



di Paolo Giatdini
Non casca il mondo se i cittadini ignorano che le centrali elettriche “turbogas” non possono esser usate come biciclette condotte secondo i gusti del ciclista. È necessaria solo agli addetti ai lavori la consapevolezza che le turbogas debbono erogare cospicue potenze minime (anche il 60% della potenza massima), al di sotto delle quali è impossibile rispettare i valori limite di emissione di NOx e di CO e restare entro la convenienza economica. È ovvio quindi che il ferrarese medio sia all’oscuro delle limitazioni dei due mastodontici gruppi (400+400 MW) della turbogas SEF che il Comune ha autorizzato entro il petrolchimico (in pratica a km 0 da Ferrara), per le quali non possano assolutamente funzionare col solo carico del petrolchimico, che abbisogna di 2-3 decine di MW elettrici.
Ma casca l’asino se ignora quel dettaglio tecnico anche chi ha consentito, favorito e magnificato, la furbata di privare il petrolchimico di autonomia energetica in cambio della turbogas. Non gliel’ha ordinato il dottore, all’amministrazione, di vivere culturalmente di rendita col pochino imparato a scuola e, basandosi su quella miseria formativa, gestire una realtà complessa a suon di propaganda parolaia senza tentare di colmare lacune. Nel caso in questione, i limiti delle turbogas sono reperibili facilmente su internet. Che succede ora, quando la turbogas SEF dovrebbe rimanere spenta? Da dove spillano il vapore indispensabile ai reparti senza far girare le turbine? A dispetto di annosi trionfalismi, l’amministrazione ha dovuto prendere atto che nel petrolchimico l’energia elettrica costa perfino più cara del 15% rispetto alle tariffe pubbliche! Per forza! Visto che la centrale è costretta ad andare anche quando non conviene! Una debacle immane per il petrolchimico già in affanno di suo, che se avesse ancora la propria autoproduzione (come è nell’ortodossia degli stabilimenti importanti) pagherebbe l’energia che gli serve al solo costo del combustibile impiegato.
Fra i tanti aspetti di cui l’amministrazione si deve profondamente vergognare, subito dopo il disastro dell’ospedale di Cona (la sanità a km 15 mentre si auspica la verdura a km 0), c’è la crassa ignoranza con cui ha gestito la questione turbogas. Eppure, vediamo consiglieri comunali di maggioranza che invece di indossare cilici si esibiscono in fanfaronate. L’ultimo dei quali, e non solo in ordine di apparizione, è il Tafuro, impiegato del Petrolchimico palesatosi in un pistolotto dal titolo “Sullo sviluppo sostenibile del polo chimico” ( leggi ). Che scriva in un italiano claudicante, passi. Che parli del “consigliere comunale che per anni ha sprecato energie cercando in ogni modo di far chiudere il petrolchimico ferrarese” (senza far nomi, sennò Tavolazzi lo porta dritto in tribunale), provando a spacciare per una trionfa il due di coppe sotto bastoni, è scusabile: gli immigrati non conoscono il trionfo, peculiarità ferrarese come la sala da sugo. Ma nell’ impeto meridionalistico al Tafuro scappa detto pubblicamente quello che politicanti e sindacati è meglio che tacciano per non dimettersi: “la turbogas del nostro petrolchimico deve marciare per dare vapore agli impianti”. Siamo alla Sagra Paesana del Rendimento Energetico.
Oltre a palesare l’incredibile noncuranza per un mostruoso handicap elargito al petrolchimico, il nostro eroe sembra non comprendere che a togliere il tappo di sentina ad una vecchia barca che fa acqua, questa affonda. Chi glielo fa fare alla barca PD di tenersi elementi simili fra l’equipaggio?