



Una leggenda attribuisce qualità diserbanti agli zoccoli del cavallo di Attila che passava dalle nostre parti, quando vigeva ancora l’uso romano di spargere sale sulle terre degli avversari. Gli americani in Vietnam facevano di meglio, irrorando foreste con defoglianti alle diossine e bombe al napalm. Tuttavia, sale e veleni chimici alla lunga cedono alla vegetazione. Ai condottieri d’eserciti occorrono quindi nuove strategie nella lotta contro il verde. Potrebbero copiare idee dalla società civile che usa un’accoppiata micidiale: il Piano Regolatore (o PSC) redatto dai partiti in accordo con i Costruttori. Funziona così: si stabilisce che una superficie verde non faccia più parte della biosfera, dichiarandola “edificabile”, ma diventi una Costruzione Artificiale virtualmente eterna, a detrimento della vegetazione, del panorama, dell’armonioso scambio termico del ciclo stagionale, della trasmissione nel ciclo dell’acqua.
Uno scempio di duraturo successo che, usato militarmente, incrementerebbe il potenziale bellico. Basterà sostituire molte armi di distruzione di massa con Costruzioni in massa, conferendo gradi di generalissimo ai Costruttori civili che conducono da anni le loro campagne alterando città e periferie in cambio di soldi. I Capi di Stato Maggiore saranno invece i Sindaci che ordinano i piani operativi, le famigerate “riqualificazioni”, le espansioni nei vari punti cardinali. Una metafora esagerata? Mica tanto. Le recentissime dichiarazioni di un Costruttore e le repliche dell’Amministrazione pubblicate dalla stampa sembrano le divergenze fra Von Arz e Von Ludendorff sulla battaglia del solstizio del ’18. La lunga Caporetto ferrarese ha visto la predazione di tanto territorio: Ospedale di Cona, Via Darsena, zona Frutteti-Salice (su discariche non bonificate, al top dell’efficienza bellica). Aspettiamo a vedere se nel prossimo solstizio sarà emersa una forza di difesa adeguata analoga a quella dell’Italia minacciata del ’18.
Purtroppo il livello d’apatia ferrarese sembra alto, l’equivalente di un Piave in piena, difficilmente attraversabile per riconquistare le terre invase. Speriamo sia solo una sensazione.
Paolo Giardini