



Viviamo un’epoca di transizione. La società è complessa. Trovare il bandolo della matassa è semplice quando si ha a che fare con fenomeni complicati (dal latino cum plico), una volto trovato è sufficiente “srotolare” ed il gioco è fatto.
Un fenomeno complesso è ben altro, è una trama delicata, e soluzioni semplicistiche sono come uno strattone, che rischia di mandare in pezzi il quadro generale. Dobbiamo interrogarci sui nostri valori, sul nostro futuro. E’ il mondo globale che ci chiede, ci costringe a farlo. E’ il confronto quotidiano con la diversità che ci chiama a capire chi siamo.
Citando il grande Z. Baumann, viviamo nell’era di quella che lui chiama “modernità liquida”.
Le risposte che la politica vecchia, defunta, fatta dai partiti, cerca di dare sono del tutto inadeguate? Perchè? Perchè Tagliani, il PD, non ha ancora elaborato uno straccio di programma per il governo della città?
Molto semplice, perchè non ha una visione da esporre, non ha un faro guida di riferimento, che traduca in immagini chiare dei valori di riferimento. La politica dei partiti, PD (meno elle) e PDL, aspetta, prima di uscire allo scoperto con delle tesi, che siano fatti gli accordi per le alleanze e la spartizione conseguente.
Ovvero non si ragiona attorno ad una idea di società e di sviluppo ben precisa, ma si adatta il quadro alle esigenze dello spettatore. Ben poche opere d’arte passate alla storia sarebbero state create con questo atteggiamento! I partiti tradizionali stanno cercando di spacciarci un cibo precotto, da microonde, come prelibatezze di un grande chef. Le varianti sono talmente irrisorie che si può passare da un piatto all’altro quasi senza accorgersi del cambio. I piatti Tagliani o Dragotto mi risultano indigesti, se li mangino loro, e quelli a cui piace (se ci sono) mangiare all’autogrill o al fast food. Sapori finti e tanta plastica (anche facciale!).
Il nostro quadro ha colori vivi, chiari, tratti netti e ben definiti, pennellate decise, senza tentennamenti e concessioni. Piaccia o non piaccia, non è un piatto fast food, il nostro programma, che in molti ci stanno scopiazzando, non lo è.
Angelo Storari