




In merito alla squallida operazione del Pd sui rimborsi, citata da Marattin, l’archiviazione da parte del magistrato, seguita all’esposto dell’avvocato Tagliani, ha sancito per sempre l’infondatezza dei rilievi e la legittimità del mio operato, rispedendo ai mittenti il fango scagliato nel tentativo di eliminare un oppositore per via giudiziaria, impossibilitati a farlo per via politica. La patetica vicenda dei piddinatori Merli e Portaluppi –quest’ultimo in assemblee pubbliche, vestendo la doppia giacca di consigliere del Pd e di dirigente medico operante in ospedale, ha tentato di convincere i ferraresi della bontà del progetto di Cona– ha messo in luce, se ce n’era bisogno, il nanismo politico e la pochezza umana di una classe dirigente non in grado di governare la città. Il vile attacco personale del Pd ad un avversario politico, organizzato in consiglio comunale prima di bocciare la precedente proposta Ppf di rinunciare ai gettoni (oggi Ppf è l’unico gruppo che non percepisce gettoni e rimborsi), unitamente alla querela di Marattin, è la conferma della inconsistenza politica e dell’assenza di progettualità di un partito, che negli ultimi quindici anni ha gettato la nostra città nel baratro economico.
Infine, grazie a Marattin, devo tornare su quanto da me sostenuto nel 2002, in merito allo strumento derivato. Nella relazione inviata al sindaco (10.02, il mese successivo fui licenziato!), disponibile da anni in rete ( http://www.progettoperferrara.org/le-menzogne-sulla-piazza-sbrisulona-0423.html ) , esaminavo la grave situazione dell’Ente ed avanzavo proposte. Quell’analisi, a distanza di dieci anni, è ancora valida, così come lo era l’invito a prendere in considerazione lo strumento derivato, per difendersi dall’incremento dei tassi, con riferimento ai mutui a tasso variabile. Tant’è che nel 2003 quindici città e sette province emiliane, insieme ad Anci ed Upi, diedero vita al Cesfel (Centro Servizi Finanza Enti Locali Emilia Romagna) proprio per gestire le “tematiche complesse di finanza innovativa”. Non risultano in altre città emiliane disastri, chiusure anticipate, né voragini comparabili a quelle di Ferrara. Il punto infatti non è lo strumento. I prodotti derivati sono molteplici (contratti a termine, futures, opzioni e swaps), così come esistono varie forme di contratto con le banche. Se Ferrara oggi è stata costretta a chiudere anticipatamente il derivato, è perché quel contratto era pessimo, soprattutto dopo la revisione del 2005, mai contestata da Marattin, allora consigliere comunale. Egli, da assessore, ha più volte paragonato il derivato del Comune ad una assicurazione auto, facendo ridere il popolo del web. Ha poi confermato la comica tesi di Polastri, sostenendo che il derivato non era da chiudere poiché produceva utili. Alla fine, sotto pressing di Ppf, lo ha definito strumento non idoneo per i Comuni, da chiudere subito. Siamo seri! La verità è che una amministrazione non in grado di controllare i contatori dell’acqua (ricordate i 200 mila euro di perdita di qualche anno fa?) ed al tempo stesso tanto spudorata da svendere i beni comuni (reti gas), chiudere l’ospedale in città, chiedere sacrifici ai ferraresi con l’aumento delle tasse, può solo sbagliare i conti e fare pessimi derivati, come quello che ora è costretta a chiudere per dissanguamento. Un dato è certo. Fino al 2008 il derivato che Marattin attribuisce al sottoscritto era in utile per più di un milione di euro. La sciagurata modifica del 2005 e la caduta dei tassi, hanno generato la voragine. Dal 2009 Ppf ha chiesto mille volte al Pd e a Tagliani di chiuderlo. Questi, invece di ammettere l’errore, lo hanno tenuto attivo fino a ieri sperperando milioni di euro pagati da tutti noi. Confidiamo nel fatto che la Corte dei Conti faccia luce sull’operazione e, se ci sono responsabilità politiche o tecniche, renda giustizia ai cittadini facendo pagare a chi ha sbagliato.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Ppf
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