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19 Giu, 2010

Mangolini riporta il dibattito al merito

Inserito da: PpF In: Cultura

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di Valentino Tavolazzi

Apprezzo toni ed argomenti dell’intervento del presidente del Teatro Comunale Mangolini. L’approccio professionale e laico, assai diverso da quello di Maisto, è acqua fresca nella palude offerta da chi nella politica e nei partiti è nato e cresciuto. Sono certo che Mangolini non sia informato dei gravi motivi familiari che mi hanno costretto a “lasciare la sala” della commissione consigliare, alle ore 18 di quel tristissimo 20 maggio. Se lo fosse stato non avrebbe sottolineato la circostanza. Sono pure soddisfatto del dibattito sulla politica culturale di Ferrara, avviatosi, grazie agli interventi di Ppf, dal consuntivo dell’ultima mostra di Ferrara Arte e approdato al Teatro, passando da Buskers ed Internazionale. Non mi risultano precedenti recenti, anche se spiace che non tutti i giornali locali se ne siano occupati.

 

Nell’intento di favorire ulteriori approfondimenti e condividendo il fatto che il Teatro Comunale è uno dei motori culturali e di aggregazione della città, vorrei focalizzare la discussione su tre nodi irrisolti della politica culturale a Ferrara: la compatibilità finanziaria e sociale dello stanziamento comunale (incluso il contributo al Teatro), l’equità sociale del piano tariffario (soprattutto negli spettacoli ad elevato costo), l’ineludibile scopo di coinvolgere ampi strati della popolazione, con iniziative culturali finanziate da denaro pubblico.

 1. Sulla compatibilità dello stanziamento culturale e del contributo al Teatro, Mangolini poco può dire o fare, poiché non ne ha competenza. E’ ambito, questo, di indirizzo politico amministrativo del consiglio comunale, che delibera i capitoli di spesa nei bilanci preventivi (per il Teatro complessivamente 2 milioni di euro). Di norma, purtroppo, ciò avviene a fine anno, a stagione teatrale in corso, decisa mesi prima su un impegno politico di contributo, assunto da assessore e giunta. Una discussione di merito, su compatibilità e priorità sociale degli stanziamenti culturali, non è mai stata promossa in questo consiglio dal sindaco, dal Pd e dalla maggioranza. Tale lacuna svuota di fatto le prerogative dell’organo istituzionale. E’ fin troppo evidente che così la democrazia va a farsi benedire. E’ infatti la giunta, e non il consiglio, a decidere quanto il Comune (i cittadini) assicura al Teatro per la programmazione stagionale, prima ancora che si voti in consiglio il bilancio preventivo. L’unica forza politica che ha proposto tagli alla cultura a favore delle famiglie (100 mila al Teatro e 200 mila a Ferrara Arte), anche nell’intento di favorire la suddetta discussione, è stato Ppf in sede di bilancio preventivo 2010. Pd e maggioranza, nel trastullo di un Bignamino e di un dossier fasullo di insulti, hanno bocciato l’emendamento ed ora si preparano a fare i tagli allora negati.

2. Sull’equità sociale del piano tariffario, Mangolini invece può molto. Prezzi di biglietti ed abbonamenti sono materia sua e del consiglio della Fondazione. Anche l’obbiettivo di coprire i costi degli spettacoli lo è, “agendo” sugli spettatori paganti (solo 717 mila euro di ricavi da abbonamenti e biglietti nel 2009), sponsor ed erogazioni liberali (solo 372 mila euro), alleanze con altri teatri. Ricordo che i costi complessivi del Teatro sono 4,1 milioni di euro, di cui la metà a carico del Comune. I soli costi artistici (compagnie ed artisti) sono 1,7 milioni. Forse non mi sono spiegato bene nei precedenti interventi, ma il mio invito non è di ridurre i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti (“onestamente, Consigliere, un biglietto di loggione per uno spettacolo di prosa costa fra i sette e i nove euro e dodici per la Lirica!”), bensì di aumentarli per gli spettacoli ad alto costo. Questi poi non andrebbero programmati se a pagarli con la fiscalità generale, sono i cittadini che magari non vi partecipano. Del resto Mangolini sa meglio di me che non sempre un alto costo dello spettacolo corrisponde ad una buona qualità artistica; mentre sono disponibili ottime proposte artistiche a costi moderati. Risparmiare non è vietato, far pagare a chi può è doveroso, soprattutto quando parte della popolazione fatica a tirare avanti!

