



di Valentino Tavolazzi
Temo che l’assessore Luigi Marattin abbia studiato male sia la storia che l’economia. Le sue repliche segnalano un deficit di conoscenza disarmante. Il fatto preoccupa non poco poiché, stante il suo doppio incarico, non è dato sapere se egli possa arrecare più danni al Comune (e quindi a tutti noi) come assessore, oppure alla formazione dei suoi studenti, come docente. Non dispongo dello suo staff tecnico (un vantaggio, visti i suggerimenti fornitigli), ma provo ugualmente a riordinare le idee che il giovane assessore si è impegnato a confondere.
In merito al derivato tutti ormai hanno capito che si tratta di una pessima operazione di finanza creativa, sotto il profilo tecnico e politico, che il Tesoro ha vietato agli enti locali anche in Italia. Altro che informazioni false o sciocchezze attribuitemi dal giovane assessore! Il derivato, firmato dal dirigente del settore finanze, sta producendo perdite a go go e brucia i soldi dei cittadini. Non a caso Marattin stesso dichiara di volerlo chiudere: evidentemente costituisce anche per lui un grave rischio per le finanze del Comune. Ciò detto l’ultima esternazione dell’assessore (“l’unica verità inconfutabile è che al 31/12/2010 il derivato ha fornito ai cittadini ferraresi vantaggi complessivi per quasi 135.000 euro”), suona tanto ipocrita quanto puerile! Marattin si rifiuta di informare i suoi datori di lavoro (i cittadini ferraresi) della perdita del derivato al 30.6.11 (pari a circa 400 mila euro), alla quale va sommata la perdita del secondo semestre 2011 (altri 400 mila euro circa), per un totale di 800 mila euro al 31.12.11.
La prova che tale perdita fosse calcolabile già nel marzo scorso, sta nel fatto che lo stesso Marattin ha previsto in bilancio preventivo 2011 un’uscita da derivato di quasi 1 milione di euro. Ciò nonostante ancora oggi dichiara: “Al momento, posso solo affermare con certezza che il derivato non ha prodotto danni economici per il Comune di Ferrara nel corso del 2011”. Marattin mente sapendo di mentire, poiché sa che il contratto Dexia prevede pagamenti al 30.6 ed al 31.12 di ogni anno. Dunque, in assenza di modifiche contrattuali non note, siamo autorizzati a ritenere che il Comune abbia sborsato nei giorni scorsi oltre mezzo milione di euro solo per il primo semestre 2011. Dica Marattin, per fugare ogni dubbio, se ciò corrisponda o no al vero, dando prova di trasparenza in nome della nuova politica che vorrebbe rappresentare!
Infine i due milioni di euro pagati e da pagare alla banca nel biennio 2010-11, sono scandalosamente sprecati, in quanto sottratti, almeno in parte, alla chiusura dell’operazione: l’ultimo Mark to Market (costo di chiusura) a me noto, vale 2,5 milioni. Ne abbiamo già buttati 2 senza chiudere il derivato! Conclusione: l’assessore non ha confutato alcunché, né fornito dati alternativi, trincerandosi dietro a verbali di consiglio, che dimostrano il contrario di quanto vorrebbe (sono disponibili al link www.progettoperferrara.org).
Riguardo al debito ed alla convenienza di vendere le azioni Hera, le risposte di Marattin sono disarmanti e fonte di preoccupazione. L’assessore al bilancio del Comune di Ferrara sostiene che la quota capitale della rata mutui del Comune, pagata per intero dai cittadini ogni anno, sia da non considerare in un confronto tra due scenari alternativi (debito+azioni Hera attuali/riduzioni del debito con vendita di azioni). Si tratta di un’ulteriore indizio a favore dell’ipotesi che l’assessore difetti di nozioni di ragioneria ed economia, nonché su conto economico e stato patrimoniale. Potrebbe esserci anche un deficit di senso pratico. Marattin infatti si esibisce in surreali elucubrazioni fuori tema, su case in affitto al cugino ed improbabili mutui per spese sanitarie impreviste. Prima però sbaglia l’anno di riferimento di interessi e debito, prendendo i dati 2010 invece di quelli 2011.
