



di Paolo Giardini
Nuova rotatoria di S. Giorgio: “Stimiamo una riduzione dei tempi d’attesa del 30-35%” dice al giornalista di fiducia l’assessore Modonesi, compiaciuto delle “simulazioni” effettuate dal Comune di Ferrara. Durante una precedente conferenza stampa sulla magica rotatoria, citava la medesima percentuale, ma riguardante una “diminuzione del traffico di circa il 30-35%”. Avranno scoperto un Principio d’Uguaglianza fra riduzione del tempo d’attesa all’incrocio e riduzione del traffico coinvolto nell’attesa, per cui se invece di attendere un minuto ad un incrocio in ora di punta capiterà di attendere per soli 40 secondi, in quei 20 secondi guadagnati i mezzi in transito diminuiranno invece di aumentare, e caleranno almeno del 33%! Potenza della scienza!
Ci sono aziende d’Ingegneria dei Trasporti che, pur sdegnando i software di simulazione vinti nelle sagre paesane, se conoscessero il PdU semplificherebbero i calcoli per matrici di traffico e grafi stradali, lasciando perdere gli estenuanti rilievi sulle strade cittadine. Si veda ad es. su internet come opera Polinomia di Milano: per definire il flusso di una rotatoria le occorre conoscere il flusso di TUTTA la rete stradale di cui fa parte. Modonesi riderà fino alle lacrime di queste goffaggini.
E’ noto che gli amerindi precolombiani avevano estese reti stradali, però non usavano ruote.
E’ un po’ meno noto che ritrovamenti archeologici hanno riesumato giochi e modellini con ruote, invalidando l’ipotesi della “mancata invenzione”, ma senza intaccare il mistero della strana rinuncia alla ruota.
Infine, è ancor meno noto che l’inarrestabile recupero tecnologico americano avviato dopo l’arrivo di Colombo comprende pure il lancio di micro satelliti artificiali per scopi privati e ludici.
Potremmo individuare nel rifiuto delle ruote un’analogia attitudinale fra i precolombiani e i ferraresi contemporanei: l’idiosincrasia per le invenzioni utili e necessarie.
Tuttavia, fatte le debite proporzioni, gli atzechi che strascicavano bagagli senza ruote erano più giustificati dei ferraresi attuali, indifferenti alle importanti opere pubbliche prive di avalli tecnico-scientifici. Alla Stanlio e Ollio, per capirci. Si veda l’ospedale di Cona, edificato nell’arco di una generazione su terreno inadatto alle costruzioni e penalizzato da altri handicap fra cui una viabilità da far west, che la casta dominante ha deciso di ampliare come unico ospedale di città (ma fuori città), dando avvio in località La Morta ad un’era di corbellerie epocali ritenute di ottima qualità dalla nomenklatura. Infatti il sindaco dichiara, indignato, che sarebbe “un vulnus all’educazione civica” costituire il Comune parte civile nel processo in allestimento per quel gioiello!
In sostanza, per gareggiare alla pari in arguzia coi precolombiani, bisognerebbe dimostrare che erano costretti dalle loro caste a trainare carretti con ruote quadrate. I micro satelliti artificiali ideati dai postcolombiani ne forniscono una prova indiretta. Questi sono oggettini cubici realizzati secondo standard “CUBESAT” (volume 1 dm³, peso max1 kg, potenza elettrica max 1 W). Proprio giorni fa l’Agenzia Spaziale Europea ne ha posti in orbita una decina. Dallo spazio debbono ovviamente comunicare con le rispettive stazioni a terra, ma un solo watt di potenza non regge cospicui traffici di dati. Che fanno allora i giovani artefici dei satelliti? Usando cultura e cervello, predispongono il traffico mediante la matematica delle Reti di Petri, un linguaggio di modellazione che introduce gli equivalenti di semafori e tratti di transizione per regolare traffici non deterministici.
Viene spontaneo considerare che se per la criticità di un progettino scientifico si è obbligati ad utilizzare procedure di calcolo al top inventate da poco, a maggior ragione la realizzazione di opere condizionanti la vita di una città debba essere obbligatoriamente valutata secondo scienza e coscienza attuale, non di fine ‘800. E’ stato fatto, se n’è sentita l’esigenza?
Dal recente incontro nei locali dell’ex Scuola Bombonati con la popolazione invitata ad ascoltare cosa hanno deciso di fare in suo nome negli ultimi dieci anni, testimoni e giornali riferiscono che durante la serata i notabili comunali hanno comunicato un solo dato: 41, il diametro esterno in metri della rotatoria. Che non si dica che siamo dei pressappochisti da paleobar!
Paolo Giardini