 3. Riguardo all’obbiettivo dell’alta “diffusione” della cultura nella popolazione, con il suo coinvolgimento nelle iniziative promosse con denaro pubblico (efficacia sociale), proprio nell’ottica di favorire la crescita culturale della cittadinanza, inviterei Mangolini a fornire ulteriori dati disaggregati in merito ai 64190 spettatori nella stagione teatrale 2008-2009. Dalla documentazione messa a disposizione dei consiglieri, risulta che gli 11 spettacoli di Lirica abbiano coinvolto 5385 spettatori, di cui 2022 abbonati. Dunque mediamente ogni spettacolo avrebbe attratto 183 abbonati e 305 paganti il biglietto, per un totale di 488 poltrone vendute. Se non ricordo male sono circa 900 i posti del Teatro. Per la prosa, con lo stesso ragionamento, si possono calcolare 205 abbonati e 280 paganti il biglietto, per un totale di 485 posti mediamente venduti. La danza avrebbe venduto 58 poltrone ad abbonati e 219 a paganti il biglietto, per un totale di 277 poltrone. Si tratta evidentemente di conti della serva, che tuttavia hanno un senso. Lo staff qualificato del Teatro, potrebbe farli meglio e renderli pubblici. Stiamo infatti discutendo di temi strategici: saturazione della disponibilità del Teatro, capacità attrattiva e di vendita degli spettacoli scelti, grado di partecipazione della popolazione alle attività teatrali. I dati citati ed altri ancora, sono necessari per valutare la performance complessiva del sistema teatrale.     

 5. Un’ultima considerazione. Mangolini scrive: ”Purtroppo un’informazione non esatta rischia di inficiare quanto di buono si sta facendo”. E’ proprio così. Non mi pare tuttavia che alcun dato da me proposto sia stato confutato, nemmeno dal presidente del Teatro. E’ il Comune che per primo deve dare una completa, veritiera ed accessibile informazione. In questi giorni stiamo discutendo pubblicamente di politiche culturali, di priorità, di costi e di presenze, solo a seguito di sollecitazioni di un piccolo gruppo di opposizione, spesso accusato di demagogia (è accaduto con il Pfoa, Cona, Sant’Anna, debiti comunali, contratti di servizio Hera, emergenza neve, svendita delle reti gas, acquisto dell’area ex Camilli, asilo del Salice, Quadrante est, inceneritore, ecc..ecc..ecc..). Non è vietato per il Comune, né per il Teatro, fare comunicazione istituzionale seria e documentata. Di certo servirebbe a prevenire polemiche inutili. La trasparenza però ha un prezzo. Occorre essere disponibili al giudizio di merito di chi paga, cioè i cittadini. Sono certo che Mangolini lo sia. 

 Valentino Tavolazzi, Consigliere Comunale PpF M5*

 

Intervento di Fabio Mangolini, Presidente Fondazione Teatro Comunale di Ferrara

In nome della chiarezza

Considerato l’interesse del dibattito di queste ultime giornate a proposito della cultura a Ferrara, così come riportato nella rubrica “Punti di vista” del quotidiano online del Comune di Ferrara “Cronaca Comune”, e data la profonda stima che porto ai suoi animatori, sento il dovere di rendere chiarezza relativamente alle attività della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, ai costi così come alle fonti di approvvigionamento, alla forza lavoro impiegata, alla mission che come Consiglio di Amministrazione, che ho l’onore di presiedere, ci siamo posti dal momento del nostro insediamento, poco meno di un anno fa.

Credo che alla trasparenza che abbiamo messo in atto vada accompagnata una necessaria chiarezza: è quanto facciamo dal momento della nostra nomina e non solo per eliminare spiacevoli fraintendimenti, ma perché crediamo fermamente che il nostro comportamento debba essere supportato da un impegno etico costante.  D’altro lato risulta ovvio che un dibattito che non tenga conto dei dati, assolutamente controllabili dalla cittadinanza, e della loro spiegazione, rischia di rendere sterile un confronto altrimenti ricco e suggestivo.

