23 Apr, 2009
Lettera aperta a Luciano Zappaterra
Inserito da: PpF In: Iniziative e organizzazione|Politica




di Athos Tromboni
Caro Luciano, ti scrivo prima di tutto come socio Arci, iscritto ininterrottamente dal 1968. E poi come persona della sinistra storica che ha condiviso con te, negli anni ’70 e ’80, alcune battaglie civili proprio nella nostra Circoscrizione Denore-Baura-Codrea. Sono trasalito quando ho letto sulla stampa che tu, proprio tu, avevi impedito non solo al candidato sindaco Valentino Tavolazzi, ma anche ai tuoi compaesani, di riunirsi presso il circolo Arci di Cona per discutere di questioni civili e politiche attinenti la campagna elettorale in pieno svolgimento.
Ho fatto un balzo sulla sedia e ho pronunciato il tuo nome ad alta voce “Chi? Luciano? Ma proprio lui…?”. Me ne sono testimoni gli amici dell’Amico Bar di Villanova, persone che anche tu probabilmente conosci, meravigliati loro quanto me di quanto si leggeva sui giornali. “Ma sì, è il solito metodo dei comunisti” è stato il commento secco fatto da gente che, sono sicuro, ha anche votato Pci ai suoi tempi.
Personalmente, calmatosi lo sdegno interiore per la tua azione, mi sono chiesto se io e te, avendo condiviso battaglie comuni per la democrazia e la civiltà, potevamo dirci ancora in sintonia e se avessi, io, dovuto mantenere salda quella stima che ha sempre connaturato i nostri rapporti. Sono domande che riconducono necessariamente alla radice dell’essere, del nostro essere in questo caso, e la radice non può stare che là, dentro alla genesi della nostra personale storia e del nostro personale impegno civile e politico.
Sono andato a rivedere un libro di Antonio Gramsci (considero ancora i suoi scritti una forte motivazione ideale per la prospettiva di una società più giusta), l’Ottavo quaderno dal carcere, dove viene affrontata la questione della democrazia e dove viene sviluppata una sua precedente frase che invocava “lo Stato nuovo come organizzazione della libertà di tutti per tutti”. Non lo Stato gendarme del potere, ma lo Stato educatore, la società regolata e la prospettiva di assorbimento dello Stato nella società civile.
Significa prefigurarsi l’egemonia come forza intellettuale, come capacità di direzione; non come dominio, non come coercizione; significa l’egemonia come consenso, come autogoverno, come democrazia, perché proprio la democrazia deve essere la sostanza accettata e condivisa dell’egemonia. Pensiero moderno, non databile, universalmente valido. E stilato ben prima della nostra Costituzione Repubblicana.
Quel tuo comportamento, caro Luciano, è molto lontano da quelle parole e da quei concetti (come lo è dallo spirito della Costituzione Repubblicana) e me ne dispiace. Ma tuttavia si può cadere bocconi nella polvere e ci si può rialzare. Io mi aspetto che tu ti rialzi, convochi il Consiglio del tuo Circolo Arci ad una discussione e ad una rettifica, quindi telefoni a Tavolazzi rendendogli disponibile una sera per restituire il
mal(destramente) tolto.
Con questa speranza, tuo
Athos Tromboni