



di Valentino Tavolazzi
Tagliani firma il referendum di Idv perché deve pagare il conto all’alleato che lo sostiene in consiglio comunale ed in giunta. Le motivazioni che porta a sostegno della sua scelta obbligata sono risibili. Vediamone solo tre.
1. Tagliani: ”Se ci sono infatti buoni esempi, come il CADF nostro, ce ne sono a decine di disastrosi: gestioni clientelari, reti colabrodo, acque che pur scendendo dai monti della Sila sforano parametri di legge che vengono perciò alzati con decreto “potabilizzando” in via amministrativa, altro che PTOA!” A parte l’uso dell’acronimo errato (PTOA invece di PFOA), è stucchevole la banalizzazione che il sindaco fa del rischio di contaminazione da parte di nuove molecole industriali, pericolose per la salute umana (cancerogene ed interferenti con il sistema immunitario), che sono state riscontrate nell’acqua potabile, proprio a seguito della battaglia di Ppf.
Segnalo al riguardo che la seconda analisi del PFOA nell’acqua potabile rileva un valore più elevato del primo riscontrato dall’Asl (15,3 ng/l contro 14,5 ng/l, +5,5%). Inoltre il buon servizio idrico assicurato dal CADF, azienda a capitale interamente pubblico, sta a dimostrare che quel modello può funzionare bene. Il Comune dovrebbe preferirlo all’attuale (Hera, società mista pubblico-privato), che ha il difetto di prelevare quattrini dalle tasche dei cittadini, per distribuirli ai soci privati. E guarda caso la holding bolognese fa grandi profitti proprio con acqua e rifiuti, mercati monopolistici e protetti, mentre non brilla con gas ed energia, mercati aperti alla concorrenza.
2. Tagliani: “I problemi sul tavolo sono drammaticamente evidenti: enti locali prosciugati, tasche vuote dei cittadini (non tutti!), esigenza di investimenti crescenti, in assenza di finanziamenti dallo Stato.”
Giustissimo sindaco! Perché allora svendere le reti del gas, in cambio di azioni e non di contanti? Perché acquistare l’area inquinata ex Camilli, permutandola con un’area che poteva essere venduta sul mercato? Perché acquistare 5 milioni di euro di uffici dall’ex Eridania? Perché non vendere le azioni Hera? Perché spendere 50 mila euro per incentivare Tortora ad andare in pensione e per aumentare lo stipendio alla sua portavoce? Dov’è il rigore finanziario del Comune, tanto necessario quanto disatteso?
3. Tagliani: “non mi convincono i referendum proposti dai Forum e dai Grillini che, ignorando completamente i vincoli di bilancio degli Enti Locali, ai piedi delle amministrazioni vorrebbero legare una palla diversa: l’obbligo non più la possibilità della gestione pubblica, e poco importa se non sarà finanziariamente possibile, tecnicamente un disastro; quel che conta è “l’idea” e con l’idea prende forma l’equivoco: l’acqua pubblica non si paga.”.
Chi ha mai parlato di acqua gratis, sindaco? E’ davvero indispensabile l’uso della menzogna quando si è a corto di argomenti? E poi Tagliani e Marattin dovreste smetterla con la bufala che se non si ricorre ai privati, non ci sono i soldi per fare gli investimenti. Nella tariffa che paghiamo ad Hera nel 2010, c’è il ricarico del 7% (scusate se è poco!) per la remunerazione del capitale investito (3,2 milioni), oltre al 4% degli investimenti per l’ammortamento (6,3 milioni). In totale 9,5 milioni che Hera intasca mediamente ogni anno, oltre ai costi di gestione. Dunque gli investimenti li pagano i cittadini (come è ovvio). Qualsiasi società interamente pubblica, a queste condizioni, potrebbe fare gli investimenti che fa Hera. E forse ne farebbe di più.
Valentino Tavolazzi, Consigliere comunale Ppf
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