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17 Nov, 2012

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Inserito da: PpF In: Politica

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di Paolo Giardini

Un giornale ha riferito anni fa che in Italia vigono più di 1,5 milioni di Leggi, fra nazionali, locali e regolamenti vari. Una notizia mai smentita. Poiché nel frattempo le varie “fabbriche” di leggi e regole (parlamento, parlamenti regionali, istituzioni locali ed enti normatori nazionali) non hanno smesso la produzione (sempre senza regole e linee guida di formulazione, a volte con linguaggio rudimentale), la legislazione in cui trova posto tutto e il contrario di tutto è cresciuta, e crescerà ancora in una parossistica bolla legislativo/normativa protesa all’infinito.

Una crescita illimitata e fine a se stessa, perché nel contesto di uno Stato di Diritto, che implica separazione dei poteri, principio di legalità e giurisdizione, nulla può imbrigliare un motore imballato, permanentemente mantenuto su di giri da un operatore diverso dal guidatore, a sua volta inibito dal fermare il motore per mancanza del potere di farlo. Questa infernale elefantiasi progressivamente devitalizzante, è sostenuta dal valore della “legalità”, magnificata con compiacimento dai pochi che possono trarre grandi vantaggi personali dalla condizione caotica: i politici, proprio quelli che “fanno le leggi”.

Nessun politico, di nessun partito, anche presunto “non-partito” come quello di Grillo, chiede di spegnere il motore e aggiustarlo: l’ingestibile caos prodotto dall’insieme di milioni di regole  non controllabile dalla capacità umana piace così com’è, i gusti sono gusti.

Tutti i politici confluiscono in una curiosa categoria di società private chiamate “partiti”, aventi lo scopo dichiarato di dominare il settore pubblico, in un conflitto di sostanza che stranamente non turba il sonno a nessuno.

I partiti non predispongono filtri d’ingresso ai privi di qualità morali e attitudinali. Senza essere un San Padre Pio è impossibile valutare l’onestà di un uomo, viceversa è facile il test attitudinale della scatola di montaggio IKEA. Chi non riesce ad assemblare un comodino seguendo le istruzioni in meno di mezza giornata è adatto a fare e capire qualsiasi cosa, purché non sia compresa in ciò che riguarda il funzionamento della vita pubblica, le scelte fra ciò che si deve o non si deve fare. Eppure nessun partito è imbarazzato dalla mancanza di una minimale selezione.

La questione non è di poco conto: da che mondo è mondo, solo chi sa fare “fa”. E se non viene mai richiesto il “saper fare” vuol dire che semplicemente non ce n’è bisogno. Un indizio concettualmente sinistro per analogia con l’importanza dell’eunuco che ogni tanto compare nella Storia.

Tre decenni fa hanno conferito il Nobel ad uno studioso, J. M. Buchanan, per la teoria della “Public Choice” (Teoria delle scelte pubbliche), dove si spiega che la società è divisa in quattro categorie: elettori, politici, burocrati, gruppi dì interesse. Tre di queste, pur numericamente irrilevanti rispetto alla prima categoria che comprende noi tutti, hanno infinitamente più potere su come ottenere qualcosa dal Sistema e mantenerlo. Buchanan afferma che i politici sono tutt’altro che benevoli “monarchi illuminati” aventi a cuore prima di tutto il benessere collettivo. Li considera, invece, attori razionali guidati da interessi egoistici. Stava sulle generali, beninteso, sulla razionalità degli “attori” italiani ci sarebbe da discutere. Comunque anche se Buchanan non ne parlava, tutti noi abbiamo presente le tre nefaste su quattro categorie, ma che un premio Nobel corrobori autorevolmente la pessima opinione sui politici è decisamente utile per tenere viva la fiamma della ripulsa per un Sistema ignobile che ogni giorno sciorina scandali.

Buchanan nelle sue conclusioni converge sostanzialmente con quelle della filosofa Simone Weil, espresse nel  “Manifesto per la soppressione dei partiti politici”.

Nell’attuale temperie socio economica, prodotta esclusivamente dai politici e loro sodali finanzieri, come sempre succede in tempi calamitosi che aprono spazi di azione insoliti, è comparso un nuovo attore, in questo caso il Grillo, attore vero, novello guru e guida sciamanica per condurre le folle fuori dalle secche. Nessuna novità, come si diceva, pure lui vuol mantenere il caos normativo, gli basta sostituire i politici con altri di sua scelta.

Come vien fatta questa scelta? Quasi come tutte le altre: nominalmente per scelta popolare, di fatto per scelta risultante della sua “rete” praticata dal popolo dei seguaci. Chi è il garante esterno della rete? Lui stesso, socio della Casaleggio Associati Strategie di Rete che gli ha realizzato il giochino. Nomen omen.

Uno studio, pubblicato dall’Ansa, condotto da Marco Camisani Calzolari, professore dello Iulm ha rilevato che sulla rete Twitteril 54,5% dei follower del comico approdato alla politica sarebbero infatti dei Bot, vale a dire degli account automatizzati, dietro ai quali non si muove una persona reale. E l’11,6% potrebbe esserlo. Quelli veri sarebbero solo 164.751, il 27,4% del totale. Il restante 6,3%, invece, sono account protetti, dei quali non si può cioè indagare. “.

Quindi, per i speranzosi grillini, o bere o affogare, essendo più oberati dei non-grillini da leggi astruse, senza neanche poter vederle scritte preventivamente, che casualmente saltano fuori in logica negativa dal Non-Statuto di Grillo e dalla rete. E’ l’esatto equivalente del giocare soldi alle slot machine elettroniche senza sapere né come funzionano né come verificare se la casualità delle uscite è condizionata da agenti diversi dal giocatore. Pare che giochino in molti. Contenti loro. Ma non si perda tempo con presunte dipendenze dal gioco d’azzardo. Il problema è altro. Più semplice.

L’IKEA, comunque, non disperi: il test del “comodino” può essere utilissimo alla Casaleggio Associati Strategie di Rete. Per non rischiare di dover poi avere a che fare con gente tipo Tavolazzi, Favia, Salsi e i centesi di Cento in Movimento, persone capaci di assemblare i comodini in dieci minuti, decidere autonomamente come lavorare su cose che conoscono infinitamente meglio di Casaleggio e Grillo, e infine di andare in TV quando li invitano, se gli garba di farlo.

Senza chiedere il permesso a comici dalla vena comica inaridita o ad egocentrismi tricologici trascinati dall’adolescenza per decenni. Malinconici entrambi.

 

Paolo Giardini

 

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  • Valentino Tavolazzi: Ing. Savini, come le ho scritto sei anni fa, saremmo ben lieti di pubblicare un intero suo articolo nel nostro sito, con la sua completa versione dei
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  • vittorio savini: ,,,aggiungo inoltre che vi è stata un' ORDINANZA del tribunale di Ferrara (artt. 676 C.P.P.) n. 250/2016 del 2 novembre 2016 a firma del giudice Pier

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