Purtroppo un’informazione non esatta rischia di inficiare quanto di buono si sta facendo e, soprattutto, rischia di minare gli sforzi di tutta l’equipe con cui ho il piacere di condividere il lavoro quotidiano. E colgo questa occasione con piacere, perché cercherò essenzialmente di ribadire pubblicamente quanto già affermato in altre situazioni ed in particolare durante la Commissione Consiliare dello scorso 20 maggio. Dispiace che in quel frangente, proprio nel momento in cui mi accingevo ad esporre alla Commissione il bilancio consuntivo 2009 della Fondazione e le attività della Fondazione Teatro Comunale, dopo le audizioni di Ferrara Musica e di Ferrara Arte, il consigliere Tavolazzi abbia lasciato la sala. In quell’occasione ho cercato di spiegare in maniera esaustiva “i numeri” con soddisfazione, mi pare, di tutti membri della Commissione presenti, tanto della maggioranza quanto dell’opposizione. Mi auguro di poter essere esauriente con quanto segue e rimango assolutamente e con piacere a disposizione per ogni ulteriore chiarimento in tutte le sedi in cui mi sarà consentito farlo.

Il Teatro Comunale di Ferrara, grazie alla qualità sempre maggiore delle sue proposte artistiche, si è affermato nel corso degli anni come un luogo fondamentale della cultura italiana e internazionale legata allo spettacolo dal vivo. Tra le sue Stagioni spicca quella di Danza che contempla, nella parte autunnale, il Festival di Danza Contemporanea, appuntamento unico in Italia per la sua importanza. Grazie alla Danza, alla Prosa, alla Lirica, al Teatro Ragazzi e a tutte le attività che il Teatro Comunale di Ferrara ospita, il suo brand ha acquisito un alto valore di qualità internazionalmente riconosciuto oltre ad un sempre maggiore seguito da parte del pubblico.

Oggi il Teatro Comunale di Ferrara continua ad essere uno dei fondamentali motori culturali e di aggregazione culturale e civile della città e del suo territorio.

Dal gennaio 2009 il Teatro Comunale di Ferrara ha cambiato la sua forma giuridica da Istituzione a Fondazione, persona giuridica di carattere privato senza fini di lucro, dotata di piena capacità e piena autonomia statutaria e gestionale. Suo socio fondatore, e al momento unico, è il Comune di Ferrara.

Al momento dell’insediamento del nuovo Consiglio di Amministrazione, lo scorso 31 luglio 2009, ci siamo dotati di una mission[1] condivisa da tutto il personale e stiamo elaborando un “piano industriale”, o “piano strategico”, che contiamo di ultimare alla fine dell’estate 2010. Questo sarà uno strumento che servirà alla Fondazione nei prossimi anni per chiarire i propri obiettivi e le strategie da mettere in atto per raggiungerli. Tengo a precisare che nessun “teatro di tradizione” italiano, categoria alla quale la Fondazione appartiene conseguentemente alla legge 800/1967, si è ad oggi dotato di un tale strumento.

Inoltre è sorto all’interno della Fondazione un ufficio “Marketing, Sviluppo e Fundraising”, coordinato dalla presidenza e composto da un addetto del Dipartimento di Comunicazione, una dell’Ufficio Promozione e, dal mese di settembre, da una stagista proveniente dal Master di Fundraising dell’Università di Bologna, Facoltà di Economia (sede di Forlì), una delle Scuole più autorevoli e reputate in questo campo a livello internazionale. Tutti coloro che fanno parte di questo ufficio sono stati formati attraverso Corsi di Alta Formazione e/o Master in “Executive Fundraising, Management e Decision Making per il Fundraising”. In altri termini, la Fondazione si è dotata, e continua a dotarsi, di strumenti affinché possa avvenire un dialogo sempre più virtuoso con le forze produttive e imprenditoriali. Ciò corrisponde alle disposizioni del Consiglio di Amministrazione della Fondazione ed alle richieste dell’Amministrazione comunale, Socio di maggioranza e, torno a ripetere, ad oggi unico.

