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25 Feb, 2011

La maserati non giustifica la chiusura del Sant’Anna

Inserito da: PpF In: Sanità

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di Valentino Tavolazzi

Ho letto con attenzione l’intervista rilasciata al Carlino dal dott. Rinaldi, al quale invio sinceri auguri di buon lavoro, per la complessità dell’opera che si appresta a svolgere a Ferrara. Credo tuttavia che il confronto con chi la pensa diversamente da lui, se mantenuto nel merito dei problemi, non possa che arricchire la sua prestazione di manager dell’ospedale. Quando Rinaldi dichiara che i tempi di rientro delle ambulanze <<non sono importanti>> e che <<non è decisivo il tempo in cui l’ambulanza torna all’ospedale, ma quello in cui arriva sul posto>>, contraddice sue precedenti affermazioni, oltre a quelle del direttore dell’Ausl Paolo Saltari. Il 7.10.10 Rinaldi dichiarava alla stampa <<Per le urgenze servono certezze: massimo venti minuti dopo l’infarto per raggiungere la sala emodinamica, non oltre perché altrimenti c’è perdita di tessuto cardiaco e la mortalità aumenta del 10%>>. E Saltari confermava <<Per cuore, cervello e grandi traumi il minuto fa la differenza>>. Anche un normale cittadino, del resto, si domanda: se il tempo di rientro delle ambulanze non è importante, perché usano le sirene e passano con il rosso?

Ci sono due scuole di pensiero in merito all’organizzazione dei servizi di emergenza. “Scoop and run” (raccogli e corri) che privilegia velocità di arrivo dell’ambulanza sul posto e suo rientro immediato in ospedale. L’altra “Stay and play” (resta sul posto ed agisci), che punta invece alla stabilizzazione del paziente ed il rapido rientro in ospedale per la prosecuzione dei trattamenti. La prima prevede l’impiego prevalente di personale non medico sulle ambulanze (Usa), la seconda richiede medici sul posto di chiamata (Francia). Non ci sono studi certificati che dimostrino la maggiore efficacia, in termini di minori decessi, dell’una teoria rispetto all’altra. Quello che è certo è che in entrambi i casi il rientro deve essere il più veloce possibile.

Per l’ormai famoso “First Hour Quintet” (il quintetto della prima ora), arresto cardiaco, sindrome coronarica acuta, ictus, trauma, insufficienza respiratoria, non tutte le terapie possono essere effettuate sul posto. Nella sindrome coronarica acuta l’angioplastica si fa in ospedale. Prima si arriva meglio é. Già oggi un paziente su cinque non arriva in sala emodinamica entro le due ore. Ed al Sant’Anna e a Ferrara i decessi per infarto sono significativamente superiori al resto della regione ed a livelli alti nel paese. Per le gravi ferite con importanti emorragie le trasfusioni non si fanno sul posto, né in ambulanza. L’ospedale va raggiunto nel più breve tempo possibile. Per l’ictus la trombolisi si fa in ospedale entro tre ore, ma farla prima è meglio. Anche l’insufficienza respiratoria acuta richiede l’uso di macchine disponibili solo in ospedale. Prima si arriva meglio é. Spostando l’ospedale di 9 chilometri dal baricentro del bacino di utenza cittadino, i tempi di rientro delle ambulanze si allungano, di preziosi minuti o decine di minuti, per decine di migliaia di utenti. Dunque una seria analisi dei tempi di percorrenza e l’individuazione di soluzioni efficaci sono doverose per la città.

 Riguardo agli accessi al pronto soccorso generale, notturni, festivi e prefestivi, di codici bianchi e verdi (casi meno gravi)  il dato ufficiale 2010 è 9030, dalle 20 alle 8, più circa 6000 (calcolato su dati ufficiali), nei festivi e prefestivi dalle 8 alle 20. Un totale di 15 mila richieste (suture, scottature, distorsioni, versamenti articolari, febbre, coliche renali, ecc.) che resteranno inevase in città, quando il pronto soccorso non sarà più in Giovecca. Ne risentiranno i residenti in città e nei quartieri Ponte, Barco, Porotto, Cassana, che dopo la chiusura dell’ospedale non potranno disporre nemmeno di cure in day hospital, anche importanti come chemioterapia e radioterapia. La “Maserati lontana” per dirla alla Rinaldi, non giustifica la chiusura in città di servizi essenziali per la salute. Occorre discutere il piano B da noi proposto.

 Valentino Tavolazzi, consigliere comunale Progetto per Ferrara

Movimento 5 Stelle  

Intervista del Dott. Rinaldi pubblicata da il Resto del Carlino

«Le ambulanze? Conta solo il tempo
QN – Il Resto del Carlino del 25/02/2011  ed. Ferrara  p. 4

