



di Paolo Giardini
Maria Antonietta, regina di Francia, alla notizia di tumulti popolari per mancanza di pane avrebbe osservato che potevano servirsi dei biscotti. Storiella inverosimile? Non troppo. Chi abita in dimore fiabesche, fra stuoli di servitori, ha uno stile di vita in contrasto con modelli standard diversi, più adatti ad individuare vacuità e futilità. Purtroppo queste percezioni esistenziali sfuggono dove le differenze sono meno nette. A Ferrara, si vende da anni il pane a prezzi superiori a quelli dei biscotti.
Ma nessuno fa rivoluzioni. In altre parti del mondo, se il pane costasse più dei biscotti scatenerebbero moti di piazza. C’è da chiedersi quanto pesi da noi la frivolezza sulle abitudini consolidate. Comunque, fatte le debite proporzioni, equivalenze attuali alla psicologia di Maria Antonietta non sono rare. Ne troviamo un esempio in un articolo pubblicato sul giornale on line del Comune, riguardante la liberalizzazione della gestione dei servizi idrici integrati, ricco di spunti. Eccone uno: “…..Discutere allora di acqua come bene comune e dunque patrimonio da sottrarre necessariamente al profitto è fuori tema. Infatti, come non si può vivere senza bere, è altrettanto letale non mangiare. Eppure non risultano movimenti per il pane o l’olio del sindaco.”
La Maria Antonietta di turno dà l’impressione d’essere abituata a farsi mantenere come l’originale, dato che l’olio è di prima necessità come il caffè. Ignora che quello che chiama il pane del sindaco a Ferrara c’era fino a non molti anni fa. Forse non ha mai comprato pane, e non solo quello calmierato, non accorgendosi che è fornito da una pletora di fornai, non da un monopolista di corte.
Un altro interessante campione: “D’altra parte in Italia i servizi idrici dedicati all’agricoltura (e sono il 90% del totale) sono privatizzati da settant’anni e nessuno sembra averci mai fatto caso.”
Qui si tratta di acquedotti, fognature e depuratori, cioè l’insieme dei servizi pubblici di captazione, distribuzione, raccolta di acque reflue attraverso le fogne, la depurazione e smaltimento. Non è un tema da saloni dorati di Versailles ma l’autore, idealmente allineato ai fasti nobiliari dell’Anciene Regime, riesce a renderlo ugualmente vacuo, tacendo che l’agricoltura assorbe in Italia il 60% delle risorse idriche non idropotabili, e i Consorzi di Bonifica e Irrigazione, dedicati ai servizi idrici agricoli, sono estesi per tutta la superficie coltivata.
Non fa differenze fra acque irrigue e acque idropotabili, e in regale sussiego dispone che i Consorzi siano privati anche se sono pubblici. D’altra parte gli è consentito dire che: “Oggi di 114 gestori di servizi idrici integrati, solo 58 sono società interamente pubbliche.”
Non occorre essere giacobini, contando 58 unità su 114 per riconoscervi la maggioranza, sia pure risicata. Ma qui sono “solo 58” perché Muzio Scevola ogni sera suonava Chopin al pianoforte.
di Paolo Giardini
L’avverbio “solo” riferito ad un valore di maggioranza (curiosamente espresso dal componente di una maggioranza) è specchio della mentalità da minuetti riesumata nella pigra Ferrara, dove il pane costa più dei biscotti e per concessione comunale si respira pattume gassificato.
Paolo Giardini