Il nostro primo sforzo è stato quello di ridisegnare le funzioni al nostro interno. Sono stati redistribuiti i carichi di lavoro del personale in sei aree o dipartimenti: “Direzione e Progettazione artistica”, “Amministrazione”, “Comunicazione”, “Produzione e Organizzazione generale”, “Marketing, Sviluppo e Fundraising” e, infine, “Formazione, Archivio e Biblioteca”. Quest’ultimo dipartimento ha, fra i suoi obiettivi, l’apertura costante al pubblico del teatro anche a scopi di studio e di ricerca. Nel pieno delle sue attività stagionali, il personale della Fondazione ammonta complessivamente a circa cinquantacinque unità comprendendo anche il personale di Sala (le “maschere”) ed il personale ad incarico stagionale. Vorrei far notare che il personale della Fondazione, permette alla cittadinanza di usufruire di tutti i servizi legati strettamente alle attività proprie alla Fondazione, ma anche a quelle di Ferrara Musica così come a tutte le iniziative che vedono il Teatro Comunale come location di eventi (dal “Premio Estense”, fra i primi appuntamenti culturali della Stagione, al Festival “Internazionale”, al “Concerto di Capodanno” fino ai saggi scolastici di giugno). Durante i mesi estivi, pur senza attività spettacolari, il personale a tempo indeterminato (ventidue persone) lavora tanto alla preparazione delle stagioni successive quanto alla manutenzione degli impianti. Un teatro è una macchina che abbisogna di estrema efficacia e di personale altamente specializzato. I cicli produttivi non possono essere paragonabili a quelli di un’azienda che produce manufatti: la sua dinamicità e la sua duttilità ne sviluppano sistemi produttivi che gli sono propri e, per tanti versi, unici.

Le attività della Fondazione sono diverse: accoglienza e produzione di spettacoli (Lirica, Prosa, Danza, Teatro Ragazzi, Concerti nel Ridotto), formazione e attività laboratoriale, archivio; logistica per eventi invitati; location di eventi supportati dai nostri servizi; partnership per progetti speciali (ad esempio il Festival “Internazionale” così come per altri eventi promossi in collaborazione con le Amministrazioni locali).

Tengo a precisare che non sto qui elencando i meriti della Fondazione. Vorrei invece semplicemente chiarire che il Teatro Comunale di Ferrara ha una grossa parte del suo bilancio destinata a costi di personale e di gestione affinché tutte le attività sopra elencate e i servizi forniti siano possibili e fruibili dalla cittadinanza intera a costi accessibili.

Nell’attesa di avere i dati definitivi relativi alle presenze di pubblico documentabili nella Stagione 2009-2010, possiamo però analizzare quelli della Stagione precedente. 64.190 persone hanno assistito alle attività proprie della Fondazione (Danza, Lirica, Prosa, Teatro Ragazzi, Concerti nel Ridotto). Il dato è documentabile attraverso i dati S.I.A.E., cioè per mezzo dei biglietti e degli abbonamenti. È evidente che molte persone hanno assistito a più di uno spettacolo. Risulta però impossibile, al di là del computo degli abbonamenti, sapere se una stessa persona ha assistito a più spettacoli comprandone il biglietto. Mi auguro, d’altra parte e mi si consenta l’ironia, che non si arrivi mai ad una “tessera del pubblico” simile a quella “del tifoso”. Altro è, invece e in maniera concreta, monitorare i flussi di pubblico per fasce d’età e per provenienza geografica. È abbastanza assodato che alla Prosa e ai Concerti nel Ridotto assiste un pubblico prevalentemente locale, mentre la Danza e la Lirica attraggono pubblico locale, regionale, nazionale e spesso internazionale. La ragione di questo va ricercata nel particolare sistema teatrale italiano per quanto riguarda la Prosa (tipicità italiana sono le “compagnie di giro” e le tournée annuali di una produzione, per cui abbiamo lo stesso spettacolo in diverse piazze) e nelle proposte di grande valore e spesso di unicità nel panorama italiano per quanto riguarda la Danza e talvolta la Lirica. È evidente che il Teatro Ragazzi, per il suo intrinseco valore pedagogico e formativo, si rivolga ai bambini che abitano il nostro territorio. Al pubblico “documentabile” attraverso i dati forniti dalla S.I.A.E., dobbiamo poi aggiungere quello non direttamente documentabile (che assiste alle attività non prodotte dalla Fondazione e che si svolgono all’interno del Teatro) e che valutiamo in cifre paragonabili lievemente per difetto alle prime, cioè stimabili fra le 40.000 e le 50.000 unità. Questi numeri derivano semplicemente dal computo delle giornate di occupazione delle nostre Sale al di fuori dei giorni di attività e dall’affluenza del pubblico che vi partecipa (valutabile per esperienza in mancanza di dati certi).

