03 Nov, 2013
La batosta del fotovoltaico Alla vecchia Spal solo le briciole di una torta da 136 milioni
Inserito da: PpF In: Politica




Pubblicato dalla Nuova Ferrara
La costruzione del maxi-impianto fotovoltaico targato Spal sull’ex discarica di Ca’ Leona alla fine si è rivelato un buon affare per tutti. Le società realizzatrici, che fanno capo al gruppo bresciano Turra, e godranno in vent’anni di profitto lordo di poco inferiore a 80 milioni di euro. Hera, che incassa il canone di affitto di 150mila euro per trent’anni, su di un terreno inutilizzabile in altra maniera. Lo stesso ex presidente spallino, Cesare Butelli, che con i pur magri proventi del fotovoltaico eviterà quasi certamente il fallimento. Tutti, tranne i soggetti per i quali l’operazione era stata studiata e appoggiata dalle amministrazioni pubbliche: la gloriosa Spal, appunto, ha dovuto subìre addirittura la cancellazione dal panorama calcistico, prima della rinascita con altri protagonisti; e la città nel suo complesso, che ha concesso risorse preziose come aree e autorizzazioni senza ottenere alcunché in cambio. È quanto emerge dalle more della procedura di concordato per la società Spal 1907 spa, grazie alla relazione del commissario giudiziale Paolo Montanari che ha documentato ogni passaggio di una intricatissima trama sulla quale in parecchi (a partire da Valentino Tavolazzi, Ppf) avevano cercato di fare luce.
L’intera vicenda risale al 2010-2011 quando la Spal, da un paio d’anni proprietà di Butelli attraverso due società, Gretom e Galdessa, era già entrata in sofferenza dal punto di vista finanziario. Per uscirne gli amministratori concepiscono l’idea di realizzare un impianto fotovoltaico ed entrano in contatto, appunto, con il gruppo Turra, già attivo in un settore che stava vivendo anni di grande sviluppo grazie agli incentivi pubblici. Per capirci, un impianto entrato in funzione nel 2011, come quello di Ca’ Leona, ricavava dalla cessione dell’energia 0,34 euro a kwh, dei quali solo 0,08 derivavano dal prezzo di mercato dell’energia: il resto, più del triplo, era l’incentivo pubblico, erogato attraverso il Gestore servizi energetici, società controllata dal ministero dell’Economia. L’incentivo era assicurato per vent’anni a partire dalla messa in funzione dell’impianto. Il fotovoltaico di Ca’ Leona ha una potenza di picco di 14 milioni di watt e una produzione annua di circa 20 milioni di kwh, «sicché, per 20 anni, assicura ricavi per circa 6,8 milioni di euro annui, per un totale, nel ventennio, di circa 136 milioni di euro» è il conteggio del commissario giudiziale. Il costo di costruzione di un impianto del genere, è scritto in uno studio tecnico allegato alla ricorso per il concordato Spal, ammonta a circa 45 milioni di euro, mentre i costi di gestione e manutenzione si aggirano attorno a 450mila euro l’anno. L’utile ante imposte dell’operazione, dunque, è calcolato in 82 milioni di euro totali, pari a 4,1 milioni l’anno.
Un business sicuramente importante, la cui complicazione «risiedeva nell’ottenimento dell’autorizzazione, la cosiddetta autorizzazione unica prevista dall’art. 12 del D. Leg. 387/2003 – chiarisce la relazione – di competenza della Provincia», molto complessa e difficile da ottenere, tanto più per un impianto che insiste su 31 ettari di terreno. Di fronte alle esigenze della Spal, però, le porte non restarono chiuse: il Comune «si fece parte attiva nel reperimento di un’area adatta», appunto l’ex discarica di proprietà di Herambiente, e il contratto di locazione tra Hera e Spal venne stipulato l’1 aprile 2010. Di seguito arrivò il contratto tra Spal e, particolare importante, la sua controllante Gretom srl da una parte e Turra Energia srl, con il quale la società sportiva s’impegnò ad ottenere l’autorizzazione unica e a trasformare l’affitto in una cessione di diritto di superficie, e il gruppo Turra a realizzare e sfruttare l’impianto per una durata di 20 anni. Nell’occasione, chiarisce la relazione, Turra Energia s’impegnò ad acquistare il 30% del capitale della Spal, aumentando così la solidità della società calcistica: l’impegno, però, «non fu mai onorato».
La tempistica di rilascio dell’autorizzazione fu eccezionale, appena cinque mesi, e già nel gennaio 2011 venne stipulato un nuovo contratto tra Turra Energia e la Spal per la cessione dell’autorizzazione e dei diritti per l’impianto fotovoltaico, e del contratto di affitto del terreno, con incluso l’impegno da parte della società di Butelli di ottenere da Herambiente la cessione a favore di Turra Energia del diritto di superficie.
I bresciani se la cavarono con 4.080.000 euro totali, dei quali 500mila «furono pagati a soggetto terzo facente capo al liquidatore Butelli», mentre 3.580.000 confluirono nelle casse della Spal.
L’ultimo contratto risale al 4 agosto 2011: le quattro società del gruppo Turra si sarebbero occupate della realizzazione e gestione dell’impianto (Europesun, Tunve Energy, Ferrara Energia e Global consulting) si impegnarano, una volta ottenuta la voltura dell’autorizzazione unica a favore del Consorzio energia futura, altra società del gruppo, a corrispondere alla Spal il 30% del valore dell’energia prodotta e venduta ad operatori energetici. Quindi non degli incassi del contributo pubblico, che «saranno interamente di proprietà» delle quattro società, ma solo della fetta più piccola.
La conclusione del commissario liquidatore è sconsolante e vale come bilancio “ferrarese” dell’operazione: la Spal ha ricavato 3,4 milioni di cui circa 1,9 introitati da Butelli (vedi articolo a fianco), cui vanno aggiunti ricavi annui stimati, secondo i conteggi contenuti in diversi punti della relazione, in 370/380mila o 440mila euro, per un totale in quest’ultimo caso di 8,4 milioni. Da un impianto che ne può produrre, appunto, 136.
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http://www.progettoperferrara.org/quel-presunto-debito-non-andava-pagato-1204.html
http://www.youtube.com/watch?v=10MYnoUrgO8