



Nell’intervista rilasciata dall’A.D. di Hera, sono state fatte alcune affermazioni sulle quali vorremmo intervenire.
Chiarini ha affermato che è stato installato un analizzatore in continuo ‘Monet’ in grado di controllare in tempo reale un vasto spettro di sostenze, dai solventi agli idrocarburi, oltre ai tradizionali inquinanti presenti nei campionamenti idrici.
L’analitizzatore on line in continuo in funzione già da qualche tempo – il Monet di cui parla Chiarini – effettua attualmente la rilevazione di soli 5 inquinanti nonostante sia stato fin dall’inizio in grado di rilevare fino a 60 tipologie di inquinanti diversi. Pertanto, fin da quando è stato installato questo sofisticato strumento, la Sot di Ferrara avrebbe potuto disporre la ricerca di un maggior numero di inquinanti e incrementare la frequenza delle analisi ma, probabilmente, si sarebbe determinato lo sforamento del budget economico che le viene assegnato da Hera per le analisi.
Tuttavia, bisognerebbe riflettere sulla opportunità di utilizzare uno strumento tecnologico sofisticato quale il ‘Monet’ per le analisi di tutti gli inquinanti. Infatti, se è vero che per una certa tipologia di inquinanti questa risulta essere la tecnologia più avanzata, è altrettanto vero la stessa cosa non può dirsi per le analisi on line di molti microinquinanti organici presenti a basse concentrazioni (prodotti utilizzati in agricoltura, pesticidi, …) la cui determinazione è di fondamentale importanza per la qualità della nostra acqua. Non a caso importanti enti nazionali quali l’Istituto Superiore di Sanità e l’Arpa non utilizzano tale strumento per questa tipologia di analisi. Inoltre, essendo uno strumento basato sulla filtrazione preventiva, è sufficiente una torbidità elevata delle acque prelevate dal Po a creare problemi di funzionamento!
Basterebbero queste ragioni per chiedere alle Istituzioni locali e alle forze politiche che ci rappresentano nelle Istituzioni di fermarsi a riflettere e approfondire una tematica che riguarda il benessere dei cittadini e a domandarsi come fare a convincere quel 15% di ferraresi che nel 2008, rispondendo ad un’indagine promossa dall’Ato, ha dichiarato di non bere l’acqua di rubinetto perché non si fida delle analisi.
L’A.D. di Hera si è poi soffermato sulla certificazione di qualità del Laboratorio e sulla reperibilità del personale
In proposito bisogna ricordare che quando Hera subentrò ad Acosea, era già stata avviata la procedura di certificazione del Laboratorio, fermatasi incomprensibilmente. Eppure, per stessa ammissione di Chiarini, gli impianti di Ponte sono tuttora all’avanguardia. Noi aggiungiamo che il laboratorio è parte integrante di questo sistema che ha prodotto acqua di qualità anche grazie alla competenza e professionalità del personale che, sebbene non effettuasse la reperibilità sulle 24 ore perché non gli è mai stata richiesta, ha prestato la propria attività tutti i sabati, domeniche e festivi, abituato fin dai tempi di Acosea a “essere partecipe” dei processi lavorativi.
Tornando alla qualità, è giusto a questo punto esplicitare, soprattutto per i cittadini che bevono l’acqua di rubinetto, che la qualità di questo bene viene garantita soprattutto da una forte integrazione fra gestore (Hera) e impianto (analisti e tecnici di laboratorio); tale integrazione permette di standardizzare al meglio l’impianto in modo da immettere meno reagenti chimici possibile per la lavorazione dell’acqua.
Sulla problema della tempestività crediamo che nell’intervista rilasciata sia stata fatta un po’ di confusione.
L’acqua da potabilizzare viene prelevata per circa il 70% dal Po e poi immessa nei bacini di lagunaggio per l’autodepurazione (2-3 giorni). Dopo questa fase, all’acqua autodepurata, prima che venga ulteriormente ‘lavorata’ all’interno dell’impianto di depurazione, viene aggiunta acqua di pozzo (per abbassarne la temperatura) e una percentuale di acqua del Po (che non è passata nei bacini di lagunaggio). Le percentuali vengono decise di volta in volta in base alle caratteristiche delle acque prelevate.
Pertanto quella che noi definiamo ‘tempestività degli interventi’ è riferita alla possibilità di intervenire con immediatezza durante le fasi successive al lagunaggio e cioè nell’impianto durante la successiva lavorazione dell’acqua e sul sistema di filtraggio.
Se non si riesce a far passare la conoscenza – cosa complicata – del processo di lavorazione (prima decantazione e poi fase di lavorazione del prodotto dentro l’impianto) non si riesce nemmeno a far comprendere quanto sia rilevante mantenere un forte presidio di analisti e tecnici sul nostro territorio per la conduzione della Centrale di Ponte, che garantiscano l’intervento tempestivo nel caso si rilevino anomalie nelle analisi proprio durante le fasi successive al lagunaggio.
Gli stessi potrebbero continuare ad occuparsi di effettuare – magari potenziandoli – i campioni e le analisi sul territorio: alle fontanelle, nei serbatoi, agli impianti di sollevamento e a quelli di depurazione (solo Hera ne possiede 74), garantendo in tal modo la qualità di un sistema complesso e articolato sul territorio.
Comitato Acqua pubblica Ferrara