Nel corso della Stagione teatrale 2008-2009 l’occupazione delle sale è stata così distribuita per giornate: Sala teatrale, 220; Sale Ridotto, 197; Sale Prova (tre spazi): 386; Sale esterne (Sala Boldini per il Teatro Ragazzi), 65. Le sale prova sono spesso occupate da laboratori propri alla Fondazione così come per attività laboratoriali legate al Teatro Sociale (in collaborazione con CSV, DSM-ASL…) o ad altro.

I dati, ancora non definitivi, relativi alla Stagione teatrale che si sta per concludere confermano per eccesso quelli del 2008-2009. Questo anche grazie all’apertura al pubblico del teatro per visite accompagnate. Anche questo servizio ha, evidentemente, costi di gestione e di personale che incidono sul bilancio della Fondazione.

Altra analisi meritano, invece, i cosiddetti “costi artistici”, problema sollevato dal Consigliere Tavolazzi. E qui mi si permettano due considerazioni diverse. La prima riguarda il fatto che i costi legati all’acquisto di spettacoli da proporre al pubblico sono stati ridotti nel corso dell’ultima Stagione senza per questo ridurre la qualità della proposta. E mi riferisco in particolare modo alla Lirica. Questo è dovuto all’attenzione che tutte le realtà co-produttive, noi come i nostri partners, hanno posto nel corso dell’ultimo anno. In secondo luogo la Stagione di Lirica riceve il contributo del Fondo Unico per lo Spettacolo che, associato al partner della Fondazione legato a questo specifico ramo delle nostre attività (ENI), permette alla Fondazione di sopportare costi altrimenti proibitivi per un Teatro di Tradizione (legge 800/1967) che ha però per mission istituzionale il dovere di occuparsi di teatro musicale ed in particolare di Lirica. E mi si permetta qui di ricordare che il teatro musicale, l’Opera, è parte del nostro patrimonio culturale nazionale e che va non solo difeso, ma incrementato. Fa parte dei nostri obiettivi (oltre che dei nostri doveri) incentivare, educare, fornire elementi di comprensione affinché il teatro musicale sia compreso e amato. In questo senso, oltre ad un’intensa attività nei confronti delle giovani generazioni, la Fondazione propone una tariffazione estremamente composita che tende ad agevolare l’assistenza del pubblico più variegato.

Altre considerazioni merita la Danza, altro argomento sollevato dal Consigliere Tavolazzi nel suo intervento del 15 giugno. Anche in questo caso vale la prima delle analisi fatte per la Lirica relativa alla decrescita dei costi. Ma nel caso specifico sollevato, l’Opera Nazionale di Bordeaux, va ricordato che questa comporta di per sé un corpo di ballo di sessanta persone (quindi con costi estremamente elevati) e che va inserita all’interno di un più ampio disegno artistico che è un’intera Stagione di Danza. Se è vero che gli incassi globali della Stagione di Danza non compensano la spesa bisogna considerare il fatto che il Festival di Danza Contemporanea, che corrisponde alla prima parte della Stagione di Danza ed è distribuito nella sua fase autunnale, riceve al pari della Lirica, anche se in misura più limitata, il contributo del F.U.S., cioè fondi ministeriali. Va altresì ricordato che solo due realtà italiane fruiscono di questo tipo di fondo: il Festival di Danza Contemporanea di Ferrara e quello (estivo e limitato nel tempo) di Rovereto (TN). Il riconoscimento ministeriale e la particolarità dell’evento contribuiscono a definire il brand della Fondazione Teatro Comunale, faticosamente acquisito negli anni.

