



di Valentino Tavolazzi
La casta si barrica nel fortino e rifiuta il dialogo con la popolazione. Bastano poche decine di preferenze per eleggere un consigliere comunale, che può operare bene o male per cinque anni, mentre occorrono 500 elettori firmatari per proporre al Comune un provvedimento utile per la collettività. Sotto tale soglia è preclusa ai residenti di un via o di un quartiere, la possibilità di proporre deliberazioni all’amministrazione comunale su temi sensibili quali partecipazione, viabilità, manutenzione strade e marciapiedi, gestione del verde, rumore, inquinamento ambientale, illuminazione, servizi sociali e sanitari, trasporto pubblico, servizi pubblici, ecc…
Nell’ottica di facilitare la partecipazione dei cittadini e di abbassare la soglia di accesso al Palazzo, Progetto per Ferrara ha proposto alla Commissione Statuto di abbassare a 300 il numero di firme necessarie per avanzare proposte al sindaco ed al consiglio comunale. E’ la soglia in vigore a Modena, Reggio e Parma, mentre a Ravenna servono 350 firme e 250 a Firenze, tutte città con un numero di elettori pari o superiore al nostro. La commissione statuto ha respinto la proposta Ppf, con il voto di tutti i gruppi consiliari presenti (Pd, Pdl, Fli, Prc/Pdci, Lega, Idv, Riformisti). Destra e sinistra unite per mantenere sbarrate le porte del palazzo ai cittadini e per confermare una delle cause per cui le proposte di iniziativa popolare a Ferrara sono estremamente rare.
La motivazione di tale atteggiamento l’ha offerta il neo gruppo Fli, rappresentato da Enrico Brandani. Egli, dopo aver lamentato la sistematica azione informativa svolta da Ppf sulle scelte della commissione (in ciò affiancato dal presidente Fortini del Pdl), ha dichiarato che il numero di 500 firme rappresenta il compromesso raggiunto sette anni fa, tra maggioranza ed opposizione, nella commissione statuto da lui presieduta. Lo scopo era, udite udite, prevenire il rischio di black out dell’attività amministrativa! Gli va dato atto che l’obiettivo è stato raggiunto, stante il numero di proposte popolari pervenute all’attenzione del sindaco e del consiglio comunale (zero o giù di li)! La verità è che il palazzo non vuole rotture di scatole e persevera nel tenere i cittadini fuori dalla porta.
L’azione frenante nei confronti della partecipazione e della trasparenza amministrativa, si è manifestata anche in altre scelte della commissione. Bocciata, con la sola astensione di Prc/Pdci, la possibilità per i cittadini di rivolgere istanze, petizioni e proposte di deliberazione, non solo al sindaco, ma anche al consiglio comunale, come accade nella stragrande maggioranza delle città emiliane. Respinte nuove modalità di promozione e regolazione della consultazione popolare non previste dallo statuto e dal regolamento. Barricate erette da sinistra e da destra anche riguardo al referendum consultivo e abrogativo. NO alla possibilità di indire il referendum quando lo richiedano almeno due consigli di circoscrizione, che restano in attività almeno fino al 2014. NO al referendum su materie urbanistiche o assimilabili (Prc/Pdci astenuto). NO a più di una tornata referendaria all’anno, come accade invece a Modena (favorevole solo Prc/Pdci). Ma la battaglia del Movimento 5 Stelle continua, giorno dopo giorno, fino al 2014 ed oltre.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Progetto per Ferrara
Movimento 5 Stelle