



di Paolo Giardini
Attualmente l’ora segnata sulla Torre dell’Orologio è indietro di circa due minuti. Mentre l’orologio del castello è avanti di quasi tre minuti.Invece l’orologio di un server del Comune è regolarmente avanti di mezza giornata, come dimostrano le “newsletter” e “informanumeri” comunali che si ricevono, sempre indicanti un’ora che a Ferrara arriverà dopo sette ore. Può darsi che per questioni nostalgiche quel server comunale si trovi “dove sorge il sol dell’avvenir” ad est degli Urali e giustamente segni l’ora locale. Non si sa quanto sgarrino gli orologi marcatempo dei dipendenti comunali. Ma non è un problema, chi timbra la cartolina si adegua a ciò che vede. Comunque, l’imprecisione degli orologi non toglie il sonno agli amministratori comunali, anche qui in simpatica armonia con Hera. C’è però un altro orologio da considerare, quello interno a Musa.
È cosa tenebrosa, non osservabile pubblicamente. I suoi utenti, i predestinati alle multe previste in bilancio, non sanno se è sicuro come un orologio atomico, se deriva dal clock di un calcolatore che ogni tanto dà i numeri, o se addirittura sia possibile manipolarlo da buontemponi che lo spostino avanti-indietro di 5 minuti (a pensar male si fa peccato, ma è certo che di taroccature di rilevatori T-red in Italia ne hanno trovate a iosa). Fatto sta che quando Musa rileva un veicolo autorizzato transitante in ZTL un minuto secondo oltre il prefissato, l’autore dell’infrazione ignora due cose: a – d’esser autore di un’infrazione; b – se il tempo del proprio orologio collima con quello del Musa che non fa differenza fra 1 secondo e 10 ore in certi casi.
Ecco perché nella città che ha ispirato le Muse Inquietanti, l’andare in rotta di collisione con un’avversità chiamata proprio Musa può pregiudicare la salute di fegati e di portafogli.
Se bisogna ammettere che Musa è un buon deterrente per gli sfaccendati autodipendenti, è tutt’altra questione per chi transita in ZTL per lavoro. Purtroppo il lavoro, sempre più raro, è una strana attività, piena di imprevisti a cui bisogna ovviare al momento. Lavorando, ci vuol poco a dover sforare di qualche minuto una soglia prefissata. Perciò qualche volta accade.
Ovvio che gli esercenti protestino chiedendo flessibilità. No! Niet! Risponde con materna sollecitudine la comandante dei vigili urbani Trentini. Spiega: “I margini di tolleranza oraria non sono contemplati per evitare arbitrarietà”. Bravissima. Così evita d’addentrarsi nelle insidie delle flessibilità: ci sono quelle elastiche, quelle sforatrici, quelle cumulative (per l’inquinamento ambientale è la sommatoria che conta), o come rendere visibile l’orologio Musa tramite app, per attuare le quali bisognerebbe adeguare Musa e lavorarci sopra a lungo. Però non sta scritto da nessuna parte che si debba assoggettare ad un lavoraccio simile. Sarebbe un grave arbitrio.
Allora? Allora la titolare di lavanderia che ha sollevato una questione sconfinante nell’arbitrarietà, per non lasciarsi più tentare da indecenti proposte dovrebbe fare come i suoi colleghi trasferitisi in un centro commerciale, abbassando un’altra saracinesca in centro storico.
Tutta la mia solidarietà a quella signora, e a chi come lei merita di guadagnarsi da vivere in una città gestita da gente che sappia per scienza propria cos’è il lavoro. Gente migliore, insomma.
Paolo Giardini