Avvicinare sempre di più il pubblico alle attività della Fondazione Teatro Comunale è uno dei nostri obiettivi primari. Come? Attraverso prezzi il più accessibili possibile (onestamente, Consigliere, un biglietto di loggione per uno spettacolo di prosa costa fra i sette e i nove euro e dodici per la Lirica!) e formule di scontistica diversificate, per mezzo di formazione del pubblico (gli incontri con critici e artisti che precedono gli spettacoli sono gratuiti e aperti a tutti), entrando con le nostre attività nelle scuole e collaborando con tutte le forme istituzionali e associative, diversificando sempre di più l’offerta culturale, facendo in modo che uno spettacolo sia l’elemento ultimo di una serie di attività che vi sono connesse. Sono pienamente d’accordo con il consigliere Tavolazzi sul fatto che il teatro debba ottenere un riconoscimento “di cassetta” dalle  attività proposte. Bisogna evidentemente considerare la programmazione delle attività anche in funzione dei benefici economici possibili. D’altra parte appartengo ad una generazione che ha assimilato molto chiaramente questa lezione. Ma vorrei qui ricordare la funzione di un servizio che è e vuole rimanere pubblico e che ha come obiettivo primario la crescita culturale della cittadinanza. Non credo che il “servizio pubblico” debba spostarsi su terreni che non gli sono consoni. Un errore compiuto diversi anni orsono, e ora non più risanabile, dalla televisione di Stato, è stato quello di seguire dinamiche provenienti da altri soggetti che avevano altre priorità e ritenuti come competitors, perdendo così identità e, soprattutto, autorevolezza. Bisogna cogliere sempre il meglio dell’una e dell’altra parte, ma bisogna tener sempre ben chiaro chi si è e verso dove si sta andando.

Rimango assolutamente convinto che se è irragionevole pensare di riprodurre un singolo atto creativo, è possibile sviluppare un ambiente sociale ed educativo favorevole alla generazione di atti creativi. A questo serve un Teatro inteso come servizio pubblico in cui si coniughi il divertimento con la riflessione e con l’emozione.

Mi si perdoni questo lungo intervento teso, ripeto, esclusivamente a fornire chiarezza rispetto alle attività della Fondazione Teatro Comunale, alle sue offerte e alle possibilità che offre alla cittadinanza. E vorrei esprimere qui un desiderio appassionato e mi auguro che non venga letto come una provocazione, ne è quanto di più lontano. Un sogno, piuttosto. Sarei davvero lieto se una Commissione Consigliare o addirittura un Consiglio Comunale potessero svolgersi nelle Sale del Teatro Comunale. Per me sarebbe un vero onore, oltre che un piacere, nell’occasione condurre i Consiglieri nei luoghi del Teatro.


[1] “La Fondazione Teatro Comunale di Ferrara intende mantenere e implementare gli standard di eccellenza del Teatro in tutte le sue declinazioni avvicinando la cittadinanza alla cultura teatrale. Si considera che solo alti standard di qualità e di eccellenza, accompagnati alla loro diffusione capillare, possano favorire e incrementare la crescita culturale della cittadinanza intesa sia come formazione al gusto e all’esperienza estetica, sia come formazione alla creatività. La Fondazione Teatro Comunale di Ferrara intende inoltre stabilizzare un brand di alto valore collegato al posizionamento nazionale e internazionale della città di Ferrara come città di Arte e di Cultura”.

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Scaricate il reddito Tavolazzi prima di accettare l'incarico del comune.

Leggi la relazione che l'allora City Manager Valentino Tavolazzi ha scritto al Sindaco, nel 2002.
Scaricala.
Relazione del 2002 sulla piazza "sbrisulona": leggila.


  • Valentino Tavolazzi: Ing. Savini, come le ho scritto sei anni fa, saremmo ben lieti di pubblicare un intero suo articolo nel nostro sito, con la sua completa versione dei
  • Valentino Tavolazzi: Ing. Savini, come le ho scritto sei anni fa, saremmo ben lieti di pubblicare un intero suo articolo nel nostro sito, con la sua completa versione dei
  • vittorio savini: ,,,aggiungo inoltre che vi è stata un' ORDINANZA del tribunale di Ferrara (artt. 676 C.P.P.) n. 250/2016 del 2 novembre 2016 a firma del giudice Pier

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