27 Giu, 2012
L’inceneritore HERA di Cassana va spento
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di Valentino Tavolazzi
Mercoledì alle ore 15.30, presso la sala del Consiglio del Castello Estense, si riunirà la Commissione Consigliare Congiunta Provincia e Comune, per valutare l’impatto dell’inceneritore Hera nei primi due anni di funzionamento. L’autorizzazione integrata ambientale (AIA) per la triplicazione dell’inceneritore di Cassana, rilasciata dalla Provincia a Hera nel 2008, stabilisce il principio dell’invarianza immissiva. In altri termini impone che la situazione ambientale determinata dal nuovo impianto, non possa essere peggiorativa, rispetto a quella preesistente (una sola linea), in termini di immissioni inquinanti nell’aria, nell’acqua, nel suolo. L’AIA recita: “La ditta dovrà eseguire una stima modellistica delle ricadute, basata sulle misurazioni effettuate con cadenza quindicinale, nei primi 24 mesi di esercizio…sulla base dei risultati effettivi dopo il primo anno di gestione, verranno eseguite nuove valutazioni sulla situazione immissiva reale, anche ai fini di un eventuale adeguamento dei limiti emissivi, nel caso in cui tale situazione risultasse peggiorativa di quella presa a riferimento per il rilascio dell’AIA.”
Sono passati quattro anni, ma l’approccio culturalmente arretrato del Pd e la sua subalternità politica nei confronti di Hera, hanno finora impedito la corretta informazione dei cittadini. Inoltre sull’AIA pende un ricorso al Consiglio di Stato, presentato da Medicina Democratica e sostenuto dal M5S regionale, sulla legittimità del provvedimento. Nel frattempo, solo nei primi otto mesi del 2011, Hera ha smaltito 83.300 tonnellate di rifiuti indifferenziati, di cui 51.000 bruciate nell’inceneritore di Cassana e 32.300 tonnellate trattate ad Ostellato. Di queste, 18.100 (sovvalli) sarebbero state bruciate in via Diana, insieme ad ulteriori 19.500 tonnellate di rifiuti speciali. Non sappiamo se nei sovvalli o negli scarti di processo, in qualunque modo prodotti ad Ostellato ed avviati all’inceneritore, vi siano rifiuti campani.
Ma il tema oggi non è più se l’inceneritore peggiori o no le condizioni ambientali del nostro territorio, bensì il fatto che questi impianti causano danni alla salute e dunque vi è la necessità di ricorrere a soluzioni alternative. Il Pd ed i partiti che governano il territorio devono elaborare un piano per la dismissione dell’inceneritore di Cassana. Il progetto Moniter ha verificato gli inceneritori in Emilia Romagna, evidenziando cause dirette e situazioni di dubbio sulle popolazioni analizzate. Nel sesto libro dei “Quaderni di Moniter” i risultati epidemiologici relativi alla popolazione in Emilia Romagna evidenziano la correlazione tra popolazione esposta e parti prematuri, malformazioni ed aborti spontanei (pag. 104), ed incidenza di linfomi non Hodgkin nella coorte di Modena (pag. 23). Stranamente si apprende che non è stato completato lo studio sugli addetti agli impianti di incenerimento, a causa della difficoltà riscontrata (?) nell’individuare i soggetti (pag. 104-105). Inoltre la ricerca degli inquinanti ha escluso le matrici biologiche (prelievi di sangue, uova, animali, etc). Come è noto la Federazione dei Medici dell’Emilia-Romagna invita da tempo ad “un approccio di precauzione”, mentre l’allora ministro Bersani nel 2007 invocava l’intervento del Ministro della giustizia contro quei medici. Infine il voto del Parlamento Europeo del 20 aprile 2012 “divieto di combustione del materiale riciclabile e compostabile entro il 2020″ punta sulle alternative di riduzione e raccolta differenziata porta a porta e sul“divieto rigoroso di smaltimento in discarica dei rifiuti raccolti separatamente”.
Per questo a Ferrara va aperta subito la discussione per superare il sistema d’incenerimento e lo smaltimento in discarica puntando sulle alternative. Lo avevano chiesto nel 2007 gli 11539 cittadini che parteciparono allo storico referendum autogestito. Allo stato attuale le tecniche di riciclo, selezione, trattamento meccanico e biologico, estrusione, compostaggio consentono riciclo e compostaggio di quasi tutti i rifiuti urbani, rendendo lo smaltimento in discarica minimale e progressivamente decrescente, e l’incenerimento superfluo ed anti-economico. Il voto del Parlamento Europeo chiarisce come il futuro della corretta gestione dei rifiuti non possa essere rappresentato dall’incenerimento dei rifiuti anche con recupero di energia. In assenza di contributi pubblici gli inceneritori sono anti economici e fuori mercato. Sono macchine da soldi per i soci privati delle multiutility come Hera, prelevati dalle tasche dei cittadini sotto forma di Tia e di tassazione generale (incentivi statali). A conferma di tali indicazioni c’è la scelta della multiutility tedesco-olandese E.ON di vendere i propri diciotto inceneritori, i cui costi di gestione aumentano sempre di più a fronte della riduzione dei rifiuti e dell’aumento esponenziale della raccolta differenziata in Germania e Paesi Bassi. La E.ON tuttavia non ha ancora trovato acquirenti sul mercato a cui vendere i propri inceneritori. Dal punto di vista della produzione energetica in Germania solo l’1% dell’energia è prodotta tramite combustione dei rifiuti, confermando la marginalità di tale opzione rispetto ad altre fonti.
Il Pd ed i partiti che governano il territorio ferrarese hanno il dovere di riorganizzare la gestione dei rifiuti ed il sistema di aziende pubbliche, di cui nominano gli amministratori, superandone da un lato la frammentazione e puntando dall’altro al rapido spegnimento dell’inceneritore, nel rispetto della gerarchia d’intervento fissata dall’Unione Europea.
Smettiamola di pagare i debiti delle multiutility pubbliche con i profitti drogati degli inceneritori, prodotti a scapito della salute delle popolazioni interessate!
Valentino Tavolazzi