Il bilancio preventivo 2011, approvato dal consiglio comunale, riporta un costo del debito pari a 17,5 milioni di euro all’anno, al netto del derivato. Il debito al 1.1.11, al netto del prestito BEI in ammortamento dal 2012, è pari a 149,6 milioni. Il rapporto supera l’11% da me sempre dichiarato. Marattin non vorrebbe considerare la quota capitale della rata (pari a circa 13 milioni) ancorché sia un’uscita che tutti gli anni sosteniamo con le entrate correnti. E’ un errore madornale che nessun padre di famiglia farebbe.
L’ho dimostrato con l’esempio del mutuo per la casa, che la famiglia estingue con il ricavato della vendita delle azioni Hera, per non fallire (http://www.cronacacomune.it/index.phtml?id=13380. Non è solo un problema di contabilità finanziaria/economica, come erroneamente pensa Marattin, ma di sostenibilità finanziaria, di riduzione delle uscite, di taglio degli sprechi e di buon senso, di cui egli sembra difettare!
In altri termini, se la vendita di azioni Hera per ridurre il debito (e pagare il derivato) abbatte le uscite del Comune per interessi e quota capitale (pari al 11%), più di quanto abbatta le entrate da dividendi Hera (5,3%), lasciando al tempo stesso inalterata la situazione patrimoniale del Comune (infatti a fronte di minori azioni ci saranno minori debiti per pari importo), allora chiunque capisce che conviene farlo.
Se i soldi fossero di Marattin, lo farebbe anche lui!
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Progetto per Ferrara
Movimento 5 stelle.
Lettera di Marattin pubblicata su CronacaComune
La tecnica comunicativa, il consigliere Tavolazzi, il derivato Dexia e le azioni Hera
di Luigi Marattin *
In qualche manuale di archeologia politica devo aver letto di questa tecnica comunicativa usata da vecchi arnesi della politica: si spara una sciocchezza (arricchita da quanti più dati tecnici possibile, per confondere le acque), si viene smentiti punto su punto, poi si fa passare un po’ di tempo, per far sì che il combinato disposto del tecnicismo della materia e del tempo trascorso facciano dimenticare alle persone l’enormità della sciocchezza affermata. A quel punto, la si ripropone tale e quale, come se non si fosse mai stati smentiti. Come interessante effetto collaterale, si ha quello di avere una notevole pubblicità gratuita su sé stessi, qualora il malcapitato Assessore fosse così ingenuo da cascare nel tranello. Quella stessa pubblicità di cui si ha bisogno come l’aria, date le modeste percentuali elettorali ottenute nel Comune capoluogo nelle ultime tornate. Purtroppo per i vecchi arnesi della politica, io non cado nel tranello. Le risposte agli errori tecnici compiuti dal consigliere Tavolazzi in merito a derivato, debito e azioni Hera sono già state fornite nella sede istituzionale appropriata: la discussione in Consiglio Comunale sull’approvazione del bilancio preventivo 2011 del Comune di Ferrara. Lui – seguendo la tecnica sopra esposta – si limita periodicamente a ripetere le stesse cose, ma lo lascio volentieri da solo in questa logorroica sequenza di errori. Fa eccezione un aspetto, relativo ad una conversazione privata (ai margini delle sedute consiliari), durante la quale ebbi modo di spiegare a Tavolazzi il suo errore. Ragion per cui mi vedo costretto a spiegare pubblicamente l’errore del Consigliere. Mi riferisco al confronto che egli fa tra rendimento delle azioni Hera e costo dell’indebitamento; confronto che egli usa per dimostrare (a suo modo di vedere) la convenienza nel disfarsi di tali azioni. L’unico dato giusto che Tavolazzi cita è il rendimento delle azioni Hera. 5,36%, che otteniamo facendo il rapporto tra i dividendi (0.09 euro per azione) e il valore di costo del titolo a bilancio del Comune (1.68). Le azioni Hera ci fruttano quindi il 5.36%. L’errore di Tavolazzi sta nell’altro conteggio. Nel 2010, la spesa per interessi del Comune di Ferrara (compreso il “differenziale negativo” del derivato) è stata pari a 5.054.395 euro. Il residuo debito (senza i prestiti che sarebbero successivamente entrati in ammortamento) era 139.439.750,49. Il rapporto fa 3.62%. Quindi, non stiamo confrontando (come dice Tavolazzi) un esborso di 11.000 euro contro un incasso di 5.360 euro (che ci spingerebbe a vendere le azioni), bensì un esborso di 3.620 euro contro un incasso di 5.360 euro (che ci porta alla conclusione opposta). Tavolazzi fa un errore da studente del primo anno: sui debiti conta anche la quota capitale (in modo da gonfiare artificialmente il costo), mentre sulle azioni conta solo il dividendo (e non il capitale), in modo da abbassarne artificialmente il beneficio. Fa quindi un confronto non omogeneo, al fine di sostenere la sua tesi. Vi anticipo già l’obiezione di Tavolazzi, così ci mettiamo avanti con lavoro: “adottando la contabilità finanziaria (e non quella economica, come nelle aziende), l’uscita di cassa del Comune è pari alla quota capitale + quota interessi, quindi faccio bene a considerare quest’aggregato nel calcolo del costo del debito”. Si tratta – come abbondantemente spiegatogli privatamente – di un’obiezione senza fondamento. Indipendentemente dal sistema di rilevazione contabile (che sia finanziario come negli enti pubblici, o economico come nelle società), quello che conta è l’equilibrio economico e patrimoniale dell’ente, e l’omogeneità del confronto tra due grandezze. Proviamo con un esempio facile. Io ho un capitale (una casa che affitto a mio cugino, che ho pagato 250.000 mila euro), dalla quale ricavo 25.000 euro di affitto l’anno. Poi ho acceso un mutuo di 100.000 per spese sanitarie impreviste, sui quali pago ogni anno una quota interessi di 5.000 euro, più IL RIMBORSO DI PARTE DEL CAPITALE (CIOE’ DEI 100.000 EURO), nella misura di 10.000 l’anno. Cosa fa Tavolazzi? Quando considera il beneficio (l’appartamento di 250.000 che affitto a mio cugino), fa semplicemente 25.000/250.000, che dà 10%. Cioè, correttamente, il rendimento (l’affitto) diviso il capitale (la casa). Quando invece considera il costo (le spese sanitarie), cambia metodo……non divide (come dovrebbe fare) il rendimento per il capitale, cioè 5.000/100.000, che darebbe 5% (una cifra troppo bassa per lui….). Ma pensa bene di dividere il rendimento + PARTE DEL CAPITALE (cioè 5.000+10.000) per il capitale (100.000). Solo così ottiene quel 15% che – con questo procedimento sbagliato – gli dà ragione. Come chiunque può capire, tale sistema (cioè dividere in tutti e due i casi il rendimento per il capitale) è indipendente dalla modalità con cui tali cifre vengono rendicontate a bilancio (cioè se si adotta la contabilità finanziaria o economica). Il sistema contabile è “solo” una lente attraverso cui si legge l’equilibrio reddituale e patrimoniale di un’unità economica, non cambia la sostanza del problema. Spero di essere stato chiaro.
In merito al derivato, vale l’unica verità inconfutabile. Al 31/12/2010 il derivato ha fornito ai cittadini ferraresi vantaggi complessivi per quasi 135.000 euro. Come già ripetuto in varie occasioni, siamo da oltre quattro mesi al lavoro sulla situazione relativa al 2011 e agli anni seguenti; al momento non ci sono state perdite ulteriori per il Comune di Ferrara. La delicatezza della questione impone riservatezza fino a quando l’operazione che abbiamo in mente non sarà perfezionata. Nel frattempo, Tavolazzi si diverta pure quanto vuole. Con tutto il rispetto per il Consigliere, noi abbiamo onestamente altro da fare.
* – assessore comunale al Bilancio