



di Valentino Tavolazzi
La strategia comunicativa del sindaco Tagliani e del Pd, riguardo alla speculazione edilizia nell’area del Sant’Anna, mantiene un profilo basso. Ufficialmente niente è stato deciso, al contrario il Palazzo enfatizza la nascita di un comitato di partecipazione urbanistica, che sarà, magari inconsapevolmente, usato per dare una parvenza democratica a scelte già compiute all’insaputa dei cittadini. Nessun comunicato ufficiale del Comune o dell’Azienda ospedaliera ha commentato la notizia che una clinica privata, forse del gruppo Mantovani, dovrebbe subentrare all’ospedale pubblico chiuso, proprio dentro alle cliniche universitarie. Eppure le trattative saranno in corso da tempo, così come le verifiche di fattibilità ed economiche da parte degli imprenditori della sanità, delle costruzioni e dei vertici delle aziende sanitarie, dell’università e delle istituzioni.
Ma si preferisce tacere e far filtrare la notizia nei canali giornalistici, affinché la popolazione possa abituarsi poco alla volta all’idea che, al posto del Sant’Anna ci sarà una clinica privata, magari convenzionata, che fornirà ai cittadini tutte le prestazioni oggi erogate dall’ospedale che si vuole chiudere.
Prima il danno, poi la beffa. Evidentemente il Pd sa che perderà migliaia di voti in città se chiuderà il Sant’Anna ed il pronto soccorso. Dunque ritiene di poter metter una pezza al buco, consentendo alla sanità privata di subentrare a quella pubblica, colmando il vuoto creato ad arte con la chiusura del Sant’Anna. Il Palazzo, esattamente come ha fatto con la svendita di Agea ad Hera, anch’essa marcata Tagliani, pensa di servire al privato, su un piatto d’argento, l’area, i fabbricati idonei (le cliniche universitarie) e soprattutto il bacino d’utenza, garantito proprio dallo scippo alla città del proprio ospedale. Così i ferraresi saranno costretti a scegliere se andare a Cona per cure ed accertamenti immediati o fruibili in giornata, con i disagi più volte evidenziati soprattutto di notte, oppure servirsi del “Sant’Anna privato” in Giovecca, magari a pagamento.
Se ciò accadesse, si tratterebbe dell’epilogo vergognoso che in molti temiamo. La prova che la scandalosa vicenda di Cona e la chiusura del Sant’Anna sarebbero state concepite nel chiuso delle stanze del Palazzo, in accordo con l’imprenditoria privata delle costruzioni e della sanità, in danno ai cittadini e nella loro più completa disinformazione. Il tema è all’attenzione della popolazione solo da quando Ppf/M5S ha denunciato l’intenzione di Tagliani di sostituire l’ospedale Sant’Anna con villette, hotel e una clinica privata. Progetto per Ferrara si batterà con specifiche iniziative politiche e tecniche, anche mobilitando la popolazione con un referendum, in assenza di evidenti cambiamenti di rotta, affinché questa serie sciagurata di effetti negativi non ricada sui ferraresi.
Abbiamo già proposto formalmente in consiglio comunale (http://www.progettoperferrara.org/ risoluzione-conasant%e2%80%99anna-0302.html), insieme alle altre forze di opposizione (escluso Prc/Pdci), la nostra soluzione al problema. In città deve rimanere l’ospedale Sant’Anna, ridimensionato (un centinaio di posti letto) e specializzato nella cura d’eccellenza e nella ricerca scientifica (Università) destinate ai pazienti anziani, proprio dentro alle cliniche universitarie. Sarà dotato di reparti di ortopedia, urologia e cardiologia, pilastri per il mantenimento in centro anche di un pronto soccorso efficace. Una variazione sul “tema Cona”, che non mina alla base, bensì rafforza, il ruolo di Hub prospettato per il nuovo ospedale. Non vogliamo in Giovecca le villette e tanto meno la clinica privata. L’area del Sant’Anna e l’ospedale sono un patrimonio pubblico, eticamente inalienabile, un bene comune non cedibile ai privati. Nessuna città emiliana è mai stata privata dell’ospedale pubblico in centro. Non siamo in Lombardia. Se ci sono i soldi per pagare le prestazioni alla clinica privata, ci sono anche per mantenere l’ospedale pubblico proposto da Ppf.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Ppf/M5S