23 Gen, 2010
Operazione ex Camilli: Brutta copia di via Carretti
Inserito da: PpF In: Ambiente e salute




di Valentino Tavolazzi
Pd, maggioranza, sindaco e giunta, con l’operazione ex Camilli danno prova, se ce n’era bisogno, della volontà politica di proseguire strategie nefaste per la gestione del territorio, per la tutela dei beni comuni, per l’ambiente, per la salute dei cittadini. C’è un approccio comune che unifica le “soluzioni” date ai problemi ambientali negli ultimi 25 anni. Il meccanismo perverso è sempre lo stesso: il problema ambientale, a volte abbinato alla crisi di un sito industriale (come nel caso del Petrolchimico), viene risolto “nobilitandolo” in opportunità per nuovi progetti (case, impianti, prati), spesso eludendo l’obbligo del risanamento ambientale, ma non il danno ai cittadini.
Lo schema è elementare: dove c’è sporco non si pulisce, né si fa pulire! Si trasforma, si costruisce, si permuta, con grande gioia di costruttori ed industriali, ma altrettanta pena per ignari acquirenti di villette con vista su discarica.
Si tratta di un approccio politicamente irresponsabile che viene da lontano. Le prime tracce risalgono all’era Soffritti (espansione quadrante est, a ridosso di discariche di rifiuti urbani ed industriali mai bonificate; Parco Urbano realizzato tra l’ex inceneritore di via Conchetta e la discarica di via Canapa). Prosegue poi Sateriale con la Turbogas, spacciata come soluzione per le bonifiche mai iniziate nel petrolchimico e per ridurre l’inquinamento della Cte2, centrale venti volte più piccola della turbogas; oppure con l’espansione di via del Lavoro, sito contaminato; o ancora con la triplicazione dell’inceneritore di Cassana, in un’area caratterizzata da forte pressione ambientale, per ridurre le emissioni di Conchetta, già spento prima di triplicare. Infine arriva Tagliani, che vorrebbe acquisire dalla ditta Sardo l’area contaminata ex Camilli, già deposito di idrocarburi, per trasformarla in prato di collegamento tra mura e Volano, allo scopo di nobilitare l’improbabile museo della Shoah (ex carcere di Piangipane in abbandono).
L’operazione ha un precedente inquietante. Nel 2005 la società Parco (galassia Lega delle cooperative), proprietaria di una area in via Carretti e titolare di un piano particolareggiato approvato per la costruzione di nuovi alloggi, a seguito della “scoperta” di una gigantesca discarica di rifiuti urbani e non, di fronte alle villette, chiese ed ottenne dal Comune il trasferimento dei volumi in un’area in via Canapa, e nel 2008 la cessione a costo zero allo stesso Comune della suddetta area-discarica. L’azienda si sottrasse così alla bonifica, il cui onere passò di fatto al Comune, e potè costruire e vendere gli appartamenti altrove. Il danno è rimasto ai cittadini che dovranno pagare la bonifica.
L’idea di acquisire l’area ex Camilli è più perversa. Il Comune infatti pagherebbe il sito inquinato (permutando un’area di sua proprietà in San Giorgio) 1,2 milioni di euro, dopo averlo svalutato degli incerti costi di bonifica (900 mila). Il privato (ditta Sardo), titolare dell’area, di un piano particolareggiato residenziale e di un progetto di bonifica approvati, aveva sospeso l’operazione immobiliare nel 2006, in quanto economicamente insostenibile. Tuttavia il Comune, avendo accertato per tempo l’inquinamento del sito, aveva prescritto all’azienda la bonifica come precondizione per costruire, escludendo così ogni ipotesi di responsabilità verso il privato. Perché allora l’amministrazione vuole pagare 1,2 milioni di euro, per un sito pesantemente inquinato (il benzene, cancerogeno, è presente in falda con concentrazioni fino a due mila volte superiori ai limiti di legge)? Perché è urgente trasformarlo in un prato? Perché il sindaco non attende le decisioni del privato riguardo all’operazione immobiliare? Perché il Comune si sostituisce a lui nella bonifica? C’è forse fretta di rimediare eventuali errori commessi nelle autorizzazioni? Quali vantaggi otterranno i cittadini da questa operazione?
Valentino Tavolazzi Consigliere comunale Ppf
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