DIRETTORE Gabriele Rinaldi, perchè non volete dare i dati sui tempi delle emergenze a Cona? «Perchè non sono importanti: non è decisivo il tempo in cui l’ambulanza torna all’ospedale, ma quello in cui arriva sul posto». Però se i suoi predecessori li hanno commissionati, un motivo ci sarà o no? «Secondo me è andata così: c’era molta pressione sull’argomento e allora si è deciso di tentare una simulazione. Se ve li avessimo dati, comunque, avreste detto che sono stati fatti in un periodo di scarso traffico o cose simili. Mi preoccuperei se cambiassero i tempi di arrivo dell’ambulanza con il medico o l’infermiere». Che però non è sempre disponibile… «Lo sa lei che il sistema di soccorso viene considerato il più elevato della regione? La rete è sufficiente così, andrà soltanto ridisegnata in funzione del nuovo ospedale, ma anche in generale. Avere un’ambulanza qui in ospedale e una di là dalla strada non è proprio il massimo ad esempio». Capisce che per una persona comune, per un cittadino, il tempo di arrivo all’ospedale non è proprio un dato irrilevante? «Certo, ma io sto ai dati scientifici: nel momento in cui arriva l’ambulanza e prende in carico il paziente, ovvero ne capisce i sintomi, inizia il trattamento più adeguato, allerta l’ospedale di arrivo, a quel punto i tempi a seconda degli studi sono di 120 minuti oppure di tre ore». Non è che non avete voluto dare i tempi delle emergenze per pressioni politiche: si sa, Ponte, il Barco, Cassana, sono bacini di voti importanti per chi governa… «Assolutamente no: io non ho mai avuto pressioni». Perchè non volete lasciare un pronto soccorso in città aperto anche alla notte: fareste contenti tutti? «Perchè lasciare un pronto soccorso incompleto sarebbe un prendere in giro la gente». Per esempio lasciare solo il pronto soccorso ortopedico no? «Dovremmo lasciare anche la Radiologia, ma non solo: se si deve operare… Guardi che i dati dicono che dalle 21 alle 7 vi fanno ricorso 2,5 pazienti all’ora». Tavolazzi ha altri dati: 20 pazienti per ciascuno dei tre medici di turno… «Gli ho chiesto chi sono i medici per incrociare i dati con i nostri… Non coincidono». Noi andiamo spesso al pronto soccorso di notte: è sempre affollatissimo. Com’è possibile che ci siano 2,5 pazienti di media all’ora? «Questi sono i nostri dati, quelli che mando in Regione: gli stessi tra l’altro del 2008 e 2009». Possibile che lei non sia preoccupato per nulla del trasferimento? «Cosa dovrei pretendere più di così? Abbiamo 190 mila metri quadri, 600 mila metri cubi. E’ come se ci dessero una Masarati e noi la rifiutassimo perchè il garage è un po’ più lontano». Bello il paragone: ma lei dica almeno che un ospedale non lo avrebbe mai messo là? «Perchè dovrei dirlo? Guardi quanto tempo occorre per arrivare al Sant’Orsola o all’ospedale di Parma. I tempi sono cambiati». Neanche la viabilità la preoccupa? «Ci vado tutti i lunedì e giovedì: abbiamo una strada a quattro corsie per andarci». L’ha vista bene la Ferrara-mare? «Sì, ho visto anche il piano della viabilità complessiva». E’ sicuro che si inaugura nel 2011, sa siamo a marzo… «Sicurissimo». Ha già guardato la data? «No, però sarà nel 2011». Neanche le inchieste su Cona la preoccupano? «Lei al mio posto come si comporterebbe? Io dico questo: vado avanti e lavoro. Se tutto si risolverà, non avrò perso tempo. Se, nell’ipotesi peggiore, il cemento impoverito portasse ad un sequestro del cantiere, io comunque nel mio ruolo, avrò fatto tutto il possibile per i cittadini che di un ospedale moderno ed efficiente hanno bisogno. Sa qual è l’unica cosa che mi preoccupa?» Finalmente, dica… «Che è passato troppo tempo, alcune parti dell’ospedale hanno già dieci anni». Lei farà tutto il possibile per portare Medicina a Cona? «L’Università è parte integrante del Sant’Anna: stiamo concordando gli spazi ed i modi, credo che soprattutto il triennio delle cliniche debba venire a Cona. Mi segnalano che gli spazi per la didattica non sono sufficienti ed entreremo nel merito: didattica e ricerca sono il valore aggiunto, vorrei che a Cona venissero anche Ingegneria e Fisica, ad esempio, che ci aiutassero a sfruttare gli spazi, le risorse energetiche, a valorizzare le strutture. C’è spazio per tutti, basta allargare il perimetro attorno. Sa qual è il mio sogno?». Dica… un po’ ci preoccupa… «Chissà se il corridorio di 250 metri a Cona sarà parallelo a piazza Ariostea: è la città che cambia. Un tempo si viaggiava a 5 chilometri orari, oggi è tutto diverso. Guardi la pianta: se puntiamo il centro del compasso al castello e lo apriamo fino a Cona, ecco, così cambia la città del futuro». Lei nella vita è un ottimista vero? «Lo dica pure, un inguaribile ottimista».

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  • Valentino Tavolazzi: Ing. Savini, come le ho scritto sei anni fa, saremmo ben lieti di pubblicare un intero suo articolo nel nostro sito, con la sua completa versione dei
  • Valentino Tavolazzi: Ing. Savini, come le ho scritto sei anni fa, saremmo ben lieti di pubblicare un intero suo articolo nel nostro sito, con la sua completa versione dei
  • vittorio savini: ,,,aggiungo inoltre che vi è stata un' ORDINANZA del tribunale di Ferrara (artt. 676 C.P.P.) n. 250/2016 del 2 novembre 2016 a firma del giudice Pier

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