Comitato Ferrara Città Sostenibile