



di Giovanni Mari
E’ iniziato da poco (ma già da troppo) il campionato di calcio. La Spal ritorna a giocare nel suo stadio P.Mazza e per i residenti, inizia di nuovo il calvario annuale della chiusura delle strade attorno allo stadio. Chiusura che interessa in modo particolare C.so Piave, angolo Via Fortezza sino all’incrocio con Paolo V°-Via Ortigara e dall’altra parte Viale Cassoli. Chiusura che è costituita da una serie di transenne che interdicono il passaggio dai muretti di recinzione dei condomini sino al muro di cinta dello stadio, per tutta la lunghezza e larghezza dello stadio.
L’operazione inizia verso le 11,45 e termina alla fine della partita e dopo che tutto il pubblico e le tifoserie se ne sono andate. Chi in questo periodo vuole passare viene costretto a percorrere tutta via Paolo V° e andare a finire in via Fortezza o Castel Tedaldo o dall’altra parte fare Via Poledrelli e Vittori Veneto. Fino a che sono giovani baldanzosi a fare questo tour forzato, non è neppure un gran male, ma se c’è un anziano la cosa cambia, non è molto comodo. Non viene neppure presa in considerazione l’alternativa di recintare l’area lasciando liberi i marciapiedi, cosa che costerebbe troppa fatica agli addetti alla sorveglianza (che fra l’altro sono pagati) dover mettere un numero superiore di transenne. Così per quelle 4 o 5 ore la gente deve stare in casa o fare quello che “qualcuno” ha deciso debba essere. Quello che sconcerta è che a tutt’oggi non vi siano idee per portare fuori città lo stadio, come tante altre città hanno già da molto tempo fatto, per cui lo stadio rimane lì dov’è, e continua ad essere un disagio per i residenti (pensate al traffico, alla mancanza di parcheggi, sostituiti dalle vie limitrofe che si riempiono, ai costi necessari per spostare i cassonetti dell’immondizia quando c’è il pericolo di tifoserie un po’ sui generis, alle spese che devono sostenere i condomini per ripulire i muri dalle scritte che spesso vengono lasciate da queste “brave persone”, ecc). Tutto questo “ disagio” è qui in città. In compenso sono 20 anni che i nostri amministratori ci stanno regalando un ulteriore grande disagio: l’ospedale di Cona, quello sì che sta bene fuori dalla città, la gente sarà riconoscente per questa ulteriore disavventura ferrarese. Però i nostri amministratori sono contenti.
Giovanni Mari